Un progetto politico per la nuova Siria: libera, laica e democratica
di Olivier Turquet
Scritto da: Olivier Turquet Data: 22 gennaio 2013 In: Internazionale, Interviste, Medio Oriente, Pace e Disarmo, Politica, Questioni internazionali
Opposizione Democratica Siriana
A fine mese, a Ginevra, si riunirà l’opposizione siriana democratica che da tempo ha preso la decisione di cercare una soluzione pacifica e nonviolenta al conflitto esistente in Siria. Lo chiediamo a Ossamah al Tawel membro del Comitato Esecutivo del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico; di Ossamah abbiamo già pubblicato due interviste dell’amico Giovanni Sarubbi, direttore de Il Dialogo. Pressenza sarà presente alla conferenza. Ossamah, intanto grazie per aver invitato Pressenza e gli umanisti; spiegaci un po’ il motivo di questa conferenza, chi parteciperà e cosa vi aspettate? La conferenza di Ginevra è stata voluta da tutte le forze politiche e le personalità della cultura siriani che credono in una Siria democratica “realmente” che si possa instaurare dopo la caduta del regime e soprattutto dopo la cessazione della tragica violenza che imperversa tra la nostra gente. Il nostro coordinamento ha cercato sempre di più nei mesi passati di rafforzare la sua linea chiara e stabile nel rifiuto della violenza, il rifiuto dell’intervento militare ed il rifiuto del settarismo religioso, questi sono i nostri 3 NO ormai diventati famosi in tutto il mondo. Perciò siamo stati attaccati duramente dai falchi sia del regime che dell’opposizione estera pagata ed appoggiata dal Golfo Arabo, dalla Turchia e dall’Occidente sempre più immorele e schizofrenico. Abbiamo scelto di autofinanziarci per rimanere completamente indipendenti di qualsiasi influenza politica straniera, un motivo per il quale stiamo veramente soffrendo con la mancanza di mezzi e strumenti che possano influenzare in modo più attivo gli eventi, soprattutto a livello mediatico e a livello di aiuti immediati per la nostra gente, che è per noi la cosa più importante. Qual’è la tua percezione sulla situazione attuale in Siria? La violenza si sta diffondendo sempre di più, il regime insiste nel continuare sulla linea dura e militare di oppressione contro il popolo e la Turchia ed i paese del Golfo Arabo (soprattutto Qatar e Arabia Saudita) insistono sulla linea di appoggiare i gruppi salafiti e le formazioni di Alqaeda che sono entrate dai confini turchi e giordani con appoggio evidente ed anche provato dei servizi segreti e degli eserciti di questi paesi; la Giordania sta cambiando rotta ma la Turchia di Erdogan non ne vuole sapere. Si è parlato molto, qualche tempo fa di “mussalaha”: quale è la situazione di questo movimento? E quale è la tua opinione? Almusalaha è uno di tantissimi movimenti formati dai giovani siriani, siano a favore del regime o dell’opposizione, ci sono alcuni di questi movimenti formati proprio da entrambe le parti. Secondo me rappresentano la coscienza sana del popolo siriano, si tratta del pensiero collettivo della nostra gente che ha vissuto migliaia di anni nella diversità in modo molto civile, non a caso la Siria, fin da tempi antichi, si è guadagnata la definizione di culla della civiltà. Il nostro coordinamento ha sempre appoggiato tutti questi movimenti, anche i nostri attivisti ne facevano parte ed hanno pagato per questa loro attività con la loro vita o con la libertà. Tutti questi movimenti cercavano di circoscrivere qualsiasi caso di violenza per proteggere la pace e la convivenza civile tra i diversi componenti nelle città e dei villaggi. In tanti casi sono riusciti ed altri no per causa dell’eccessiva violenza di tutte le parti ma soprattutto per quella compiuta dal regime. Quali sono le vostre proposte di soluzione, sono le stesse che raccontavi un anno fa o ci sono stati cambiamenti? Le nostre proposte di soluzione non sono le stesse: alcuni punti sono stati cambiati naturalmente in base allo sviluppo della situazione drammatica della militarizzazione della rivoluzione, quando abbiamo organizzato la nostra conferenza a Damasco con delle garanzie russe e cinesi abbiamo annunciato la nostra visione per la soluzione pacifica della crisi: - Abbiamo riconosciuto tutti gli accordi per il periodo di transizione firmati con le altre parti dell’opposizione compreso il CNS. - Abbiamo dichiarato che la linea militare di oppressione contro popolo che vuole libertà e democrazia ha causato l’estendere della violenza su larga scala, ed ha creato un clima a favore di soluzioni straniere, perciò abbiamo richiesto il cessate il fuoco da tutte le parti e di inviare osservatori Onu o forze Onu per garantirlo al più presto possibile. - Abbiamo presentato una richiesta scritta al mediatore Alibrahimi di fare il possibile per organizzare una conferenza internazionale sulla Siria dove non dovrà mancare nessun paese che ha a che vedere con la crisi siriana o quei paesi che sono coinvolti in modo diretto, cioè i 5 paesi membri permanenti nel