II DOMENICA DI NATALE – 3 gennaio 2010
IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


 
Gv 1, 1-18
 
[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.   Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. ]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.  
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
 
Nel Prologo al suo Vangelo, Giovanni riassume e anticipa tutto quello che poi formulerà lungo tutta la narrazione della sua opera. Pertanto, ogni parola è ricchissima di contenuti. Non è possibile nel breve spazio di un’omelia e neanche nei tempi che ci sono concessi in questa trasmissione, esaminarlo tutto.
Allora, per vedere almeno le linee importanti, facciamo così, iniziamo dalla fine. L’evangelista conclude il suo Prologo con un’affermazione perentoria “Dio nessuno lo ha mai visto”. Giovanni smentisce la scrittura, perché nel Libro dell’Esodo, nel Libro del Deuteronomio e in altri libri, si afferma chiaramente che Mosè, Aronne, altri 70 anziani hanno visto Dio. Gesù non è d’accordo, Dio nessuno l’ha mai visto.
Pertanto se Dio nessuno l’ha mai visto, neanche Mosè, quella che viene presentata come volontà di Dio, è una volontà imperfetta. Scrive Giovanni “Dio nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito che è Dio, che è nel seno” – nel seno significa piena intimità – “del Padre è lui che lo ha rivelato”.
 Gesù non è come Dio, ma Dio è come Gesù. L’evangelista invita il lettore a sospendere tutto quello che sa, o crede di sapere, su Dio e confrontarlo con quello che Gesù farà o dirà. Se coincide, lo mantiene. Se invece se ne distanzia o lo contraddice, va eliminato.
Cosa significa che Gesù non è come Dio? Se io dico che Gesù è come Dio, significa che di Dio ho un’immagine, un’idea. No. Non Gesù è come Dio, ma Dio è come Gesù. Non c’è altro Dio che quello che vediamo in Gesù. E’ quello che Gesù risponderà quando Filippo gli dirà “Mostraci il Padre e ci basta”, e Gesù dirà “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
Quindi Gesù si presenta come la manifestazione piena e visibile di Dio, della condizione divina. Ed è proprio per questo che viene a inaugurare un nuovo rapporto con Dio, non più basato sull’osservanza della legge, come aveva fatto Mosè, ma attraverso l’accoglienze e la somiglianza del suo amore.
Infatti il versetto che precede è “Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”. Mosè, il servo di Dio, aveva imposto un’alleanza tra Dio e il suo popolo basata sull’obbedienza alle sue leggi; Gesù, che è il Figlio di Dio, viene a proporre un’alleanza tra dei figli e il loro Padre, basata sull’accoglienza e la somiglianza del suo amore.
Questa espressione “grazia e verità” significa un amore generoso che si dona. Un amore che non nasce dal bisogno dell’uomo, ma lo precede, un amore addirittura che precede la creazione stessa e ne è la conseguenza. Il versetto 14, sempre tornando indietro, l’evangelista dice che “Il Verbo”, verbo significa questa parola che è ilo progetto di Dio sull’umanità e che in Gesù ha la piena realizzazione, “si fece” – non scrive che si fece uomo, ma si fece - “carne”, indicando l’uomo nella sua debolezza.
“E venne ad abitare”, ha messo la sua tenda, “in mezzo a noi”. Con Gesù Dio sta in mezzo agli uomini, riprende il ruolo che era stato suo fin dall’inizio, quando era stato messo in una tenda e accompagnava il suo popolo. Questo significa che con Gesù Dio non è più da cercare, ma da accogliere e con lui e come lui, andare verso gli altri.
Il versetto 12 è il versetto più importante, l’evangelista lo colloca proprio al centro del suo Vangelo; “A quanti lo hanno accolto”, a quanti hanno accolto questo progetto di Dio, come progetto di vita che si realizza in Gesù, “ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Ecco il progetto di Dio sull’umanità: un uomo che abbia la condizione divina.
E come si ottiene questo? Attraverso stili di preghiera, attraverso stili particolari di vita religiosa, o chissà che altro? No, accogliendo Gesù; accogliere Gesù significa accogliere questa potenza d’amore nella propria vita e diffonderla e comunicarla agli altri. Orientare, come Gesù, la propria esistenza a favore della libertà e della dignità di ogni persona.
Andiamo all’inizio del Prologo, dove l’evangelista, come prima ha smentito l’Antico Testamento secondo cui Mosè ed altri avevano visto Dio, corregge addirittura il libro del Genesi. Il Libro del Genesi inizia con le parole “In principio Dio creò il cielo e la terra”, l’evangelista non è d’accordo: “In principio era” – cioè c’era già –“ il Verbo”, cioè questa parola di Dio che contiene un progetto creatore e lo attualizza.
C’era una parola. Nella tradizione ebraica si diceva che all’inizio, prima ancora della creazione, c’erano le dieci parole, il decalogo. No, per l’evangelista all’inizio c’è una parola, che si esprimerà poi in un comandamento e questa parola “Era presso Dio”, si interpellava sempre presso Dio, e questa parola “era Dio” o letteralmente era un Dio.
Il progetto di Dio sull’umanità è che l’uomo abbia la condizione divina. Quando si accoglie questo progetto, al versetto 4 e 5 si sente un’esplosione, una liberazione, un’energia vitale dentro la persona, che sarà la luce che lo guida. Non c’è una luce esterna come poteva essere la legge che guidava i passi degli uomini, ma la luce interiore che è la risposta al desiderio di pienezza di pienezza, che è quella che illumina e che guida ogni persona.


Marted́ 05 Gennaio,2010 Ore: 09:09