La società delle società: la globalizzazione
di Giuseppe P. Fazio
La gravissima crisi economica dei paesi così detti “ricchi” - legata a quel complesso processo definito di “globalizzazione” - ha ulteriormente aggravato gli squilibri con i paesi in via di sviluppo, creando le premesse per l’accentuarsi dei flussi migratori. Tali flussi, causati in passato, principalmente, da conflitti etnici e regionali, dalle persecuzioni politiche e da condizioni socio-economiche complessive che non garantivano la soglia minima vitale hanno assunto oggi caratteri ben diversi. L’immigrazione pone oggi problemi di vario tipo sia in Europa che in Italia: per lunghi decenni quest’ultima paese di emigrazione per eccellenza è giunta impreparata al verificarsi di tale condizione. Inoltre, in presenza di un alto livello di strumentalizzazione politica del fenomeno, si è teso a soffermare l’attenzione sulle chiusure egoistiche e sulle paure della popolazione, anziché sui dati reali della ricchezza prodotta nel paese da tale fenomeno, sul necessario apporto di “forza lavoro” in settori e tipi di lavoro rifiutati dagli italiani, sugli aspetti demografici sempre più preoccupanti (invecchiamento della popolazione e calo demografico) e sull’arricchimento che altre culture, in un processo di reciproco riconoscimento e confronto. La migrazione è, innanzitutto, un fenomeno che richiede una cultura adeguata, un organizzazione sociale ben strutturata e una capacità d’intervento lungimirante e non strumentale, e che deve essere affrontato globalmente per creare le condizioni di ben-essere (Libro Verde sul futuro del modello sociale) di tutti i cittadini, ancora prima che per motivi di solidarietà. Le istituzioni dovrebbero prodigarsi maggiormente in favore dei lavoratori immigrati, abbattendo tutte le forme di razzismo e xenofobia, rivendicando per loro il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali, la parità di trattamento e di opportunità, promuovendo nel contempo azioni contro lo sfruttamento e la clandestinità, favorendo, in tal modo, la loro adesione e partecipazione attiva nella società civile. Bisognerebbe, di fatto, seguire l’esempio degli altri paesi occidentali, laddove il maggior rigore e il maggior controllo sono accompagnati da misure che favoriscono la piena integrazione dei lavoratori stranieri. 28 ottobre 2009 |