Uno sconcertante caso di discriminazione nel paradiso del divertimento

Bruno Gambardella

L’estate si avvia a conclusione e ormai le normali attività sono riprese a pieno ritmo. Chi ancora può è tornato sul posto di lavoro, preoccupato per la crisi economica e per l’aggressività dei nuovi padroni che cercano in modo sempre più  arrogante di scaricare sui più deboli i costi di un modello economico-sociale sempre più ingiusto e inadeguato. Gli altri (i disoccupati, i precari della scuola e della pubblica amministrazione, i cassaintegrati) si preparano ad un nuovo autunno caldo.

A proposito di diritti e dignità calpestati, la bella stagione si chiude con una notizia sconcertante.   Nel parco giochi più grande e più bello d'Italia, Gardaland,  a quanto pare il divertimento non è uguale per tutti. A una bambina pescarese down di otto anni, pur essendo accompagnata dai familiari che si assumevano ogni responsabilità, per una decisione del personale della struttura è stato vietato l’ingresso a una giostra.

Il padre, giudice presso il tribunale di Larino e presidente di un’associazione che riunisce familiari di persone diversamente abili, ha reso noti i fatti scrivendo al quotidiano abruzzese Il Centro e denunciando il tutto alla magistratura. Gli addetti di Gardaland all'ingresso dell'attrazione Monorotaia hanno motivato il divieto con lo stato di disabilità della bambina che però, appena qualche ora prima, era salita sulla stessa giostra.

La famiglia sospetta che la piccola sia  stata discriminata perché la sua patologia invalidante è visibile rispetto ad altre e questo è vergognoso. Una responsabile, poi, ha riferito che la prassi prevede che gli accompagnatori di disabili debbano ricevere all'ingresso una brochure di colore verde che elencherebbe, nel percorso del parco, le strutture accessibili o non accessibili, non essendovi in prossimità delle attrazioni cartelloni di informazioni. Peccato che,  pur essendo previsto un ingresso apposito per le persone con patologie invalidanti, ai pescaresi non sia stata consegnata alcuna brochure. Uscendo dal parco, il padre ha chiesto di poterla consultare e ha scoperto che sulla Monorotaia la bambina sarebbe potuta salire.

“Davanti a molte persone incredule la nostra famiglia ha subito un'ingiustizia assurda”, dice il giudice Aceto.  Non è la prima volta che a Gardaland si verificano casi del genere, tanto che vi sono state anche interrogazioni parlamentari. Il magistrato sulla questione procederà per vie legali affinché non si verifichino più situazioni di questo tipo: “La mia è una battaglia in difesa dei principi fondanti la Repubblica italiana, solidarietà e uguaglianza effettiva, sul cui rispetto dovremmo conformare tutti i nostri comportamenti. Su questa vicenda andrò a fondo”, conclude, “anche in sede civile in modo da indurre a eliminare il pregiudizio, fonte di odiose discriminazioni. E questo a beneficio di tutti, non solo di mia figlia”.

Mentre si attende qualche spiegazione ufficiale da parte della direzione di Gardaland, al commentatore  tocca notare che ancora oggi per qualcuno (e non solo nei parchi di divertimento) i down sono soggetti da mettere agli angoli. Se oggi queste persone hanno la possibilità di fare tante cose è perché è cambiato nel tempo l'approccio culturale, ma evidentemente la strada da percorrere per giungere alla rimozione di tutti gli ostacoli all’integrazione è ancora lunga e piena di ostacoli.

 



Giovedì 02 Settembre,2010 Ore: 09:40