L’OMBRA DI MACIEL SI ALLUNGA SULLA VISITA DEL PAPA IN MESSICO

da Adista Notizie n. 13 del 07/04/2012

36617. CITTÀ DEL MESSICO-ADISTA. Lasciando il Messico per recarsi a Santiago de Cuba, il 26 marzo scorso, Benedetto XVI avrà avuto l’amaro in bocca; sì, certo, un bel po’ di gente (ma non quanta era attesa) gli è andata incontro, lo ha festeggiato, lo ha rallegrato con balli e mariachi, è accorso alle sue messe, ma su tutto è aleggiata la pesante cappa del fantasma di Marcial Maciel Degollado (defunto nel 2008), che in Messico ha fondato i Legionari di Cristo acquisendo con ciò immeritati meriti; che ha abusato sessualmente di non si sa quanti bambini, compreso uno dei suoi stessi figli naturali; che in più era morfinomane e “utilizzatore finale” di tanti fondi sottratti alla Legione. La stampa locale in questi giorni ha rilevato che ben di più sarebbero stati gli “spettatori”, in un Paese così popoloso, se le vicende di Maciel non li avesse alienati dalla Chiesa cattolica.

E chissà il fiele in bocca di p. Federico Lombardi. Perché è stato il gesuita, portavoce vaticano, a render conto ai giornalisti di certe scelte. E immaginiamo con imbarazzo quando ha dovuto dire che il papa non avrebbe incontrato le vittime di Maciel perché l’evento non era in agenda. E perché mai non c’era, se l’ha fatto in Irlanda, Australia, Malta, ecc.? Perché, ha spiegato per sollevare il papa da ogni addebito, caricandolo però sulle spalle dell’episcopato locale, sono i vescovi del Paese ospite a stabilire il programma del papa. Ma quando mai!?, esclama José Manuel Vidal nel suo servizio su Religión Digital (27/3): «Nei viaggi, i vescovi suggeriscono, ma è Roma quella che decide, fin nei minimi dettagli».

Di male in peggio

Ha aggravato la questione padre Lombardi quando ha detto: «Il problema di un incontro o meno con le vittime deve avere un senso preciso e una preparazione. In altri Paesi si sono incontrate le vittime che si trovano in un dialogo, in un processo di sanazione, di riconciliazione nel quale la Chiesa era impegnata attivamente».

Un processo che dunque non esiste nella Chiesa messicana, sede di tanto scandalo e di tanto crimine: il Dipartimento non governativo di Ricerche sugli Abusi Religiosi assicura che il 30% degli oltre 14mila sacerdoti attivi nel Paese hanno commesso qualche tipo di abuso sessuale contro i fedeli. Nel migliori dei casi (perché non si debba pensare ad un gioco di scaricabarile), le parole di Lombardi sembrano un richiamo all’ordine dell’episcopato messicano.

Come si sa, Maciel, artista della mistificazione (e forse per questo grande “benefattore”), è stato particolarmente stimato da papa Wojtyla per la sua opera di evangelizzazione tramite i Legionari.

Sarà che il papa attuale, quando rivestiva i panni di guardiano dell’ortodossia all’ex Sant’Uffizio, obbediva all’allora regnante Giovanni Paolo II e null’altro poteva fare (se non dimettersi, probabilmente), certo è che solo quando è divenuto Benedetto XVI si è improvvisamente reso conto della terribile verità e si è deciso (era il 2006) a liquidare il fondatore dei Legionari, sospendendolo a divinis e relegandolo in un monastero vita natural durante.

Ai giornalisti p. Lombardi ha dichiarato che Giovanni Paolo II «non aveva assolutamente coscienza della doppia vita, del lato oscuro, di Maciel». Cosa documentata, ha sostenuto, visto che l’hanno dichiarato beato; per quanto riguarda papa Ratzinger, «se c’è un papa che ha affrontato con ogni realismo e con ogni energia [il problema della pedofilia dei preti] questo è papa Benedetto, nessuno può accusarlo di complicità o di mala volontà».

Non sapevano?

E sia. Peccato però che in coincidenza con la visita del papa sia stato presentato a León (la città dello Stato di Guanajuato che ha ricevuto il papa) il libro La voluntad de no saber (La volontà di non sapere), appena pubblicato dall’editrice Grijalbo. Ha questo sottotitolo: «Quello che certamente si sapeva su Marcial Maciel negli archivi del Vaticano dal 1944». Gli autori sono: Alberto Athié (ex sacerdote), José Barba (ex legionario, vittima dell’abuso di Maciel) e Fernando Gonzáles (biografo del fondatore dei Legionari). Nel libro sono riportati carteggi e testimonianze raccolti negli archivi vaticani relativi alle denunce giunte a Roma su Marcial Maciel Degollado. Nove di questi documenti si possono consultare, in riproduzione originale, nel sito www.lavoluntaddenosaber.com. Provengono dalla Congregazione per i Religiosi e da altri alti uffici. Com’è possibile che i relativi responsabili, nelle loro quantomeno settimanali riunioni con i papi regnanti, non li abbiano mai informati di quanto le carte raccontavano?

Per tornare alla visita, un incontro fuori programma nel viaggio messicano del papa c’è comunque stato: quello (nella sede della rappresentanza del governo) con otto famiglie delle vittime della violenza dei narcos, che negli ultimi cinque anni ha fatto 47mila morti e circa 20mila desparecidos. Il quotidiano spagnolo Abc il 26/3 riporta i nomi delle persone ricevute (in conferenza stampa, p. Lombardi non ha potuto smentire l’incontro, ma non ha voluto neanche confermare: la discrepanaza con quanto detto sul mancata udienza alle vittime della pedofilia sarebbe stata troppa).

Una parola per ognuno e poi il papa si è affacciato al balcone per pronunciare il discorso sulla pace rivolto ai bambini. «Voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa», ha detto, «lo sappiano tutti i bambini del Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso della sofferenza, l’abbandono, la violenza o la fame, che in questi mesi, a causa della siccità, si è fatta sentire fortemente in alcune regioni. (…) desidero levare la mia voce invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia». «Arriva quasi alla burla», ha commentato duramente il quotidiano La Jornada, rilevando che poteva menzionare, fra le sofferenze dei bambini, «le aggressioni sessuali di religiosi cattolici».

Un sostegno alla destra

Nelle sue omelie, il papa ha denunciato «la povertà, la corruzione, la violenza domestica, il narcotraffico, la crisi dei valori e la criminalità». Non ha però denunciato, ha rilevato ancora il quotidiano sopra citato, che «questi fenomeni sono cresciuti esponenzialmente per il modello neoliberista impiantato in Messico e in America Latina, senza che la Chiesa che lui presiede abbia assunto una posizione chiara di rifiuto a questo orientamento economico così devastante».

D’altra parte, secondo l’analista cattolico colombiano, direttore della rivista Utopias, Hector Torres, «la visita deve essere letta e interpretata sotto tre angolature: quella della politica generale delle destre messicane che si sono manifestate molto cattoliche; quella della politica elettorale messicana, cioè la ricerca dell’appoggio simbolico papale al candidato ufficiale; e quella dell’interesse vaticano per ottenere privilegi, in uno Stato abbastanza laico da una settantina d’anni. Il Vaticano – osserva ancora su Adital (26/3) – è cosciente della lenta ma continua perdita dell’egemonia cattolica di fronte all’aumento dell’indifferenza, della laicità della società oltre che dello Stato e della rapida crescita di altre Chiese cristiane». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 04 Aprile,2012 Ore: 16:26