Bulimia
Non solo una questione psicologica…
di Giuseppe P. Fazio
La bulimia è un comportamento alimentare assai simile, nelle sue caratteristiche, all’anoressia in quanto il nucleo centrale di entrambe le patologie è rappresentato da una paura morbosa di essere in sovrappeso: il peso e la forma del corpo influenzano in modo eccessivo e inadeguato la valutazione della stima di sé. La bulimia è quindi un grave disturbo dell’alimentazione, caratterizzato da tendenze autolesioniste che porta la persona ad assumere spropositate quantità di cibo con successiva comparsa di un senso di colpa che porta ad escogitare pericolose condotte eliminatorie quali vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici. Si tende spesso a prediligere i dolci, cibi ipercalorici e con una consistenza che ne faciliti l’ingestione in breve tempo. L’atteggiamento del soggetto bulimico è un atteggiamento essenzialmente compulsivo, ed è particolarmente frequente negli adolescenti e nei giovani adulti delle grandi aree urbane rispetto alle zone rurali, in età compresa tra i 12 e i 25 anni, con un picco di insorgenza verso i 18-19 anni. La bulimia è un disturbo nascosto, silente, che al contrario dell’anoressia non è mostrabile agli altri e questo perché tutte le condotte che la persona assume sono effettuate nel segreto. Le persone con tale disturbo spesso masticano poco e ingurgitando cibo a dismisura e smodatamente. La persona che soffre di bulimia ha una bassissima stima di sé che deriva da un profondo vuoto interiore. Ed è proprio il disperato tentativo di riempire questo vuoto che questa è costretta, al di là della sua volontà, ad ingerire enormi quantità di cibo. Nel bulimico, quella che si instaura con il cibo, è una vera e propria dipendenza paragonabile a quella che lega il tossicodipendente alla droga. Il trattamento più efficace per la guarigione è senza dubbio quello ad approccio multidisciplinare poiché, soprattutto nelle fasi iniziali, è necessario l’intervento di diversi professionisti della salute. Per prima cosa infatti è opportuno valutare le condizioni mediche della paziente e trattare le complicanze derivate dall’eccessiva ingestione di cibo e dall’abuso di diuretici e lassativi, oltre che dal vomito indotto. E’ molto utile la prescrizione di una dieta adeguata e di un intervento psico-educazionale per ripristinare corrette abitudini alimentari. Soprattutto nel caso di pazienti molto giovani è opportuno coinvolgere la famiglia e ottenerne la collaborazione nel percorso terapeutico. E’ indicato anche un percorso di psicoterapia (individuale, di gruppo o familiare) per intervenire sugli aspetti psichici del disturbo e sulle eventuali patologie psichiche concomitanti (disturbi di personalità, depressivi o ansiosi). In buona sostanza, il bulimico non deve essere lasciato solo, come molte altre patologie, la bulimia può essere annoverata tra le patologie di carattere sociale che necessitano del supporto affettivo. E’ infatti impensabile che la catena morbosa possa essere spezzata autonomamente dal soggetto… 13 ottobre 2009 |