Acqua.
La FCEI organizza un incontro ecumenico sull'acqua come bene comune

di Agenzia NEV del 04/05/2011

Tomassone: i cristiani si adoperino per la giusta condivisione dei doni della creazione


Roma, (NEV), 4 maggio 2011 - "Le Chiese e l'acqua. Diritti umani e privatizzazione dei beni comuni" è il titolo dell'incontro organizzato a Roma lunedì 9 maggio dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Continua così l'impegno della FCEI per l'acqua come bene pubblico, espressosi l'anno scorso con l'adesione al Comitato promotore della campagna referendaria, e quest'anno con l'adesione al Comitato referendario “2 sì per l'acqua bene comune”. “L'incontro di lunedì ha un esplicito carattere ecumenico – spiega Letizia Tomassone, vice presidente della FCEI – avendo avuto l'adesione dell'Ufficio nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI, della Rete interdiocesana nuovi stili di vita e del Cipax, oltreché del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. In effetti, l'integrità del creato e la giusta condivisione dei doni della creazione, come l'acqua, sono temi che il movimento ecumenico ha da decenni fatto propri. E' quindi importante – ha proseguito Tomassone – che i cristiani sentano il compito di valorizzare e difendere i beni comuni che sono il dono buono della vita creata: 'Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco era molto buono'”.

Oratore principale dell'incontro di lunedì, che avrà luogo alle 17 presso l'aula magna della Facoltà valdese di teologia, sarà il vescovo cattolico cileno Luis Infanti Della Mora da anni impegnato a fianco delle comunità indigene contro la privatizzazione dell'acqua e la costruzione delle dighe nelle terre dei Mapuche in Patagonia. Mons. Infanti Della Mora è anche autore del libro “Dacci oggi la nostra acqua quotidiana” (EMI) nel quale afferma: “La crescente politica di privatizzazione è moralmente inaccettabile quando cerca di impadronirsi di elementi così vitali come l’acqua, creando una nuova categoria sociale: gli esclusi. Alcune multinazionali che cercano di impadronirsi di alcuni beni della natura, e soprattutto dell’acqua, possono essere legalmente padroni di questi beni e dei relativi diritti, ma non sono eticamente proprietari di un bene dal quale dipende la vita dell’umanità. E’ un’ingiustizia istituzionalizzata che crea ulteriore fame e povertà, facendo sì che la natura sia la più sacrificata e che la specie più minacciata sia quella umana, i più poveri in particolare”. (mil)




Venerd́ 06 Maggio,2011 Ore: 17:00