Eluana Englaro: c'è un giudice a Udine!

Bruno Gambardella

 

Molti ricorderanno quanto avvenne la sera del 9 febbraio 2009. Era appena iniziata in Senato la discussione sul disegno di legge che avrebbe dovuto “salvare la vita” ad Eluana Englaro introducendo l’alimentazione e l’idratazione forzata quando giunse in secco comunicato dell’ANSA: “Eluana è morta”. Nell’aula di palazzo Madama qualcuno diede più o meno dell’assassino al presidente Napolitano (che non aveva firmato il decreto legge), ai genitori di Eluana, a tutti quelli che avevano permesso l’eliminazione di una giovane donna che, a detta di Silvio Berlusconi, poteva concepire e partorire un figlio. Io non dimenticherò mai gli sguardi dei vari Gasparri, Quagliariello, Roccella: tutti con il dito indice alzato, pronti ad ammonire e minacciare chi non intendeva riconoscersi in un’etica di stato, in un’etica “cattolica” di stato rifiutata da sempre anche da chi si riconosce nel magistero vaticano.
Ieri si è conclusa definitivamente la vicenda giudiziaria legata alla morte di Eluana, che vedeva indagati di omicidio volontario il padre della ragazza, Beppino Englaro, e altre 13 persone, tra cui l'anestesista Amato De Monte, capo dell'equipe medica che attuò il protocollo. Il Gip di Udine, Paolo Milocco, ha archiviato il caso accogliendo un'istanza della Procura presentata lo scorso 26 novembre dopo quasi un anno di indagini. L'inchiesta era stata aperta dalla Procura di Udine dopo la morte della ragazza, avvenuta il 9 febbraio 2009 nella clinica La Quiete di Udine dopo 17 anni di stato vegetativo persistente. Alla donna erano state interrotte la nutrizione e l'idratazione secondo il protocollo definito sulla base del decreto della Corte d'Appello di Milano.
 Per il giudice "la prosecuzione dei trattamenti di sostegno vitale di Eluana Englaro non era legittima in quanto contrastante con la volontà espressa dai legali rappresentanti della paziente, nel ricorrere dei presupposti in cui tale volontà può essere espressa per conto dell'incapace". I medici, nel sospendere il trattamento e nel rimuovere i mezzi attraverso cui veniva protratto, hanno quindi agito nel pieno rispetto delle leggi, come previsto dall'articolo 51 del Codice Penale. Le pratiche "autorizzate e specificate nei provvedimenti giudiziari" sono state "oggetto di preventivi controlli operativi che, in un prudente e scrupoloso intento di massima trasparenza, erano stati predisposti dal tutore dall'equipe assistenziale volontaria e che sono stati recepiti dalla struttura di ultimo ricovero". Sebbene il decorso sia stato più rapido di quanto previsto, i consulenti hanno potuto escludere cause di morte di natura traumatica o tossica.
 Il papà della ragazza, Peppino Englaro, ha così commentato la sentenza: "Per uno che ha sempre agito nella legalità e nelle trasparenza non poteva esserci altra conclusione. Io sono sempre stato tranquillo, se si può usare questo termine considerando la tragedia che ho vissuto. Ho sempre detto che agivo e avrei agito solo nella legge e nella giustizia, e questo mi è stato riconosciuto".
Grazie Peppino, eroe civile dei nostri tempi. Un pensiero per te, piccola, cara Eluana!
 


Martedì 12 Gennaio,2010 Ore: 20:52