Un rene in cambio di aiuto

Bruno Gambardella

Dite la verità: qualche volta avete creduto anche voi alla favoletta della solidarietà, dello Stato e degli enti locali che spendono molti soldi per assistere a domicilio o in strutture idonee invalidi, ammalati, persone con problemi psichici? Io qualche volta ci sono cascato, ma mi è bastato sfogliare qualche giornale o frequentare qualche associazione di veri volontari che di occupano di vera solidarietà per capire che le cose in Italia stanno in ben altro modo.

 

Qualche giorno fa ho letto della drammatica vicenda di Andrea Pancallo, del padre Domenico e della madre Maria. Arriva da Vercelli ed è stata raccolta dai volontari di "Viva la vita onlus", associazione nata a Roma nel 2004 per migliorare le condizioni di vita dei malati e delle famiglie colpite dalla Sla e da altre malattie rare ad alto impatto sociale, che pongono in una condizione di invalidità permanente e che richiedono assistenza domiciliare continuativa.

La storia della famiglia Pancallo ha inizio nel 2004, quando a Domenico viene diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica. In poco tempo - racconta Andrea - la malattia lo ha reso incapace di essere autonomo in tutto e per tutto e oggi è completamente immobile, non comunica più neanche con gli occhi, è attaccato ad un respiratore e nutrito per via artificiale.

Il giovane, vent’anni, vuole ricorrere al gesto estremo di vendere un rene per trovare il denaro necessario a pagare una badante che assista il padre malato. La sua vuole anche essere una denuncia nei confronti della regione e del governo: "Ci sentiamo abbandonati dallo Stato italiano.

 

"Ci sentiamo totalmente abbandonati dallo Stato- continua- e così non possiamo davvero più continuare". "Io ho deciso di vendere un rene; potrò comunque vivere una vita regolare, salvare la vita a qualcuno e soprattutto assicurare un'assistenza a papà e un angolino di vita anche a mamma che ne ha ogni diritto".

Questa  vicenda testimonia in modo lampante il grado di disagio e disperazione nel quale sono immerse le famiglie con scarse possibilità finanziarie che hanno un disabile gravissimo in casa. Si badi bene: i Pancallo vivono in Piemonte, una regione civilissima e con standard di qualità europea in campo sanitario. Il problema si pone però per chi non può o non vuole usufruire di un’assistenza ospedaliera continua e che si trova, pur facendo risparmiare un mucchio di soldi alla Stato, abbandonato dinanzi ad un vero e proprio dramma.

Spesso sentiamo parlare di riforme del sistema sanitario, di riduzione degli sprechi per migliorare l’assistenza di chi davvero ha bisogno di aiuto, ma si ha l’impressione che si tratti dei soliti slogan da campagna elettorale. I problemi di questa gente che vive la tragedia dell’isolamento civile e sociale nella tragedia di una terribile malattia potranno mai interessare alla politica partitocratrica e clienterale di destra, sinistra e centro che opprime e offende ormai da decenni il nostro Paese?

 

 



Sabato 13 Febbraio,2010 Ore: 19:41