POTENTE E LA MANO DEL SIGNORE
LA PACE VUOLE LOTTA, MA NON QUELLA DELLE ARMI.

di Maria Teresa D'Antea

Ringraziamo Maria Teresa D'Antea per questa sua riflessione sulla settimana per l’unità dei cristiani pubblicata da Toscana Oggi-Confronto  con il titolo “la pace vuole lotta...disarmata”

Da secoli viviamo in una realtà di divisioni fattesi sempre più marcate per la forza devastante dell’odio: popoli contro popoli, ricchi contro poveri, religioni contro religioni, bianco contro nero, uomo contro donna e viceversa. Ogni divisione è costruita sulla base di una così banale disposizione al contrasto che solo una ragione malvagia può farla apparire “razionale”. Le divisioni nascono, ahimè, da un cuore fattosi maligno inavvertitamente fino a inquinare, quasi per metastasi, la ragione, che viene sopraffatta e non ragiona più. Basterebbe forse monitorare costantemente il nostro cuore perché non vi entrino piccoli spifferi di cattiveria, soffioni di malevoli giudizi,  venticelli di acredine, pronti a trasformarsi in tornado di odio scatenato, specie nelle guerre. uTra le tante divisioni, la più dolorosa e la più vergognosa per noi è quella fra cristiani. Come è stato possibile che gli eredi di un Amore consumatosi fino al sacrificio della croce si siano fatti guerra tra loro? Sembrerebbe inconcepibile, eppure è avvenuto. Cattolici ortodossi e protestanti si sono odiati nonostante  predicassero lo stesso vangelo. C’è da rallegrarsi se oggi su tutti e tre i versanti vediamo segni di distensione e di riavvicinamento, anche se l’unità è ancora molto lontana. Per questo si è ritenuto opportuno fissare ogni anno, per l’unità dei cristiani, una settimana di preghiera a gennaio, mese dedicato alla pace e alla purificazione della memoria. E’ stato confortante vedere ricordato questo impegno in ogni celebrazione eucaristica della settimana appena trascorsa. Confortante perché attraverso la preghiera non solo si invoca la mano potente del Signore, come la invocò Mosè durante il passaggio del Mar Rosso, ma perché pregare è il primo passo per educarsi  alla pace. Diventerebbe parola vana la pace se ogni giorno noi non la riempissimo di senso con i nostri gesti, cominciando dalla preghiera, passando attraverso il perdono quotidiano ai nostri debitori, per finire con l’abbracciare l’amore come costume di vita. La grande pedagogista Maria Montessori lasciò scritto: “Tutto il mondo parla di pace, ma chi educa alla pace? La scuola educa alla competizione e la competizione è il primo passo verso qualsiasi guerra”. Purtroppo non è solo la scuola a diseducare, ma anche la famiglia, l’ambiente del lavoro e dello sport, per non parlare del mondo più diseducativo di tutti, quello militare, dove si addestra l’uomo ad usare armi contro l’altro uomo. Basterebbe, per incamminarci sulla via della pace, sostituire la competizione con l’emulazione, che almeno non contempla il disprezzo e l’annientamento dell’altro. Ma dove sono gli educatori che si fanno carico di questo? Così la violenza diventa sempre più il tratto connotante di ogni ambiente nonostante duemila anni di cristianesimo. Ci sarebbe da scoraggiarsi se la fede non ci venisse in soccorso con la certezza che le forze del male sono sconfitte ogni giorno da una potente forza salvifica, quella di nostro Signore. Ma appunto per questo non possiamo starcene inerti senza partecipare a quella terribile lotta disarmata che Lui ha fatto e chiede a noi di fare. 
(m.t. d’a.)
 



Giovedì 01 Febbraio,2018 Ore: 11:44