Barconi a fondo e morti in cella

di Mimmia Fresu

Assuefatti persino alla morte. Che si tratti di stranieri inghiottiti dalle onde o di un ragazzo preso in consegna dallo Stato e mai restituito, vivo, alla sua famiglia, possono solo suscitare una svagata curiosità. In fondo, poco ce ne frega sapere cosa vanno cercando quegli immigrati in mezzo al mare o come sia possibile uccidere  un giovane in un carcere dello Stato. Nessuna domanda su cosa spinge questa umanità del meridione del mondo a sfidare la morte se non una povertà con le stigmate, uno stato di bisogno così profondo che rende insignificante l'eventualità di vivere anche il giorno appresso. I sopravvissuti; quelli respinti e destinati ai lager libici o restituiti a un destino ostile; quelli che arrivavano, affamati, dalla progredita Europa, fanno poi i conti con una legge che li accomuna ai criminali superata la frontiera. In questo brodo d'insensibilità e violenza può succedere che otto rumeni, arrivati in Italia siano finiti in schiavitù, reclusi in una struttura diroccata nella campagna cosentina, tenuti a pane (raffermo) e acqua e costretti a spaccare pietre, altrimenti minacciati di morte. In questo "civile" Paese, in una delle principali vie di Milano, sono apparsi dei manifesti nei quali si incita alla violenza, allo sgombero dei cittadini stranieri a suon di bastoni.  Il potere politico può serenamente compiacersi del clima d'odio oramai insinuatosi fra le pieghe di una società che ha elevato a virtù la nefandezza. Intanto, i pastori della fede, del crocefisso ridotto a componente d'arredo e salvacondotto per i peccati dei potenti, quelli della sacralità della vita e dell'otto per mille, coloro che gridano assassino a Beppino Englaro, ma zitti sul cadavere di Stefano Cucchi, genuflessi ai potenti, benedicenti avallano ogni abominio contro i figli di Dio. Siano essi stranieri, lesbiche, gay o giovani con un po' di droga non c'è differenza: i primi da respingere, gli altri da criminalizzare o massacrare liberamente sulle strade o dentro le mura di una prigione. Poi sarà compito di qualche ministro mandato allo sbaraglio dispensare idiozie come verità di Stato. Affondino i barconi con il loro carico umano fra i marosi, crepino pure anche in carcere e a suon di botte gli emarginati, che qui non tira aria civile e neppure cristiana.
 
Mimmia Fresu


Marted́ 17 Novembre,2009 Ore: 15:44