FILOLOGIA, TEOLOGIA, E ANTROPOLOGIA. 1 Gv., 4. 1-16: "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST".
"CARITAS IN VERITATE": IL GRANDE SACERDOTE SI RIPROPONE COME L'AMMINISTRATORE SUPREMO DEI BENI DI DIO ("DEUS CARITAS EST").
IL MAGISTERO DELL’"ICTUS", DEL COLPO MORTALE ALLA CHIESA E ALL’ITALIA. IL "PESCE" ("I.CH.TH.Y.S.") - SENZA ACCA - PUZZA DALLA TESTA. Il teologo Ratzinger, dopo aver tolto la "h" dalla "Charitas" (Amore), ha precisato: "Nazaret" si scrive "senza acca"!
di Federico La Sala
"Caritas in Veritate", Introduzione - pf. 2: [...] Per la Chiesa - ammaestrata dal Vangelo - la carita` e` tutto perche’, come insegna san Giovanni (cfr 1 Gv 4, 8.16) e come ho ricordato nella mia prima Lettera enciclica, «Dio e` carita`» (Deus caritas est): dalla carita` di Dio tutto proviene, per essa tutto prende forma, ad essa tutto tende. La carita` e` il dono piu` grande che Dio abbia dato agli uomini, e` sua promessa e nostra speranza. [...] "Caritas in Veritate", Introduzione - pf. 2. Cfr.: testo integrale TESTO EVANGELICO: "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4.1-16) Global Ratzinger * Ecco il testo completo della nuova enciclica: un’analisi economica e sociale sul XXI secolo e un richiamo etico per rendere meno ingiusto il futuro Si intitola Caritas in veritate la nuova enciclica di papa Ratzinger, presentata proprio alla vigilia del G8 e tutta incentrata sui grandi temi posti dalla globalizzazione dell’economia e dei suoi effetti sulla vita delle persone. "L’espresso" ne pubblica qui il testo integrale. LEGGI TUTTA L’ENCICLICA * l’Espresso, 07 luglio 2009 Sul tema, in rete, si cfr.: SE "DEUS CARITAS EST", E LA "CARITAS IN VERITATE" ... "Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni" (dalla Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale) * * [...] gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d’Ars era umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina”.[3] Parlava del sacerdozio come se non riuscisse a capacitarsi della grandezza del dono e del compito affidati ad una creatura umana: “Oh come il prete è grande!... Se egli si comprendesse, morirebbe... Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia...”.[4] E spiegando ai suoi fedeli l’importanza dei sacramenti diceva: “Tolto il sacramento dell’Ordine, noi non avremmo il Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest’anima viene a morire [per il peccato], chi la risusciterà, chi le renderà la calma e la pace? Ancora il sacerdote... Dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo”.[5] Queste affermazioni, nate dal cuore sacerdotale del santo parroco, possono apparire eccessive. In esse, tuttavia, si rivela l’altissima considerazione in cui egli teneva il sacramento del sacerdozio. Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di responsabilità: “Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore... Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra... Che ci gioverebbe una casa piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni... Lasciate una parrocchia, per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie... Il prete non è prete per sé, lo è per voi”.[...] * LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER L’INDIZIONE DELL’ANNO SACERDOTALE IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DEL "DIES NATALIS" DI GIOVANNI MARIA VIANNEY (Per una lettura integrale del testo, cliccare sulle parole evidenziate). Mercoledì 08 Luglio,2009 Ore: 16:08 |