Rubrica CRIMINALMENTE/4
La delinquenza minorile in Italia: un fenomeno in espansione
di Giuseppe P. Fazio
In Italia, fortunatamente, rispetto agli altri paesi, la criminalità minorile non è clamorosa in termini di numeri. Facendo un confronto europeo emerge che su 1000 ragazzi dai 14 ai 18 anni in Francia la devianza riguarda il 43,5%, in Germania 81,9%, in Inghilterra 33% e infine in Italia solo il 9,7%. Circa venti anni fa la devianza minorile era qualcosa di poco conosciuto, riguardava, per lo più, le periferie povere ed emarginate. Oggi, ovviamente, la situazione è molto diversa: non si parla più di devianza ma, addirittura, di devianze. Sono state individuate, a tal proposito, ben sei categorie di devianza minorile:“ quella tradizionale” che riguarda i giovani di periferia “mafiosa”, ossia ragazzi inseriti in gruppi criminali, soprattutto del sud; “quella straniera” cioè riguardante i ragazzi stranieri, soprattutto nomadi, nordafricani, albanesi e dell’est Europa; “quella da malessere da benessere” un modello di devianza che non nasce da contesti disagiati bensì da un contesto benestante povero di valori e che ha smarrito il senso dei legami familiari, dove regna il consumismo e la cultura dell’iper lavoro; “il bullismo nelle scuole” e “la violenza negli stadi” che sono devianze intermedie tra le prime e il malessere del benessere. I cosiddetti bravi ragazzi che delinquono fanno più paura degli altri basti pensare a vicende come quella di Novi Ligure, quella di Chiavenna. Episodi che spaventano, soprattutto, per il fatto di non comprenderne le motivazioni. Questa nuova devianza da un punto di vista numerico non è così clamorosa tuttavia un solo episodio di questo tipo crea più allarme sociale rispetto a mille furti o scippi. Quest'ultimi hanno una logica ossia quella del guadagno, gli altri delitti rimangono invece misteriosi. In questi ultimi anni accanto ai ragazzi delinquenti deprivati ed emarginati si sono aggiunte nuove figure: adolescenti che vivono forme più o meno gravi di sofferenza e disagio psichico, giovani con problemi di dipendenza da sostanze psicoattive che commettono reati proprio per l’acquisto delle sostanze, ragazzi con problemi sul piano relazionale e comunicativo che commettono atti devianti di valenza, ragazzi ben integrati, educati però alla logica del tutto e subito e dell’individualismo esasperato che non riconoscono gli altri come portatori di diritti e se stessi come titolari di doveri. Gli adolescenti di oggi, rispetto ai loro coetanei del secolo scorso, vivono maggiori situazioni di disadattamento e di disagio, frutto di enormi difficoltà incontrate nelle relazioni con gli altri e nell'identificarsi in una società odierna piena di contraddizioni, di dubbi ed incertezze: disadattamento e disagio sono oggi le malattie sociali da cui difendersi. 13 marzo 2009 |