Basta "guerre" sul velo

Bruno Gambardella

Come ampiamente previsto, il caso-burqua arriva anche in Italia. Questa volta non dobbiamo occuparci di un progetto governativo o di una legge già approvata dal Parlamento, ma dell’applicazione di un’ordinanza di un sindaco.

Ma veniamo ai fatti.  A Novara una donna musulmana coperta integralmente dal burqa è entrata in ufficio postale, ma è stata fermata e identificata dai Carabinieri che stavano attuando una serie di controlli in zona.  La signora rischia di pagare cinquecento euro di multa in quanto, all'inizio del 2010, il sindaco della città piemontese, il leghista Massimo Giordano, ha firmato un'ordinanza che prevede una sanzione pecuniaria a chi entra in scuole, ospedali ed edifici pubblici con abiti che non consentono l'identificazione della persona.

E ora, fa sapere il comando della polizia municipale cui i carabinieri hanno segnalato il fatto, si valuterà il da farsi. Ma l'ordinanza del primo cittadino di Novara, neoassessore regionale allo Sviluppo Economico nella Giunta Cota, parla chiaro.

"L'applicazione di questa ordinanza - ha spiegato Giordano - è l'unico modo a nostra disposizione per ovviare a comportamenti che rendono ancora più complesso il già difficile percorso d'integrazione". "Con questa sanzione - ha commentato il sindaco - si passa dal provvedimento assunto all'inizio dell'anno con finalità di dissuasione, all'applicazione concreta dell'ordinanza, sintomo che c'è ancora qualcuno che non vuole capire che la nostra comunità novarese non accetta e non vuole che si vada in giro in burqa". "Indossare un abito che non consente il riconoscimento personale può essere tollerato tra le mura domestiche ma non nei luoghi pubblici".

Solo qualche giorno fa avevamo parlato del Belgio e delle decisioni approvate dal suo Parlamento. Continuiamo ad avere una posizione che crediamo semplice e chiara, lontana dai latrati degli estremisti islamici e dei fondamentalisti razzisti di alcuni nostri connazionali. Il punto à questo e solo questo:  nel nostro Paese non si  va in giro irriconoscibili e quindi il velo integrale nei luoghi pubblici non è ammesso (così come, ad esempio non lo è il casco della moto). Se in Italia provassimo ad essere uniti almeno su questo punto fermo, valido per noi e per gli immigrati, forse si aprirebbe una strada di rigore, ma anche di grande apertura e di dialogo possibile.

   



Marted́ 04 Maggio,2010 Ore: 00:44