Editoriale
Indignarsi è giusto

di Giovanni Sarubbi

Nel frottage da sinistra ll procuratore aggiunto Ilda Boccassini, la Statua della Giustizia a Milano, l'aula del Parlamento ed il procuratore Capo di Milano Bruti Liberati

Nel frottage da sinistra ll procuratore aggiunto Ilda Boccassini, la Statua della Giustizia a Milano, l'aula del Parlamento ed il procuratore Capo di Milano Bruti Liberati Confesso di non aver mai dato credito alle storie riguardanti la sessualità di Berlusconi. E questo perché in Italia noi maschietti siamo educati fin da piccoli ad ingigantire qualsiasi cosa che attiene l'esercizio della nostra sessualità. Siamo un po come una grande associazione di pescatori che riuniti attorno ad un buon bicchiere di vino si raccontano improbabili catture di pesci via via più grandi. Nel caso di Berlusconi, poi, ho sempre considerato queste notizie come utili proprio a lui stesso per aumentare la sua popolarità sia fra gli elettori maschi che fra le femmine.

Ho avuto conferma di questa mia convinzione in tantissime occasioni nelle quali mi sono trovato a discutere con persone di varie età e condizioni sociali. Pochi quelli che criticavano aspramente le sue reali o presunte performance sessuali raccontate dai mezzi di comunicazione. Persino fra le donne ne ho trovato poche disponibili a criticare apertamente i costumi del premier che ci vengono propinati dai mass-media. Chi non ricorda le foto di Berlusconi attorniato da giovani donne nella sua villa in Sardegna pubblicate su un noto settimanale di gossip? Difficile credere che gli siano state fatte a tradimento, ma ovviamente tutto e possibile, anche se quelle foto non lo hanno affatto danneggiato come si sarebbe potuto immaginare.

Detto questo confesso di essere rimasto senza parole leggendo il documento depositato alla Camera dei Deputati con il quale i PM di Milano chiedono l'autorizzazione ad effettuare perquisizioni in appartamenti del deputato Silvio Berlusconi accusato di concussione e del reato previsto dall'art. 600 secondo comma del codice penale che condanna chi ha rapporti sessuali con minori dai 14 ai 18 anni di età e che va sotto il titolo di “prostituzione minorile”.

Se si aggiunge a questo che i PM chiederanno il “giudizio immediato”, che è possibile quando c'è l'evidenza della prova, il quadro che ne viene fuori è particolarmente devastante e disgustante per chiunque abbia a cuore sia il buon nome del proprio paese, l'Italia, sia il rispetto delle donne e dei minori, bambini/e o adolescenti che siano. Giudici comunisti, come ha subito detto il premier? Complotto contro di lui? Per piacere non scherziamo! Una cosa è il gossip ed il chiacchiericcio dei politici di professione, un'altra cosa sono gli atti giudiziari. Nessuno può credere che il procuratore capo della Repubblica di Milano firmi un provvedimento contro il presidente del Consiglio, su un tema così delicato come quello di “prostituzione minorile”, senza avere prove certe in mano da utilizzare in dibattimento.

Ma devo anche dire che questo mio disgusto non è diffuso nella maggioranza della popolazione. Secondo i PM di Milano la prova a carico di Berlusconi è evidente, tanto da spingerli a chiedere il “giudizio immediato”, ma ciononostante non c'è alcuna indignazione fra la popolazione che riesca in qualche modo a dare una svolta positiva alla gravissima situazione nella quale ci troviamo. Ancora stamattina ho sentito giovani maschi giustificare quelle che vengono definite “scappatelle del premier”. Ho ascoltato frasi del tipo “ma tu l'hai vista bene a Ruby? Beato chi se la fa!”, oppure, “ma perché, i deputati di sinistra non vanno a puttane anche loro?”, come a dire se lo fanno “tutti” è lecito.

Ed è questo il tipo di idea che viene diffuso continuamente dai partiti di governo e dallo stesso Berlusconi che ad ogni piè sospinto giustifica i comportamenti più riprovevoli dicendo che “anche la sinistra ha fatto così” anzi loro sono peggio. Lo ha fatto anche recentemente durante la consueta conferenza stampa di fine anno rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva conto dello scandalo delle assunzioni di parenti da parte di molti suoi ministri. “La sinistra fa di peggio, i miei ministri rispetto a loro sono dei dilettanti”, rispose in sintesi.

Viene da chiedersi come si farà mai a raddrizzare questo paese se il capo del governo ragiona in questo modo. Un capo del governo che ha dalla sua la proprietà di molti e potenti strumenti di comunicazione di massa, tv, stampa, editrice di libri, produzione di film che tutti all'unisono continuano a proporre un modello di vita devastante e che ha ridotto a zero la moralità pubblica.

Ho avuto modo, a questo proposito, di vedere l'ultimo film del comico pugliese Luca Medici in arte Checco Zalone. Sulla prima immagine lo stemma del gruppo Mediaset, a seguire la diffusione dei peggiori luoghi comuni sul meridione e la diffusione di uno stile di vita che dovrebbe fare indignare anche un criminale incallito. E invece risate a crepapelle sulle peggiori battute, a cominciare dalla prima scena dove carabinieri e forze dell'ordine del sud vengono descritte come dedite a turpi traffici, quali quello di utilizzare a fini privati gli oggetti sequestrati come i petardi di fine anno o le sigarette di contrabbando, a quella del militare che va in Afghanistan per pagarsi il mutuo e che spera che la guerra continui fino a quando non lo avrà pagato tutto. Ancora peggio la battuta sulla scuola che non serve a nulla in Italia o la stessa trama del film basata sull'assunto che i musulmani siano in Italia per organizzare attentati, con l'uso della lingua araba fatta per incutere terrore in chiunque parli una lingua diversa dall'italiano. Il tutto firmato Mediaset, con risate a crepapelle anche al Sud su un film anti-meridionale fatto per di più da un meridionale.

Uscendo da quella sala mi sono detto che fino a quando ci sarà chi porterà gli italiani a ridere su cose come quelle raccontate da Checco Zalone, per di più guadagnandoci un sacco di milioni di euro, non c'è speranza per l'Italia.

Potremo anche essere chiamati nei prossimi mesi a votare sulle “erezioni del presidente”, come a titolato il Fatto quotidiano di oggi, ma la ricostruzione morale di questo paese, che è cosa diversa dal vincere o perdere un confronto elettorale, sarà ancora un lavoro lungo per il quale occorre mettere insieme le energie e le intelligenze migliori del nostro paese che certo non è rappresentata da quella che pomposamente si autoproclama “classe dirigente”.

Indignarsi è giusto ed indispensabile per cominciare ad uscire dal baratro nel quale siamo precipitati. Indignarsi è giusto anche per rimettere al centro del dibattito politico la disoccupazione dilagante, la partecipazione alla guerra Afghana, l'inquinamento di intere regioni come la Campania, la criminalità economica sempre più diffusa e devastante.

Giovanni Sarubbi



Martedì 18 Gennaio,2011 Ore: 14:51