Un suo scritto sull'uccisione di Giovanni Gentile
di Teresa Mattei
Teresa Mattei, partigiana e deputata, è morta a 92 anni.
(...) Era assolutamente inaccettabile per noi, giovani universitari, veder primeggiare nel nostro Paese questo piccoso ed ambizioso filosofo autarchico mentre marcivano nelle galere fasciste migliaia di oppositori, fra i quali Antonio Gramsci e Umberto Terracini; mentre venivano vilmente assassinati pensatori come Gobetti e Amendola; mentre erano estromessi dall’insegnamento e perseguitati filosofi come Piero Martinetti e Giuseppe Rensi, o storici come Gaetano Salvemini. D’altra parte Gentile non è mai stato mio “maestro”, l’ho sempre aspramente criticato, insieme a tanti miei compagni ed amici, per la sua semplificazione dell’idealismo hegeliano in chiave nazionalista e bottegaia. Egli rappresentava inoltre il primo esempio sistematico di corruzione e di clientelismo nel baronato universitario, e la chiusura provinciale del pensiero nell'autarchia culturale dell'Italietta. La decisione di eliminarlo presa da noi nel ’44 non è stata guidata da ansia di vendetta come stolidamente è stato insinuato da alcuni commentatori: ben al contrario è stata un atto guidato dalla consapevolezza storica e politica che con la sua esecuzione si chiudevano definitivamente i conti con il maggior responsabile della cultura fascista e con l’equivoco della pacificazione di cui era portatore. Una pacificazione che sognava il proseguimento del regime fascista addobbato di nuove vesti democratiche. Questi giovani, costretti ad uccidere e a morire come aggressori e invasori di altri Paesi, dall'Africa alla Russia, dalla Grecia all'Albania, infangando la tradizione di civiltà del nostro Paese e anche il valore dimostrato dai soldati italiani nella prima Guerra Mondiale. I nostri GAP erano organizzati militarmente e nessuna azione era frutto di decisioni personali, la lotta era impari e mortale, così le azioni erano freddamente e tempestivamente decise ed eseguite. Infine l’ignoranza della mia biografia politica di tanti commentatori mi accosta allo stalinismo, senza sapere che in quel momento noi ci sentivamo strettamente al fianco del popolo russo, che fu determinante nella vittoria contro il nazi-fascismo, con un tributo di 20 milioni di morti. Mi è stata chiesta la ragione del mio silenzio in tutti questi anni. È proprio la gravità della attuale situazione politica italiana, incoraggiata ed aiutata dal revisionismo storico così ben rappresentato in trasmissioni televisive, sulla stampa, nell’editoria, affidato a pseudo storici del nuovo regime, a spingermi a rendere testimonianza sulle responsabilità della cultura dominante così incline ad un pericoloso, devastante sistema illiberale, di cui vediamo quotidianamente l’avanzata. La storia è fatta dalle forze in gioco, dai protagonisti e dai testimoni e non certo dagli storici. Essi possono al massimo indagarla, verificarla e raccontarla. Lari, 12 Ottobre 2004 Teresa Mattei Mercoledì 15 Maggio,2013 Ore: 16:29 |