consiglio di sicurezza Onu più Iran, Turchia, Arabia Saudita, Egitto. Per noi è chiarissimo il fatto che se non si fa un accordo tra questi paesi e soprattutto tra gli Stati Uniti e la Russia non si potrà mai arrivare ad una soluzione pacifica. - Fatto quel passaggio necessario si darà luogo ad un periodo di transizione e di trasferimento del potere in modo certo e pacifico mantenendo le istituzioni dello stato intatte soprattutto quella militare che dovrà riformarsi col resto delle istituzioni dopo le elezioni democratiche. Tale transizione deve essere appoggiata da una risoluzione Onu in base al sesto capitolo che obbliga tutte le parte ad eseguire le decisioni prese; naturalmente con il consenso di una delegazione dell’opposizione siriana. Un tuo commento sul recente discorso di Assad? Alassad nel suo discorso inutile (come del resto erano tutti i suoi discorsi) non ha offerto nulla, anzi era un discorso riservato solo alle sue milizie militari per tranquillizzarle che è ancora forte e che possono continuare a morire per lui, Alassad era come fosse staccato completamente dalla realtà, non ha parlato neanche nel nome del suo partito Albaath, neanche una volta nei suoi precedente discorsi, vuole far capire a tutti che lui e solo lui l’uomo più forte, il Dio dell’epoca, proprio come facevano Hitler o Mussolini o Ceausescu. La verità quel discorso non merita neanche di essere criticato. Perché la sorte della Siria è importante per tutto il mondo? Cosa si sta giocando lì secondo voi? Per rispondere a questa domanda in realtà bisogna scrivere un libro intero, ma cercherò di riassumere l’importanza geopolitica di questo paese negli equilibri internazionali attuali. - La Siria confina lo stato di Israele, l’unico paese al mondo che è stato creato dall’Occidente per essere una base militare avanzata in Oriente o, più precisamente, nel cuore del mondo arabo. Non dimentichiamo che Israele, anche se non fa parte della Nato, ne è un forte alleato. - La Siria confina anche con la Turchia che fa parte della Nato ed ospita diverse basi militari Usa. - La Siria ha una relazione strategica con l’Iran, paese che ormai sta per arrivare alla sua atomica in modo molto più veloce di quanto si pensava, che a sua volta confina con il Golfo Arabo alleato molto debole e molto obbediente all’Occidente. - La Siria ha delle relazioni storiche e molto forti con la Russia e la Cina, anzi per loro la Siria è, senza alcuna esagerazione, parte integrante della loro sicurezza nazionale, per quello hanno utilizzato il veto ben due volte a favore del regime siriano. - La Siria ha un peso culturale che ha influenzato tutto il mondo arabo negli ultimi secoli, perciò il resto dei regimi arabi, soprattutto quelli del Golfo Arabo, temono la vincita della democrazia lì, perché significaherebbe che dopo toccherà alle loro monarchie. Oltre al fatto che l’Occidente naturalmente non vuole nessun cambiamento soprattutto nel Golfo Arabo, ama in modo pazzesco i loro sceicchi obbedienti che gli permettono di continuare l’opera di sfruttamento delle ricchezze altrui a bassissimo prezzo da una parte, e dall’altra far crescere il mercato delle armi. La prova? La rivoluzione del Bahrein. Lì si sta compiendo una tragedia contro il popolo, ma si permette all’Arabia Saudita di mandare il proprio esercito a reprimere qualsiasi rivolta con le armi. Si muovono contro la Siria ma lì è tutto permesso e al diavolo i diritti umani. Due pesi e due misure, la stessa cosa accade naturalmente quando si tratta di Israele. - La Russia e la Cina non molleranno mai la roccaforte siriana sulla scacchiera del Medio Oriente, perché perdere la Siria vuol dire che hanno perso l’unica carta vincente contro la Nato, in quanto anche l’Iran si indebolirebbe notevolmente, e finirebbero un giorno faccia a faccia con la Nato in modo diretto. - La Siria è la porta principale per la Turchia verso il resto del mondo arabo, una parte del suo successo economico negli ultimi anni era dovuto solamente a questa porta vitale. - La Turchia ha un problema vecchio con i curdi che non vuole riconoscere come popolo nemmeno riconoscerne i diritti linguistici e culturali, ma i curdi si trovano anche nel nord della Siria e rappresentano il rifugio strategico dei curdi turchi, perciò la Turchia sta facendo entrare i gruppi terroristi soprattutto nelle loro zone con appoggio militare e logistico. Per tutto questo nessuno vuole la vittoria della rivoluzione siriana nemmeno l’Occidente falso e bugiardo, tutti vogliono Alassad ma come dittatore di un paese che si auto distrugge gratuitamente senza nessun intervento militare, così Israele, come base militare occidentale, avrà più sicurezza e più dominio nella regione, e l’Iran sarà sempre più debole e perderà nel tempo un eventuale appoggio militare dalla Siria nel caso di un conflitto con l’Occidente o con l’Israele, ed il Golfo Arabo sarà sempre più sottomesso al processo di sfruttamento delle sue risorse. Mercoledì 23 Gennaio,2013 Ore: 15:53 |