BATTESIMO DI GESU’ – 10 gennaio 2010
MENTRE GESU’, RICEVUTO IL BATTESIMO, STAVA IN PREGHIERA, IL CIELO SI APRI’

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


Lc 3,15-16.21-22
 
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».  
 
La prima parte del vangelo che la liturgia ci presenta per la festa del battesimo di Gesù, è già stata presentata per la terza domenica d’avvento e quindi c’è già il commento.
Ci limitiamo all’indicazione che Giovanni Battista dà di Gesù, “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”, che sarà poi smentita da Gesù. Gesù battezzerà sì in Spirito Santo – cioè immergerà le persone nell’amore di Dio – ma non nel fuoco purificatore o del castigo.
Quando Gesù, nel libro degli Atti, capitolo 1, versetto 5, riferirà le parole di Giovanni, censurerà quella del fuoco, lui è venuto a portare vita e non a distruggere. Quello che sorprende, in questa sorta di misterioso taglia e incolla che i liturgisti fanno del Vangelo, manca la parte centrale, che è importante per comprendere poi il resto. Nella parte centrale si legge che Giovanni evangelizzava il popolo, e qual è la risposta del potere all’invito alla conversione?
La risposta del potere è l’oppressione. E, infatti, scrive l’evangelista che “Erode fece rinchiudere Giovanni in prigione”. Quindi Giovanni, l’espressione della voce di Dio, che invitava alla conversione e annunziava la buona notizia, che poi Gesù sarebbe venuto a proclamare, ebbene questo Giovanni viene fatto tacere. E’ la stupidità del potere. Il potere pensa di far tacer una voce, non sa che ogni volta che lo fa, Dio suscita una voce ancora più potente.
 Infatti, messo in galera Giovanni, impedito a Giovanni di annunziare la buona notizia, di evangelizzare, ecco che Dio suscita Gesù, quindi la stupidità del potere.
La persecuzione fa fiorire la vita, non la estingue, ma questo i potenti non lo capiscono mai. Ogni volta che si spegne una voce, Dio ne fa sorgere una più potente. E veniamo alla parte finale di questo Vangelo, versetto 21.
“Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo”. Il battesimo era un’espressione di morte. Per la gente era un’espressione di morte al proprio passato, un passato ingiusto, che il battesimo doveva indicare che c’era stato un cambiamento di vita, una conversione, un orientare diversamente la propria esistenza, e questo passato ingiusto veniva poi completamente cancellato.
Anche per Gesù il battesimo sarà un simbolo di morte, ma non morte ad un passato peccatore o ingiusto, con cui lui deve liberarsi, perché lui non ce l’ha, ma l’accettazione della morte futura. Tanto è vero che Gesù, sempre in questo Vangelo, quando parlerà della morte ne parlerà proprio come un battesimo.
Dirà al capitolo 12, versetto 50, “C’è un battesimo che devo ricevere”. Quindi Gesù va a farsi battezzare, come la gente, ma per la gente è la morte al proprio passato, per Gesù è la fedeltà al Padre, fino ad accettare la morte nel futuro.
“Stava in preghiera, il cielo si aprì”. Il cielo è la dimora di Dio; si credeva all’epoca che il cielo fosse chiuso, sigillato, tanti erano stati i peccati e le colpe di Israele, che il rapporto tra Dio e Israele non c’era più. Ebbene, con Gesù, come c’è quest’uomo, che è Dio, che per fedeltà, per amore, vuole portare avanti il progetto della volontà di Dio, i cieli si aprono e non si chiuderanno più.
E l’evangelista vuole indicare che c’è la comunicazione effettiva e permanente dell’uomo con Dio. Quindi con Gesù c’è una comunicazione definitiva e permanente di Dio con l’umanità. Ebbene “il cielo si aprì”, quindi comunicazione divina, “e discese sopra di lui lo Spirito Santo”. L’articolo determinativo indica la totalità, la pienezza, la completezza dello Spirito Santo, cioè la forza, l’energia, l’attività stessa di Dio, scende tutta su Gesù.
L’evangelista scrive che questo Spirito Santo scende “in forma corporea” per indicare realmente, veramente, quindi tutto lo Spirito è sceso su Gesù, in maniera tangibile, reale. “Come una colomba”, Perché l’immagine della colomba? L’immagine della colomba richiama sia il discorso della Genesi, la creazione, dove si legge che lo Spirito aleggiava sulla superficie delle acque, e tutta la tradizione ebraica aveva visto questo Spirito che aleggiava sotto forma di colomba.
Ma anche perché della colomba è conosciuto l’attaccamento al proprio nido. Quando si fa un nido nuovo alla colomba, lei non ci va; lei rimane fedele al proprio nido. Allora l’evangelista vuole indicare che Gesù è la dimora dello Spirito del Padre, Gesù è il nido, Gesù è il nido dello Spirito.
“Ed ecco una voce dal cielo”, cioè da Dio, “«Tu sei il Figlio mio»”, questa è una citazione del Salmo 2, che era l’investitura del re Messia, ma soprattutto ‘Figlio’, nella cultura ebraica, significa ‘colui che assomiglia al padre’. Gesù non è differente dal Padre, Gesù è come il Padre, quindi non si può distinguere Gesù da Dio, perché quello che Gesù fa è quello che Dio fa.
E poi l’espressione ‘l’amato’. Questo termine indicava il figlio che ereditava tutto, il primogenito. Perché Gesù è l’amato? Perché lui è l’erede, tutto quello che ha il Padre lo ha lui.
“«In te ho posto il mio compiacimento»”, quindi con questo brano comincia l’attività di Gesù di comunicare questo Spirito Santo a quanti incontrerà.


Martedě 05 Gennaio,2010 Ore: 15:03