UNA LETTERA A PAPA BENEDETTO

di DANIELA VILLA

Con una nota del nostro direttore


Quella che leggerete di seguito è sicuramente una lettera d'amore. E' scritta da una donna. Ci sono toni lirici, immagini struggenti, sentimenti profondi. Sembra di leggere un testo del periodo romantico del 1800. Non c'è dubbio, dal cuore di questa donna che scrive esce amore, amore puro, lontano mille miglia da un volgare amore carnale, come quelli a cui le TV ci hanno oggi abituati, del tipo una botta e via. Un tipo di amore difficile da capire e spiegare al giorno d'oggi ma che però esiste e questa lettera ne è testimonianza. E questo anche per la particolarità dell'oggetto dell'amore di questa donna che non è rivolto ad un uomo qualsiasi, uno dei tanti destinati ad innamorarsi e poi magari a sposarsi e a fare figli e figlie, no! Uno per il quale, come scrisse Dante, si possa dire:

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Uno cioè che potrebbe in qualche modo ricambiare l'amore ricevuto, perché l'amore, quando è vero e sincero, è cieco, muto, sordo a qualsiasi richiamo e a qualsiasi incombente pericolo e che, quindi, non può che essere ricambiato, e a volte portare alla perdizione.

L'oggetto dell'amore di questa donna è una persona che è stata educata in anni e anni di studio, in ambienti esclusivamente maschili, a non dover mai provare alcun tipo di sentimento, seppur svincolato da qualsiasi sensualità, per una qualsiasi donna di questa terra. Donne tutte subliminate in Maria madre di Gesù e madre di Dio. Anzi l'educazione ricevuta è stata basata spesso su una ferrea misoginia. E man mano che egli saliva nella scala gerarchica della chiesa di cui fa parte, è stato via via abituato a sublimare qualsiasi pensiero che potesse in qualche modo apparire come un sentimento. Potrà sembrare strano ma l'oggetto dell'amore di questa donna è l'oramai ex Papa Benedetto XVI.

Questa lettera ci è stata inviata da un ex prete, ora sposato, che l'ha inserita sul suo blog e che dobbiamo ringraziare perché abbiamo scoperto che egli ha fra i propri link amici quello del nostro sito. E su quel blog abbiamo potuto leggere alcuni commenti di lettori che, parlando di Benedetto XVI, dichiaravano il loro amore a prima vista per lui, fin dall'Habemus Papam e forse prima ancora che si conoscesse il suo nome profano, cardinale Joseph Ratzinger. E perciò esprimevano ampi consensi al contenuto di questa lettera, che richiamava in loro quei primi sentimenti scaturiti subito dopo quell'annuncio, urbi et orbi, gridato dal loggione centrale della Basilica di San Pietro a Roma.

Potenza dei simboli e dei ruoli, che spesso fanno apparire le persone molto diversamente da quello che sono, o forse le trasformano. Il prete non è più un uomo, il vescovo ancora di più, il Papa è al massimo dell'annullamento dei suoi sentimenti umani, perché tutti dedicati esclusivamente al servizio di Dio, a fare da ponte tra Dio e gli uomini, con le loro angosce e frustrazioni e desiderio di salvezza. Del resto il mistero più misterioso e impenetrabile della teologia cattolica non è forse quello della transustanziazione? Direbbe Antoine-Laurent de Lavoisier (1743 – 1794), chimico francese, “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Probabilmente non basterebbe un intero battaglione di psichiatri per mettere in luce gli aspetti profondi dell'animo umano che sono coinvolti nella interpretazione dei simboli religiosi o dei ruoli ricoperti da persone in carne ed ossa come tutti, ma marchiati, Ab aeterno, dal fuoco dello Spirito Santo, attraverso l'imposizione delle mani, da un altro uomo che ha sua volta ha ricevuto la stessa imposizione da un altro uomo. Non basterebbe un battaglione di psichiatri per comprendere come e perché simboli e ruoli abbiano la capacità di suscitare sentimenti come quelli che questa lettera esprime. Qualcuno potrebbe parlare di “sindrome di Stoccolma”, con le vittime che finiscono per amare il proprio carnefice. E così si può finire per amare anche la Curia romana, quell'enorme buco nero che sembra l'anticamera dell'inferno piuttosto che la porta del paradiso, e rimanere impotenti e smarriti di fronte ad essa. Oppure sarà il bisogno di avere un oggetto sacro da adorare, un oggetto in carne ed ossa, che sia visibile e di cui magari poter baciare la mano o l'anello, e che magari sia luccicante e splendente o vestito con colori smaglianti, quasi come se gli uomini e le donne di oggi fossero simili, nella loro ingenuità, ai primi indigeni trovati da Colombo nelle Americhe, attirati dagli specchietti che gli furono regalati e che pagarono amaramente la loro curiosità e profonda ingenuità. Ed in effetti i vestiti, che sono abituati ad usare i Papi, hanno tutte queste caratteristiche, pieni di oro e di pietre preziose luccicanti, con il colore rosso predominante, dalle scarpette alla mantellina o ai copricapi, tutti fatti amorevolmente a mano e con i migliori materiali, quelli che Benedetto XVI ha usato in abbondanza, attingendo ai molto forniti armadi Vaticani, a differenza degli ultimi suoi predecessori. Questi simboli emanano qualcosa di profondo che può trasformarsi in amore e amore a prima vista e amore che dura.

Abbiamo così deciso, come redazione, di pubblicare questa lettera anche per dimostrare che il nostro sito non è fatto solo di mangiapreti o mangia papi che dir si voglia, ma anche di persone che sanno commuoversi di fronte ad un amore vero e viscerale come quello che qui viene rappresentato. Anche perché a noi interessa poter rappresentare la realtà per quello che è, per quanto strana e anacronistica essa possa sembrarci.

