Mass-media
SCUSA,DINO…MA LE CARTE MI SEMBRAVANO ATTENDIBILI
di Ernesto Miragoli
Sul caso di Dino Boffo ex direttore di Avvenire
Ernesto Miragoli
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Giornalista.
E così il grande (?) Vittorio Feltri s'è accorto che Dino Boffo non è mai stato omosessuale, non ha avuto tresche strane dalle parti del sesto comandamento, non c'entra nulla con storie di trans, escort e via elencando.
En passant chiede scusa definendo Dino Boffo un grande giornalista e non lo fa con la stessa risonanza con cui pubblicò la notizia, cioè con titoli a nove colonne in prima pagina.
Non manda il suo più stretto collaboratore Alessandro Sallusti in TV a fare chicchirichì sul tema che ha tenuto banco tutta l'estate per sviare l'attenzione pubblica sugli andirivieni (questi sì molto documentati) fra palazzo Grazioli e villa Certosa, non si preoccupa neppure di chiedere scusa ai suoi lettori ed al suo editore perchè non ha saputo nemmeno fare la prima cosa che ci insegnavano i vecchi capiredattori quando iniziavamo a collaborare ad un giornale: controllare la notizia fino allo spasimo!
No, lui no, lui – senza umiltà ed anche un po' tiroso - chiede scusa rispondendo quasi per caso ad una lettrice e dicendo che la notizia gli era stata passata da un informatore serio e credibilissimo (sic!) e che lui, il due volte successore di Indro Montanelli alla direzione di un giornale che moltissimi rimpiangono e che non comprano più dal 1994, l'ha controllata solo dopo.
Sì, ho dovuto rileggere la frase: ha controllato la notizia solo dopo.
Ma…si rende conto della gravità della sua affermazione? Si rende conto che fiondare una notizia di presunta omosessualità del direttore del quotidiano di riferimento dei vescovi d'Italia con titoli da scandalo in prima pagina senza averla riscontrata fin nei minimi dettagli e provocare il terremoto che ha provocato è roba da autolicenziamento in tronco con annesso pubblico proclama che s'è sbagliato a voler fare il giornalista?
Ma Feltri non si dimetterà per questo terribile e vergognoso errore che getta un'ombra sul tipo di controllo delle notizie e delle informazioni che "Il Giornale" spara come cannonate un giorno sì ed uno no. Forse non ha neppure pensato di farlo e, certo, il suo editore non glielo chiede.
Chi sbaglia, in questo paese, non paga mai. Paga solo chi è accusato, anche se ingiustamente, di aver sbagliato. Basta che chi l'accusa sia uno che conta.
Dino Boffo ha pagato: si è dimesso dalla direzione di Avvenire ed ha passato un'estate nella dolorosa solitudine di sentirsi un appestato per colpa di terzi.
Ma a Feltri e Sallusti non interessa.
Loro devono continuare a fare il giornale con scoop di richiamo per vendere più copie. Questo chiede loro la famiglia Berlusconi. E questo loro devono fare.
C'è comunque una domanda che mi pongo: è solo un caso che il rimedio alla patacca che ha preso il giornale arrivi solo dopo che da qualche giorno i vescovi hanno nominato il nuovo direttore di Avvenire?
Ernesto Miragoli Sabato 05 Dicembre,2009 Ore: 09:07 |