Il dibattito sul recente referendum Svizzero sui Minareti
Integrazione e riconoscimento dell'Islam
di YAHYA PALLAVICINI*
Rubrica VISTO DA ME del quotidiano Il Messaggero del 14-12-009
Il divieto di costruire nuovi minareti sancito dal recente referendum svizzero ha aperto in Europae nel mondo un acceso dibattito politico e culturale che richiama l'attenzione sul valore sacro dei simboli di ogni religione e offre l'occasione di una riflessione complessiva. Sembra infatti dilagare la tentazione di confondere la libertà di religione con la libertà dalla religione, come auspicavano le ideologie materialiste del secolo scorso e come impone l'approccio laicista che traspare dall'ultima sentenza della Corte Europea di Strasburgo sull'esposizione del croci fisso nei luoghi pubblici,
Si fa strada l'illusione superficiale secondo la quale la rimozione dei simboli sacri dallo spazio pubblico dovrebbe garantire la convivenza pacifica favorendo l'uguaglianza, concepita sulla base di criteri meramente quantitativi come tabula rasa delle identità spirituali. D'altra parte, non è nemmeno accettabile l'atteggiamento qualunquista di chi vorrebbe risolvere il problema sostituendo al laicismo il sincretismo e proponendo di istituire ovunque una sorta di artificioso pantheon della sacralità, dove dovrebbero trovare posto uno accanto all'altro i simboli sacri di tutte le confessioni religiose.
La libertà di religione, tuttavia. non può neppure diventare privilegio di una sola religione, sancendo giuridicamente e culturalmente la legittimazione di un miope esclusivismo confessionale. Nel contesto democratico e pluralista dell'Europa contemporanea, infatti, si profilano doublé standards fortemente discriminatori dell’identità delle minoranze religiose, sulla base dei quali alcuni simboli sarebbero più uguali di altri, che non avrebbero diritto di cittadinanza nel contesto storico, giuridico e culturale europeo come dimostra il caso del referendum svizzero. Quando il ministro Calderoni attribuisce all'Arcivescovo di Milano Tettamanzi l'epiteto di "Imam" con intento ingiurioso, il problema non è tanto valutare l'atteggiamento del Cardinale verso l'Islam, quanto la totale mancanza di rispetto verso una funzione sacerdotale sacra che sì esprime nella forma confessionale islamica.
Se l'interpretazione ideologica di una religione diventa culto di Stato, super-religione civile, allora i simboli, le funzioni. i luoghi di culto, la dottrina stessa delle altre confessioni vengono delegittimati e rifiutati come estranei, e migliaia di italiani musulmani di prima e seconda generazione si trovano nella paradossale condizione di essere stranieri a casa propria, 1 simboli costituiscono un supporto di conoscenza sintetica che consente ai credenti di elevarsi spiritualmente e intellettualmente dalla molteplicità della creazione all'unità del Creatore. Occorre dunque riscoprire il significato più profondo e reale del simbolismo tradizionale ed essere allo stesso tempo capaci di interagire costruttivamente con il pluralismo delle religioni. delle idee e degli uomini. Si tratterebbe allora di riconoscere una comunità islamica formata anche da uomini e donne che sono già cittadini italiani e, come tali, si presentano come gli interlocutori più adatti alla realizzazione di un percorso di Intesa tra lo Stato nel quale sojio nati e vivono e la religione alla quale si riferiscono, l'Islam. La libertà religiosa è una condizione imprescindibile per favorire una convivenza matura.
Dunque non demonizziamo i simboli sacri come il minareto né gli strumenti politici come il' referendum, ma cerchiamo di evitare che i simboli sacri e gli strumenti politici siano strumentalizzati per demonizzale l'Islam e negare la libertà di culto ad una comunità religiosa. Sebbene infatti la presenza del minareto non sia essenziale per una pratica completa del culto islamico, tali segnali di chiusura rischiano di alimentare l'islamofobia, l'ignoranza e la confusione tra Islam e integralismo, favorendo la diffusione di un'immagine formalista e militante dell'Islam. La Coreis italiana fa appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Governo e alle Istituzioni italiane affinché venga finalmente conferita completa dignità e piena cittadinanza agli italiani di religione islamica tramite il riconoscimento giuridico dell'Islam in Italia. In questo modo, anche ne) nostro Paese, sarebbe sancito il diritto di una comunità di credenti ad avere luoghi di culto trasparenti e dignitosi, guide spirituali affidabili e qualificate, nella partecipazione attiva e responsabile allo sviluppo globale e al benessere diffuso della propria Patria,
* Imam, vicepresidente
Coreis (Comuni!à religiosa
islamica) italiana Mercoledì 16 Dicembre,2009 Ore: 17:22 |