Don Milani: ANATOMIA DI UNA CLASSE

di Gianni Penazzi

Incontro in alcune Scuole con Sandra Passerotti
Mentre Sandra Passerotti (Fiesole-FI, scrittrice) raccontava la genesi e le pagine del suo libro su Don Milani e la Scuola di Barbiana, davanti a lei si svolgeva una sinfonia di sguardi, posture di corpi, espressioni, voci, manifesti sulle pareti della classe con parole chiave come accoglienza, rispetto reciproco, fiducia, ascolto, gentilezza.... 
A finale di scenario solitamente sta la fila di sedie in fondo alla classe, loggione ideale per l’uditorio degli ospiti dall’esterno. 
Le classi sono quelle dei  giovani sedici-diciassettenni dei Licei di Ravenna e Lugo 
“Se ogni relazione umana nascesse dalla responsabilità dello sguardo altrui” avremmo realizzato un’autentica rivoluzione nonviolenta.... E dagli sguardi, dai volti, dalle espressioni prende forma la presente estemporanea scheda anatomopatologica...  Contrariamente alla vulgata diffusa vi erano ragazzi in gamba, eccezionali.... Tra loro c’era qualche riccio corrucciato e interrogativo.... c’erano degli Oscar Wilde rapiti e sognanti... alcuni Lucio Anneo Seneca meditativi su ciò che accade volendo che accadesse.... qualche Epicuro educato e attento ma che, quando costretto a stare in mezzo agli altri, si ritira in se stesso.... un Arnold Schoemberg che coglie nella vocalità toscana un immaginario pentagramma che rende liberi....
Tra le ragazze  qualche avatar scolpita e cromatica, intense complesse latine 
capaci di “scendere” le tapparelle... Alcune in stile Hannah Arendt che umanizzano ciò che avviene nel mondo e in se stesse solo parlandone, facendo domande, perché così si impara a diventare umani...  Alcune Etty Hillesum stese tra sedia e banco che “quando mi ritroverò a terra distrutta e stordita, bisognerà che in qualche angolino di me stessa io sappia che mi rialzerò un’altra volta” ...   Talune come Agnes Heller sanno di stare ad ascoltare una persona buona fino a ieri invisibile e sconosciuta, perché le persone buone quasi sempre non fanno audience.  
E quando la scrittrice accenna al concetto milaniano “l’obbedienza non è più una virtù”  un insegnante ha proseguito raccontando del pilota di Hiroshima... Sul volto degli studenti si evidenziavano espressioni che rimandano a qualcosa di profondo che si muove negli animi.
giannipenazzi@teletu.it



Sabato 08 Dicembre,2018 Ore: 18:52