Ed ora bando alle ciance, gustatevi questa lettera. (Giovanni Sarubbi)


LETTERA A PAPA BENEDETTO

Dolcissimo e meraviglioso Papa Benedetto!

Grazie infinite per la tua splendida e toccante testimonianza umana, un autentico “dono” che ci rende partecipi e pronti a condividere quell’ultimo tratto del tuo cammino da pellegrino su questa terra, forse quello più difficile, perché sguarnito dell’antico vigore nel corpo e soprattutto nello spirito!

L’apostolo Paolo affermava: «Quando sono debole è allora che sono forte …» ed è per questo che il coraggio della tua scelta di “lasciare”, ma comunque di “restare” ai piedi di quella Croce, scandalo e delizia dell’Umanità, ti svela quale Tu sei veramente, come espressione unica e irripetibile della tua essenza semplicemente e straordinariamente umana: un anziano saggio Papa che merita, da parte del suo Popolo, un rapporto fatto di fiducia, Amore, rispetto e riverenza, per la tenera e delicata essenza che Ti contraddistingue.

Permettici di dirti quanto Ti sentiamo, oggi più che mai, vicino a quella schiera di uomini e donne di buona Volontà, desiderosi di amare, perché, con sofferenza, fatica e sacrificio, hanno guadagnato innanzitutto l’Amore di se stessi, la propria autostima, che prima o poi, sicuramente, se è già scritto da sempre nel libro della vita, ha trovato e troverà il suo valore di “senso” nell’Unione con Dio e con i Fratelli, i nostri “compagni di viaggio” per eccellenza, con i quali ricercare, in piena comunione d’intenti, il significato dell’esistenza della Chiesa, senza però annullarsi, senza diventare altro da noi, senza vivere drammaticamente in dipendenza dei nostri “cambiamenti” fisici, psichici, spirituali, che inevitabilmente l’età comporta!!!

Caro Papa, Tu ami la Chiesa e i tuoi sentimenti restano immutati, anzi, risultano migliorati e affinati dal “crogiuolo della prova”, accettata con serenità.

E quanto, ora, dalla tua assenza/presenza potrebbe scaturire di valido, di costruttivo e di positivo per tutti noi, poveri Cristiani in cammino, è intanto la riscoperta di aspetti e di qualità della Tua personalità e della Tua anima grande: in piena coscienza, caro Papa Benedetto, apprezziamo di Te, più che mai, ancora la guida e l’assunzione responsabile di gioie e dolori, che derivano dalla tua paternità, perché tappa irrinunciabile del tuo cammino vocazionale di Vicario di Cristo sulla terra, per sempre …

Del resto, caro Papa Benedetto, fin dall’inizio di quella sorprendente “avventura” sul soglio di Pietro, iniziata otto anni fa or sono, avventura che si chiama Amore, hai scelto di amare Dio e il suo Gregge in un’accettazione consapevole, che si basa sul rispetto della realtà, ossia di luci e di ombre, di verità aperte e nascoste, di fatti e di situazioni non sempre facili e risolvibili, proprio perché spesso negate, non adeguatamente affrontate e considerate irrazionalmente “non fatti”, non esistenti come tali, a incominciare dalle ferite vergognose della pedofilia, dello strapotere vaticano, del dialogo sofferto tra le diverse confessioni religiose … E altro, altro, altro ancora …

Caro Papa Benedetto, anche Tu ne hai pagato lo scotto altissimo! Forse, pure con il rischio di una totale confusione di ruoli, affetti e legami: è tristissimo chiamarti “Papa emerito” ed è ancora più infelice domandarsi o almeno avere semplicemente il dubbio sull’effettiva presenza di un autentico spirito collegiale accanto a Te! Dove erano tutti gli Eminenti Cardinali nell’ora del Getsemani? Forse dormivano!

Ci hai comunque insegnato, ancora una volta, da sapiente esegeta e biblista quale sei, che il sapersi tirare indietro nel momento opportuno, potrebbe essere quello il giusto e corretto atteggiamento per sperimentare che cosa significhi acquisire il senso vero della vita, di una particolare condizione di vita, e dei rapporti, che nel suo corso si intrecciano secondo un «ordine discreto» dei sentimenti del cuore, come sostiene il profano cantautore De André!

Eppure, caro Papa Benedetto, come ci piace immaginarti tranquillo e sereno nel riposo delle mura domestiche di Castel Gandolfo, magari mentre sorseggi una birra bavarese o suoni il tuo amato pianoforte o ti dedichi alle tue letture predilette …

Papa carissimo, ripuliti da ogni forma di burocratismo clericale, ci piacerebbe ancora vederti, stringerti la mano, salutarti e non pensarti nascosto agli occhi indiscreti del mondo, al di là del muro!

Di Te, ci rimarranno, comunque e sempre, i tuoi preziosi scritti, i sentimenti di Amore e di Amicizia che ancora nutriamo per Te: quelle sono le “perle” preziose, il vero “balsamo” dello spirito, che renderanno, per il momento e il più a lungo possibile, la tua persona viva e presente tra di noi!

Grazie Caro Padre! Ti auguriamo di essere sempre fiducioso e aperto a tutte le belle novità che ogni giorno può offrirti. Apprezza, più di ogni altro bene, la salute fisica e la tua serenità di spirito! Ti Vogliamo un Mondo di Bene!!! Grazie! Grazie! Grazie!

Ai Signori Cardinali, come li chiami Tu, auguriamo: «Buon Conclave!»

DANIELA VILLA da Montanaso Lombardo-Lodi

danielavilla09@libero.it




Martedì 12 Marzo,2013 Ore: 09:40