Non ci saranno modifiche, la legge sull’aborto va bene coś!
di Giuseppe P. Fazio
Nessuna modifica alla legge 194, dice il Ministro della Salute Livia Turco, intervenendo nel dibattito di questi giorni. Ma a cosa si deve una reazione così forte? Perché cotanto ardore? Sarà forse per le presunte dichiarazioni del Cardinale Ruini? Nelle sue recenti dichiarazioni il Cardinale Ruini non ha parlato affatto di modifica bensì di aggiornamento che tenga conto dei progressi della medicina, grazie ai quali bambini estremamente prematuri possono sopravvivere al di fuori del grembo materno, anche in gravidanze arrivate a poco più della metà del loro percorso. Su questo specifico punto è la clinica Mangiagalli di Milano ad aver preceduto tutti, stabilendo che, nel rispetto della legge 194, non è possibile in nessun caso effettuare aborti quando la gravidanza è oltre le ventidue settimane e mezzo, termine oltre il quale il feto ha possibilità di vita autonoma. Eppure, i giornali hanno strillato titoli che niente hanno a che vedere con tutto questo. Leggendo il testo degli articoli si capisce che le cose non stanno proprio così ma, intanto, il danno è fatto e l’allarme è lanciato: travisando dichiarazioni pubbliche e atti parlamentari l’antica contrapposizione laici/cattolici è bella e pronta, utile solamente a chi vuole impedire che si cerchino soluzioni efficaci e condivise. Da quando nel nostro paese l’aborto è stato legalizzato, infatti, quasi non è stato più possibile parlarne, se non in termini ideologici, fatti di furiosi e superflui scontri politici, che impediscono di guardare in faccia il problema per cercarne insieme una soluzione adeguata ed efficace. Pur tuttavia, a volte basta così poco per sostenere una donna in difficoltà, per permettere a una donna di diventare madre: lo raccontano i tanti volontari che da sempre, nel silenzio dei media e nell’irriconoscenza di gran parte della politica, incontrano, ascoltano, e accompagnano le madri in difficoltà. In questi anni migliaia di donne sono state aiutate a far nascere i loro figli. Ovviamente, è sempre difficile trovare accordo su questi punti. Lavorare insieme, perché forme concrete di solidarietà trovino sempre più spazio, perché l’aborto sia sempre meno considerato come una possibilità, come una via d’uscita da problemi economici, familiari, o anche di solitudine, dovrebbe essere prioritario anche per chi più di trent’anni fa si è battuto per la sua legalizzazione. 02 gennaio 2008 |