Paradisi artificiali
di Giuseppe P. Fazio
Tema non sempre facile da affrontare, quello delle droghe, è stato più volte preso in considerazione da diversi scrittori, i quali, spesso, ne hanno decantato le immaginifiche sensazioni. Già Thomas de Quincey, nelle sue Confessioni di un mangiatore d’oppio, ne illustra gli effetti sconvolgenti del consumo. Ma chi più d’ogni altro è ricordato, sia per la sua grandezza letteraria, nonché sregolatezza, vantando anche il nome di poeta maledetto è, Charles Baudelaire, il quale, nei suoi Paradisi artificiali, ci propone un viaggio illuminante nei meandri della mente turbata dall’hashish, dall’oppio e dal vino dove l’immergersi in sensazioni travalicanti i limiti delle esperienze mentali, fondono illusione e realtà, permetteva ai pensieri di fluire senza freni, prendendo forme meravigliose e strane. Ovviamente è facile comprendere come vi sia una profonda differenza, tra la realtà che ogni giorno ci viene proposta in riferimento al mondo della droga, e quella molto più accattivante dell’arte. Realtà, dove l’uso e abuso di molte sostanze costringe i molti sventurati, schiavizzati dalla dipendenza, a versare in condizioni al limite del pietoso. Ma, se da un lato e da una parte, l’utilizzo di tali sostanze è fermamente condannato dalla politica attuale, dall’altro, si moltiplicano le posizioni più morbide auspicando, in certi casi, addirittura la libera circolazione. Ma quali le reali motivazioni di tali posizioni? Come la solito è sempre bene diffidare dai semplicismi i quali, spesso, nascondono dietro di se ideologie distorte e false argomentazioni tendenti esclusivamente alla mistificazione della realtà. Sempre più spesso dietro la finta bandiera di una maggiore civiltà (è di moda oggi il paragone con nazioni di diversa cultura e tradizione) si nasconde il raffinato demone del caos che, se alimentato nel giusto modo, riesce a compiere la sua malsana azione. Naturalmente, questa non vuole essere una polemica della polemica ma, molto più semplicemente, la riflessione su uno dei tanti argomenti che, come al solito, viene portato alla ribalta esclusivamente come pretesto per tornare a parlare della maggiore o minore democraticità di questo o quello schieramento politico. Fiumi di parole vengono riversati, unitamente ad oceani di sciocchezze, direttamente dalle trasmissioni di approfondimento alle case della gente comune che al termine di tutto, il più delle volte, restano impantanati nell’incertezza: madre di molte scelleratezze. Ora, se è vero che le discussioni e le opinioni contrastanti sono la più alta espressione di un popolo in democrazia, non è pur vero che uno dei più grandi doveri dei governanti - eletti dal popolo - è quello di dare risposte chiare e chiarificatrici e non quello di alimentare i dubbi? 12 febbraio 2008 |