La destrutturazione del comportamento deviante

di Giuseppe P. Fazio

La strutturazione di ogni società passa necessariamente per una serie di meccanismi di costruzione della realtà e tale costruzione, logica conseguenza di processi di apprendimento, è alla base dell’ordine sociale: elemento funzionale dell’equilibrio societario.

E’ sostenibile che tale ordine sia la derivazione di processi di apprendimento tendenti a cristallizzare nella mente del singolo e di conseguenza nella coscienza collettiva particolari strutture di pensiero che si concretizzano in esteriorizzazioni funzionali al mantenimento dell’ordine stesso. Le istituzioni sono le logiche oggettivazioni della necessita di regolamentazione della massa sociale. La conoscenza, nella società, specificandosi in settori determinati fissa le condotte individuali che si oggettivizzano in ruoli ben precisi. Ogni ruolo è inserito in un settore che è parte integrante del sistema societario, a sua volta funzionale per il mantenimento dell’equilibrio della società stessa.

L’equilibrio è assicurato quindi dall’ordine sociale, che a sua volta è garantito da specifiche istituzioni. Le istituzioni esercitano il loro controllo grazie ad uno specifico apparato normativo, che impone il proprio potere, definendo gli scarti dalla normalità. In casi di devianza vengono, a seconda dei casi, posti in essere i necessari meccanismi di gestione e riassorbimento del disequilibrio.

A questo punto è possibile, a conclusione di questa lunga premessa, addentrarci nel merito della questione: se è vero che l’atteggiamento deviante è determinato non in base a delle caratteristiche proprie ma al contrario in base a differenze tra ciò che è definito normale e se è vero che il concetto di normalità è un concetto costruito socialmente in base ad una logica di generalizzazione dei comportamenti è possibile, a questo punto, sostenere per assurdo che ogni comportamento adottato da una maggioranza sia suscettibile di transustanziazione: la devianza è soltanto ciò che ancora non è definito normale ma passibile di diventarlo!

E’ chiaro quindi che la questione se portata alle estreme conseguenze può avere esiti ben più drammatici del previsto. Un particolare tipo di mentalità, fortemente radicata in un determinato contesto è in potenza candidata alla istituzionalizzazione. Andando oltre l’astrazione teorica è possibile capire come l’eventuale risoluzione del problema della forma mentis delinquenziale risieda nella lotta alla strutturazione di realtà percepite come normali. In determinati contesti - e bene sempre evitare inutili generalizzazioni - è la rieducazione, previa eliminazione delle fonti inquinanti, la reale soluzione riabilitante. La destrutturazione dei comportamenti degenerativi, attraverso meccanismi di bonifica sociale, mediante l’educazione alla legalità, quale presupposto all’armonia societaria, è la sola possibile metodologia per evitare l’espandersi di taluni fenomeni criminosi.



22 gennaio 2008