Novità sul passato dei bimbi fino a tre anni. Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine
di Augusta De Piero
14 dicembre 2018
Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autrice che ringraziamo, dal suo blog http://diariealtro.it/?p=6278
Poco più di una settimana fa su facebook (il social che frequento per cercar di sapere cosa accade e cosa si racconta a proposito di notizie che non compaiono sui mezzi di informazione) si sono resi visibili bambolotti di pelle chiara e di pelle scura, che si diceva fossero vietati all’asilo nido comunale di Codroipo.
Ho cercato di capirne di più e prima di tutto ho stabilito alcuni punti fermi per orientarmi:
Purtroppo il superiore interesse del minore, principio ormai fermo nella legislazione, viene eluso con la complicità silente dell’opinione pubblica.
![]() E’ tempo di tornare ai bambolotti bicolore … anzi no perché nulla se ne dice nei documenti ufficiali del comune.
Prima di tutto trascrivo i testi di due degli emendamenti al regolamento in vigore, proposti dalla maggioranza e approvati, se ho ben capito, con voto in aula Articolo 1 secondo capoverso; testo originario
Opera in stretta collaborazione con la famiglia e non in alternativa ad essa, sostenendo le capacità educative dei genitori, favorendo la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, concorrendo alla prevenzione delle situazioni di svantaggio psicofisico e sociale e contribuendo ad integrare le differenze ambientali e socio-culturali anche assicurando la presenza di materiali ludico-didattici che fanno riferimento alle diverse culture.
Articolo 1 secondo capoverso; testo modificato
Opera in stretta collaborazione con la famiglia e non in alternativa ad essa, sostenendo le capacità educative dei genitori, favorendo la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, concorrendo alla prevenzione delle situazioni di svantaggio psicofisico e sociale con lo scopo di favorire in ogni bimbo la possibilità di svilupparsi e d esprimersi liberamente, contando su interventi educativi che gli consentano, senza inibirlo, di orientare le proprie energie verso comportamenti in cui egli riesca a stabilire proficue relazioni e a manifestare in modo costruttivo la propria iniziativa e inventiva, supportato da adeguati materiali ludico-didattici.
Articolo 2 primo capoverso; testo originario
Al nido ogni azione è svolta nel rispetto delle diverse fasi di crescita, dei personali ritmi di sviluppo di ciascun bambino e alla cultura di provenienza.
Articolo 2 primo capoverso; testo modificato
Al nido ogni azione è svolta nel rispetto delle diverse fasi di crescita, dei personali ritmi di sviluppo di ciascun bambino garantendo a tutti i piccoli uguali possibilità di sviluppo e di mezzi espressivi e contribuendo a superare i dislivelli dovuti a differenze di stimolazioni ambientali e culturali.
Da dove sbucano i bambolotti?
Si tratta di testi piuttosto anodini e, se bambolotti ne sono schizzati fuori, deve esserci stato qualche indicatore specifico. Può essere guida all’interpretazione l’espressione soppressa “culture di provenienza” che carica di un sapore particolare ogni altra modifica (testo originario art. 2 primo comma). Con giri di parole insomma il piccolo utente del nido non deve sentirsi africano, asiatico o che so io . E qui la faccenda si fa un po’ ridicola.
I piccoli che si avvalgono del nido possono
E a questo punto anche i bambolotti possono entrare in scena, come ogni altro elemento di rassicurazione che accompagni i piccoli nel mondo dell’educazione.
Potranno tenerli con sé anche quando insorgesse il sospetto che provengano dei paesi d’origine (e se nati in Italia qual è il paese d’origine)? O saranno loro sottratti in omaggio alla certezza del diktat che vedremo fra poso? E se i piccoli –chiaramente non originari dalla Cina – avessero con sé un oggetto made in China che accadrà? L’aver cercato di capire non mi tranquillizza.
La genericità scivolosa degli emendamenti approvati riportati sopra potrebbe suggerire anche preoccupanti interpretazioni. Mentre mi arrovello ho la risposta da un esegeta che parla da un luogo dominante. La traggo da una intervista concessa da Massimiliano Fedriga, presidente della Giunta regionale, a Viviana Zamarian del Messaggero Veneto (8 dicembre pag. 15). Ricopio segnalando le virgolette della citazione originale e mentre scrivo non riesco a trattenere una solitaria, amara risata. Il presidente ha affermato che «per integrare bambini che vengono da paesi lontani non bisogna dar loro materiale ludico-didattico del paese d’origine. Questi bambini devono conoscere tradizione e cultura del territorio in cui si sono trasferiti a vivere. Questo è fare integrazione» Dalle dichiarazioni presidenziali si deduce che
Appena mi immagino una persona deputata alla pulizia etno-ludico-didattica, da svolgersi in un quadro culturale di integrazione, che sottrae a un piccolo l’oggetto ostacolo all’integrazione stessa vengo fulminata da un’immagine orrenda.
Majdanek è una località situata a circa quattro chilometri ad est di Lublino in Polonia.
Sarebbe restrittivo definirlo un museo, è un campo di concentramento praticamente rimasto com’era dai tempi del nazismo. I pannelli esplicativi e gli oggetti esibiti all’interno delle baracche sono più che sufficienti per rivivere l’orrore di questo campo. Sono visibili anche i forni crematori, nonché le camere a gas in cui veniva usato il famigerato Zyclon B. In quel campo, che visitai qualche anno fa, vidi ordinati in una bacheca i bambolotti di ‘celluloide’ (ai miei tempo si chiamava così) li conoscevo bene perché ci giocavo anch’io come i miei piccoli coetanei cui furono sottratti prima che fossero gasati e bruciati, ceneri nel vento. ![]() ![]() Ma non è il punto di partenza: una visitazione delle piccole crepe nella condotta umana aiuta … almeno a capire la storia Venerdì 14 Dicembre,2018 Ore: 17:36 |