Un Ferragosto in carcere

Bruno Gambardella

Ferrogosto in carcere 2009

è la proposta choc che i Radicali Italiani hanno lanciato e che è stata raccolta da esponenti politici di tutti gli schieramenti. In sostanza si propone ai parlamentari nazionali ed europei e ai consiglieri regionali, cioè a coloro che hanno la facoltà di accedere ad un carcere senza preventiva autorizzazione per finalità ispettive, di dedicare durante i tre giorni a cavallo di Ferragosto qualche ora ai detenuti e al personale penitenziario per capire davvero quanto siano gravi i disagi che queste persone vivono.

E' notizia di questi giorni la sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo che ha condannato il nostro Paese a risarcire un detenuto bosniaco per i danni morali subiti a causa del sovraffollamento, considerato una vera e propria forma di tortura. La vicenda, oltre ad essere emblematica della reale situazione italiana, potrebbe diventare un precedente pericoloso per le casse dello Stato. L'effetto svuotamento delle carceri in seguito all'indulto promulgato qualche anno fa, in mancanza di una profonda riforma del sistema giudiziario italiano è stato immediatamente riassorbito in una quotidianità nella quale le condizioni in cui sono trattenuti i detenuti (la metà dei quali, ricordiamolo, presunti innocenti) sono fuori dalla legge e dalla Costituzione.

Tutti coloro che si recheranno in visita negli istituti di pena saranno dotati di un questionario molto dettagliato, da compilare con i dati relativi

allo stato e alla composizione della popolazione carceraria di ogni istituto, incluso il numero di decessi e di suicidi. L'obiettivo è quello di ricavare una radiografia del sistema carcerario italiano, al di là delle sparate polemiche, dei patetici inviti alla tolleranza zero e alla promessa della costruzione di nuovi penitenziari.

Ho avuto occasione di visitare in due occasioni il carcere di Bellizzi, ad Avellino. La prima volta, in piena campagna per l'amnistia e l'indulto, io e il direttore de Il Dialogo accompagnammo un deputato radicale e un senatore di Rifondazione Comunista in visita ispettiva. Di quella giornata di metà luglio (una delle più calde dell'anno) ricordo l'altissimo senso di umanità degli operatori penitenziari, ma anche la sconvolgente sensazione che ebbi nel vedere ammassati in ogni cella-forno destinata a tre, quattro persone una decina di uomini, giovani o adulti, tutti seminudi per l'afa.

La seconda occasione era legata alla raccolta di firme per i referendum sulla legge 40. Fu complicatiissimo garantire ai detenuti che non avevano perso i diritti elettorali la possibilità di avvalersi di una loro prerogativa costituzionale. Molti ci consideravano dei pazzi, interessati a problemini da niente (il diritto al voto!!!) e non alla sostanza della situazione carceraria. I detenuti accorsero in massa a firmare e molti di loro ci dissero che in quel momento si erano sentiti nuovamente cittadini di uno Stato verso il quale avevano sbagliato, ma che non doveva considerali degli zombi.

Dostoevskij scriveva che il grado di civiltà di un Paese si misura dalle condizioni delle sue carceri. Mi permetto di aggiungere soltanto che attentare ad un diritto, il più semplice, quello dell'uomo peggiore, è attentare alla vita. Buon lavoro, dunque, ai nostri rappresentanti istituzionali, con l'augurio che lo Stato diventi sempre più garante di diritti e doveri e non autore di violenza e prevaricazione.



Domenica 09 Agosto,2009 Ore: 22:14