La Lega di Pandora

Bruno Gambardella

Qualcuno dice (o scrive) che la Lega Nord predica male e razzola bene. Al di là delle sparate razziste con obiettivo propagandistico, il partito di Bossi nei palazzi romani lavorerebbe con una certa serietà, riuscendo addirittura a frenare gli eccessi più deleteri del berlusconismo. Sarà pure così, ma certe iniziative parlamentari fanno pensare a ben altro…

La formula viene presentata in formula molto soft. “Le Regioni possono stabilire che l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di commercio al dettaglio sia soggetta alla presentazione da parte del richiedente, qualora sia un cittadino extracomunitario, di un certificato attestante il superamento dell’esame di base della lingua italiana rilasciata da appositi enti accreditati”. In parole povere: se uno straniero vuole aprire un negozio prima dimostri di aver imparato l’italiano. Stiamo parlando di un emendamento al decreto legge sugli incentivi governativi presentato da una deputata leghista, tale Silvana Comaroli.

Altra chicca. L’onorevole Maurizio Fugatti, altro parlamentare del Carroccio, in un altro emendamento al medesimo provvedimento propone in sostanza di concedere ai Comuni la facoltà di negare il permesso di aprire un’attività commerciale, produttiva o di servizio che sia incompatibile con le tradizioni locali. Esporre un’insegna “Kebab”, ad esempio, comporterebbe l’immediato ritiro dell’autorizzazione. Leoluca Orlando, deputato e portavoce di Italia dei Valori, ironicamente ha  fatto notare che problemi potrebbero esserci per Honda, Toyota, Suzuki, ma anche per altri nomi stranieri che sono ormai entrati nel nostro lessico quotidiano. A me entrambe le proposte hanno ricordato l’italianizzazione dei nomi e dei cognomi imposta dal governo fascista, quando, ad esempio i “bar” divennero “caffè” e le “toilettes” semplicemente “cessi”.

Giusto per non prendersela solo con gli stranieri extracomunitari e per non dimenticare gli odiati terroni, l’estate scorsa la deputata Paola Goisis propose di mettere un argine all’invasione degli insegnanti del Sud nelle scuole padane. Come realizzare il progetto? I docenti che intendono insegnare in un certo luogo devono conoscere il dialetto, gli usi e le tradizioni locali. A dar man forte alla collega arrivò persino il ministro Calderoli, il quale segnalò l’opportunità di inserire lo studio dei dialetti nei programmi scolastici.

E come dimenticare l’epica crociata contro le fiction popolate da troppi personaggi dall’accento romanesco? La Lega ottenne un ricco finanziamento e la produzione Rai per quello che doveva essere il colossal dell’epopea padana, quel “Federico Barbarossa” che è stato uno dei maggiori flop degli ultimi anni sia per le severe critiche che per i mancati incassi.

Quando qualcuno ha proposto per il leader della Lega la nomina a senatore a vita ho avuto più di un attimo di smarrimento. Non riesco a trovare divertenti o innocue certe “uscite”  leghiste: se anche fossero trovate per serrare le fila e “coccolare” un certo elettorato intollerante e xenofobo il loro grado di pericolosità non muterebbe perché attraverso il partito di Bossi i razzismi trovano una copertura istituzionale. Chi dice che la Lega non ha fatto altro che togliere il tappo al vaso di Pandora italiano ha ragione, ma dimentica che nessuno può sapere quanto questo vaso sia profondo e quanto sia pericoloso “giocare” con i difetti, le paure, i limiti culturali ed etici di un popolo.

 



Domenica 25 Aprile,2010 Ore: 22:10