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di Giuseppe P. Fazio

L’ultimo film che l’attore inglese Peter Sellers interpretò prima della sua morte è ricordato dai cinefili come una delle sue migliori interpretazioni: sì tratta del film il cui titolo italiano, Oltre il giardino, richiama il tema principale di una storia che diventa apologo. Un giardiniere trascorre parte della sua esistenza all’interno di una villa inglese nella tranquilla , accogliente e sicura realtà di un giardino a cui si dedica. Ma oltre il giardino, appunto, si estende una realtà ben diversa, meno tranquilla e sicuramente più violenta. Tutta questa realtà filtra nella quiete dell’esistenza del giardiniere solo attraverso il suo contatto con la televisione: sulle spesse lenti dei suoi occhiali si riflette il flusso incessante di immagini che scorrono sullo schermo e che egli governa con il telecomando. Quando una realtà diventa troppo dura o inquietante o difficile da sopportare, basta cambiare canale, premendo un semplice pulsante del telecomando, dando spazio a visioni più piacevoli e rassicuranti. Con un semplice movimento, il pacifico giardiniere, è in grado di costruire il mondo delle proprie esperienze operando una sorta di montaggio. Dove è la realtà? Egli si sente così padrone della sua personale realtà, di cui cura il montaggio, da immaginare che sia sempre così. Questa credenza, lo fa comportare in un modo assurdo ridicolo… costretto ad uscire di casa, si trova di fronte ad una scena di violenza, ed inutilmente cercherà, di cambiare il tutto con il telecomando.

Naturalmente questa è soltanto finzione, nella realtà le cose vanno ben diversamente ma in ogni caso il testo può essere preso da esempio per comprendere quali siano le dinamiche societarie di costruzione della realtà. Ognuno di noi tendenzialmente, cerca di rifuggire da quelle che sono le brutture della realtà provando a cambiare canale e, mozzando così di netto una realtà che in ogni caso continua la sua propria esistenza anche se al di fuori della nostra personale percezione. In questo modo ognuno e libero di scegliere di guardare ciò che vuole e di credere che ciò che vede sia vero o falso. Ma, partendo dal presupposto che molte delle nostre conoscenze sono mediate dai mezzi di comunicazione di massa che sempre più spesso influenzano e falsano le nostre percezioni. Ed ancora, ponendo che coloro che occupano posizioni di potere sono pronti a far uso del loro potere per imporre le definizioni tradizionali della realtà sulla popolazione sottoposta alla loro autorità, ne consegue un rischio reale per la libertà di pensiero di ogni singolo individuo. Un vero e proprio plagio orientato a conformare la massa nei gusti e nelle idee!



23 giugno 2009