Le lacrime, il sangue e lo sterco di Satana

Bruno Gambardella

 Qui a Sparta e Atene non commentiamo la stangata, ops, la manovra economica preparata dal governo dei professori: l’hanno già fatto altri, ben più autorevoli e competenti di noi. Da qualche giorno però ci chiediamo se è stata solo la fretta a far dimenticare al presidente-ministro dell’economia Monti un “piccolo dettaglio” che vale qualche milione di euro.

Parliamo dell’ICI sugli immobili ecclesiastici, la tassa che le istituzioni religiose italiane firmatarie di un’intesa con lo Stato non pagano. Andiamo ai conti. Secondo alcune stime, citate anche dal sindaco di Roma Gianni Alemanno (che non è propriamente un giacobino), il mancato introito per la collettività ammonterebbe a circa 700 milioni di euro, non considerando gli adeguamenti delle rendite catastali previste dal decreto lacrime (quello di un ministro sensibile) e sangue (quello dei cittadini dal reddito medio-basso). Non stiamo parlando di parrocchie, mense per i poveri, oratori e santuari, ma di vere e proprie attività commerciali che fruttano alla chiesa cattolica un bel po’ di soldini…

Alcuni esponenti politici (anche del PDL, oltre ai soliti Radicali, a SEL, alla Federazione della Sinistra e a pochi, timidissimi PD), hanno chiesto che a partecipare al salvataggio dell’Italia partecipi anche santa madre chiesa cattolica. I siti e la stampa laica (Micromega, Il Fatto Quotidiano e i giornali di estrema sinistra) hanno promosso una vera e propria campagna d’informazione, quella che nel nostro Paese è sempre mancata. In questo periodo di crisi i cittadini sono molto sensibili non solo ai privilegi dei politici, ma anche a quelli di tutte le caste che rendono ancora più amara la ricetta del prof. Monti.

Il quotidiano economico di destra Italia Oggi si è subito scagliato, offendendo e non argomentando, contro i promotori dell’iniziativa. Con più eleganza (ma con un certo fastidio)  il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, si è affrettato a scrivere che “le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa sono tenute a pagare l'Ici sugli immobili che le ospitano e tutte le altre imposte previste, esattamente come ogni attività commerciale” e che “le esenzioni previste per le attività solidali e culturali svolte senza l'obiettivo di guadagnarci” non riguardano solo la Chiesa Cattolica, ma tutte le confessioni religiose.

Il direttore di Avvenire ha ragione, ma è anche lui un po’ distratto visto che omette di ricordare che la quasi totalità di questi beni è riconducibile alla chiesa romana. In Italia questa ha agito di fatto in regime di esenzione rispetto a realtà che contenevano una presenza di carattere religioso: un convitto con una cappella votiva, ma anche ospedali, alberghi e persino centri vacanza.

Tanto per capirci: se apriamo un bel ristorantino con una cappelletta consacrata vicino alla dispensa niente Ici! Dal 1992, quando fu introdotta, l'Ici era stata esclusa per tutti gli immobili considerati “particolarmente meritevoli”. Nel 2004 la Corte di Cassazione aveva specificato che esenti dalla tassa erano solo le unità che svolgevano “un'attività effettivamente meritoria e legata al culto”, vale a dire scuole, oratori, monasteri, ecc.

Ma agli ecclesiastici furbettini piaceva avere anche alberghi e resort… Così, nel 2010, il governo Berlusconi inserì un articolo ( il 5) nel decreto sul federalismo fiscale municipale con cui a partire dal 2014 venivano cancellate una serie di esenzioni previste rispetto a unità immobiliari “destinate esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”.

Imposta unica municipale (Imu), in poche parole, anche sugli ospedali legati alla Chiesa, sulle scuole cattoliche private, sui circoli cattolici e sul turismo made in Vaticano. La riforma in questione, manco a dirlo, non ha mai trovato applicazione, nonostante secondo i calcoli degli esperti, avrebbe potuto fruttare allo Stato circa 400 milioni di euro.

Niente sacrifici, perciò, per la casta ecclesiastica. Il direttore di Avvenire denuncia che è in atto il tentativo di “tassare anche la solidarietà, facendo passare l'idea che sia un business, un losco affare, una vergogna”.

Rivendichiamo con fierezza il nostro anticlericalismo di stampo ottocentesco, ma con tutta la buona volontà non riusciamo a capire cosa c’entri l’albergo gestito da suore a due passi dal Vaticano, il ristorante nei pressi del frequentatissimo monastero, il negozio di souvenir (sacri, ovviamente) con l’accoglienza, con il sostegno ai deboli, con la fratellanza universale.

Stia tranquillo il direttore Tarquinio. Il prof. Monti, impegnato a salvare l’Italia, non avrà tempo per riparare alla “piccola dimenticanza” sull’ICI. Le lacrime e il sangue saranno prerogativa degli egoisti senza Dio e lo sterco di Satana, se passa per le casse vaticane, resterà moneta benedetta! 



Giovedì 08 Dicembre,2011 Ore: 09:32