IL VOLTO “BUONO” DEL RATZINGERISMO: CAMBIO DELLA GUARDIA ALL’EX SANT’UFFIZIO

di Adista Notizie n. 27 del 14/07/2012

36780. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Se ne parlava da mesi e ora è ufficiale: a prendere il posto del card. William Levada alla Congregazione per la Dottrina della Fede sarà il tedesco, vescovo di Ratisbona dal 2002, mons. Gerhard Ludwig Müller. 64 anni, amico di Ratzinger, Müller è un teologo dogmatico con tutte le carte in regola per occuparsi delle pesanti questioni dottrinali attualmente sul tavolo, ma il cui curriculum pone interrogativi.

Ratzingeriano di ferro…

Müller gode della piena fiducia di Ratzinger, che gli ha affidato la cura editoriale della propria opera omnia: 16 volumi che verranno pubblicati dalla Fondazione Joseph Ratzinger, di cui lo stesso Müller è presidente. Come Ratzinger, è un accademico con, all’attivo, oltre 400 pubblicazioni di teologia dogmatica, di cui è stato docente. Dopo i 23 anni passati da Ratzinger alla guida della Congregazione, e i cinque di Levada, non dotato di una vocazione teologica alla pari del suo predecessore, torna all’ex Sant’Uffizio un vero teologo il cui motto è Dominus Iesus, titolo del documento ratzingeriano del 2000 su Cristo come unica via per la salvezza, tanto indigesto al dialogo interreligioso.

…ma avversato dalla destra tradizionalista

Il curriculum di Müller offre però il destro all’ala più tradizionalista della Chiesa, preoccupata dal suo background teologico e da un’amicizia considerata “pericolosa”. Nato e cresciuto a Mainz, dove ottenne il dottorato con una tesi sul teologo protestante Dietrich Bonhoeffer sotto la guida di colui che è poi stato l’esponente di punta dell’ala progressista dell’episcopato tedesco, il card. Karl Lehmann, conta, tra le sue amicizie più forti, il fondatore della Teologia della Liberazione Gustavo Gutierrez, di cui è stato allievo, e con il quale nel 2004 ha scritto un libro. Amicizia che gli è valsa la fama, presso la destra tradizionalista cattolica e i lefebvriani, di “eretico”. Nel 2008, poi, ha ricevuto il dottorato honoris causa presso la Pontificia Università Cattolica del Perù, dove, a proposito della Teologia della Liberazione, dichiarò che la teologia di Gutierrez è «ortodossa perché è orto pratica e ci insegna il modo giusto dell’agire cristiano, perché procede dalla vera fede». Ma non è un caso che Müller citi la teologia di Gutierrez: nonostante l’avversione di Wojtyla – che portò, negli anni ’80, a critiche e condanne –, l’ortodossia di Gutierrez è stata certificata dallo stesso Ratzinger dopo un percorso di correzioni e revisioni.

Per i lefebvriani, fino ad ora non reintegrati nella Chiesa, Müller è senz’altro un “eretico”: lo dimostrerebbero le sue affermazioni accademiche riguardo al dogma della verginità di Maria (che per il vescovo non ha che fare con le caratteristiche fisiologiche del processo della nascita di Gesù) e della transustanziazione (per Müller corpo e sangue di Cristo «non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù» ma «una presenza di Cristo nel segno mediato del pane e del vino»). I lefebvriani contestano anche l’ecumenismo di Müller, il quale, in un discorso tenuto nel 2011 in onore del vescovo luterano Johannes Friedrich, ha definito il Battesimo come «carattere fondamentale che ci unisce sacramentalmente in Cristo davanti al mondo in una sola Chiesa visibile».

Le sfide

I compiti che, da prefetto, Müller si trova di fronte sono scottanti. La sua nomina implica quella a presidente della commissione Ecclesia Dei, incaricata proprio del processo di dialogo con i lefebvriani; dovrà occuparsi della questione del commissariamento dell’organismo di rappresentanza delle religiose americane accusate di femminismo radicale, nonché della crisi degli abusi sessuali. La fiducia nella sua trasparenza in proposito è già stata messa in discussione dall’associazione statunitense delle vittime degli abusi, la Snap, che ha sottolineato che Müller, nel 2004, da vescovo, reintegrò un prete accusato di abusi sessuali, poi condannato.

Il neoprefetto dovrà anche occuparsi delle espressioni di dissenso ecclesiale che stanno proliferando in Europa; e se può fare fede un articolo a firma Müller che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha imposto nel giugno scorso ai gesuiti della rivista tedesca Stimmen der Zeit, in cui egli rigetta l’ipotesi del sacerdozio femminile, appare chiaro che il rischio è quello di una chiusura del dialogo con quelle parti della Chiesa che chiedono passi avanti e una nuova attenzione pastorale.

Severo il giudizio su Müller della sezione tedesca del movimento Noi siamo Chiesa: in un comunicato del 2 luglio, oltre a chiedere al vescovo di mostrare «la necessaria statura intellettuale e spirituale per ripensare la questione religiosa, in modo da affrontare in modo creativo e innovativo le grandi sfide teologiche odierne e del moderno ateismo», critica il suo operato in ambito ecumenico – teso all’«enfatizzazione» del magistero cattolico e quindi a una polarizzazione – ma anche come vescovo, per un’«esaltazione del ministero episcopale» che lo ha portato a isolare «dagli organi diocesani alcuni laici regolarmente eletti e punendo severamente i sacerdoti critici», creando – conclude Noi siamo Chiesa – «un clima di sottomissione e paura». (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Martedì 10 Luglio,2012 Ore: 16:34