Obama vuol dire fiducia

Bruno Gambardella

A me Barack Obama piace. E’ una questione di fiducia: comprerei una macchina usata da lui. Non so chi ha avanzato per primo la proposta di conferire al presidente americano il premio Nobel per la pace 2009, ma credo che abbia ragionato più col cuore che con la testa, con le speranze e le emozioni più che sui dati di fatto. Una questione di fiducia, appunto…

"A Barack Obama, per il suo straordinario impegno volto a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli e per i suoi sforzi per un mondo senza armi nucleari": immagino le  bocche aperte e espressioni di momentanea e giustificata incomprensione quando il presidente della commissione norvegese Thorbjoern Jagland ha dato l’annuncio. Egli ha  spiegato che la decisione di conferire il prestigioso premio al “primo cittadino” americano nasce dalla volontà di rendere merito ad Obama per i suoi numerosi tentativi di dialogo col resto del mondo, soprattutto quello mediorientale, nel corso dei primi mesi del suo mandato e, naturalmente, per la più volte manifestata volontà di giungere al disarmo atomico.

Nessuno può mettere in dubbio che il primo presidente afro-americano dei grandi States sia  avvolto in ogni sua apparizione da una speranzosa aurea di cambiamento. Obama sta facendo il possibile per portare la pace nel mondo però, effettivamente, sarebbe anche comprensibile e legittima qualche perplessità sull'assegnazione del riconoscimento.

Obama infatti, per quanto possa richiamare ideali di democrazia, giustizia e libertà nel suo essersi presentato ed essere stato accolto dal mondo in vesti che rievocavano illustri americani di altri tempi come Martin Luther King o John F. Kennedy, non ha ancora “materializzato”, reso reale, quella svolta che l’intero mondo attende. E’ giusto dirlo: non ne ha avuto ancora il tempo, essendo stato eletto neanche un anno fa.

Questi primi mesi di lavoro sono stati indubbiamente intensi ed hanno prodotto qualche risultato interessante, ma sembra davvero che conferire il Nobel per la pace al carismatico Obama solo in virtù di una semina che non si sa ancora cosa produrrà è stata una questione di fiducia. E’ vero che i tempi sono duri e che è più facile cedere al disincanto e al cinismo piuttosto che alla speranza, ma per questa volta, almeno una volta, io voglio crederci.

 



Venerd́ 09 Ottobre,2009 Ore: 22:48