TELEMACO NON SI SBAGLIAVA, O DEL PERCHE' LA GIOVINEZZA NON E' UNA MALATTIA, DI LUIGI MARIA EPICOCO, PREFAZIONE DI MASSIMO RECALCATI, SAN PAOLO EDIZIONI
DI CARLO CASTELLINI.
CHI E' LUIGI MARIA EPICOCO?
E' nato nel 1980, è sacerdote della diocesi di L'Aquila, insegna filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all'ISSR “Fides et Ratio” del capoluogo abruzzese. E' divenuto Direttore della residenza universitaria “San Carlo Borromeo” del capoluogo ricordato. E' ancora parroco della parrocchia universitaria di San Giuseppe Artigiano. Si dedica alla formazione e alla predicazione specie per la formazione dei laici e dei religiosi, tenendo conferenze, ritiri e corsi di esercizi spirituali. Tra le sue ultime pubblicazioni: QUALCUNO ACCENDE LA LUCE, CONVERSAZIONI SULL'ENCICLICA LUMEN VITAE, LA MISERICORDIA HA UN VOLTO, IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA SECONDO PAPA FRANCESCO, SOLO I MALATI GUARISCONO, LA STELLA, IL BAMBINO, IL VIANDANTE; QUELLO CHE SEI PER ME; SALE NON MIELE.
PREMESSA PER CAPIRE.
Prima di entrare in argomento vorrei spendere due parole sul prefatore, Massimo Recalcati, perchè ha il dono della chiarezza e fa scendere le sue parole dalla cattedra del docente universitario e per farsi anche dalla gente comune che non ha studiato ma fa esperienza di vita.
Recalcati aggiunge poi alla sua parola competente una modestia di gesti e atteggiamenti che ricordano non un bambino prodigio, ma la modestia di uno che si è superato e fatto con l'aiuto di altri, specie bravi insegnanti di cui conserva buona memoria.
E' lui stesso che, parlando della sua famiglia, ricorda come durante gli anni della scuola elementare, avesse incontrato delle difficoltà e avesse anche ripetuto la seconda elementare. Ma la mamma lo aveva accolto e consigliato di non scoraggiarsi ma di andare avanti, e sappiamo a quali traguardi è arrivato.
Ma proprio questi limiti ora superati, ce lo rendono ancora più simpatico, umano e convincente. Proprio perchè le difficoltà della vita, affrontate in famiglia, nella scuola e nella società lo hanno reso più competente e convincente. Sensibilità quindi non da super eroe, ma anche arricchito da una doppia paternità, essendo genitore di due figli. L'esperienza paterna permette al nostro psicanalista, di scendere dalla cattedra di docente e di parlare un linguaggio popolare accessibile alla gente di tutti i giorni, senza rinunciare al suo carisma ed alla sua competenza.
Per questo riesce a parlare a tutti quelli che incontra. Di TELEMACO e del suo complesso, ma anche di EDIPO e del suo rapporto con il padre, ma anche di EGITTO, e del suo significato, cioè l'atteggiamento di coloro che sono rimasti schiavi di questo passato, e non riescono a vivere in pienezza il presente.
Per queste ragioni il libro di EPICOCO diventa una stimolante riflessione sul rapporto tra figli e padri, (mancanza di coerenza e autorevolezza), oggi e ti lascia dentro una visione positiva di reciproca conoscenza e sinergia che fa bene sperare per il futuro dei nostri giovani, delle famiglie nuove per la costruzione di una società che guarda non solo al proprio ombelico, ma anche ai bisogni dell'altro. (Carlo Castellini).
MA COSA VUOLE DIRCI QUESTO LIBRO?
A questo punto è ora di entrare in argomento.
Ma cosa vuol dire questo titolo? E cosa vuole dirci questo libro? Rispondo:”Forse che la giovinezza non è una malattia. Non basta avere un popolo di giovani buoni, abbiamo bisogno di avere un popolo di giovani felici”.
MA CHI E' E CHE COSA FA L'AUTORE?
LUIGI MARIA EPICOCO è nato nel 1980 e è abruzzese. E pur essendo sacerdote riesce a comunicare una visione
positiva della vita e della ricerca personale; non formula prediche domenicali, sempre ricche di colpevolizzazioni, ma ti comunica desiderio di ricerca, una visione di vita impegnata si ma positiva e stimolante che ti spinge in avanti e non ti lascia indietro. Per questo le sue lezioni diventano stile di vita e la cultura diventa esperienza della medesima.
CHE COSA CI SUGGERISCE' IL COMPLESSO DI TELEMACO?
Ma per quale motivo quando si parla di TELEMACO lo si abbina subito all'altro termine COMPLESSO? Come se il nome proprio con contenesse già una sua storia compiuta?
Risposta: forse perchè, penso io, Telemaco, da solo, senza il padre, che è atteso dal figlio, non ha senso compiuto: sono due realtà umane autentiche ma anche divenute simboliche col passar del tempo, si rincorrono di continuo. Ma il figlio non può esistere senza il padre e viceversa. Filiazione e paternità dunque sono correlate.
Il futuro di Telemaco non ha senso e compimento senza il ritorno del padre e del suo contributo essenziale per programmare la sua vita futura, per sbaragliare l'arroganza dei Proci, per proteggere PENELOPE dalla pesante invadenza del Principe aspirante ANTINOO, e quindi vincere le difficoltà della vita.
La figura di Telemaco mi è sempre piaciuta, fin da quando ero studente, ma anche ora che sono papà e nonno: perchè non è in polemica con il padre, ma in attesa di lui, di cui avverte la mancanza; e scruta l'orizzonte dalla spiaggia di Itaca, si reca dai vecchi amici paterni per raccogliere notizie, non si rassegna; consiglia anche la madre Penelope a tenere duro contro le avances di Antinoo che insiste perchè esca dalla vedovanza; si prende sulle sue spalle la responsabilità della gestione della Corte di Itaca e dei familiari e amici; onere che dovrebbe gravare sulle spalle del Padre.
E quando questi approderà di nuovo a Itaca per prenderne di nuovo possesso, sotto le mentite spoglie di mendicante, uniscono le loro forze fisiche e psicologiche per stabilire di nuovo la democrazia rispettosa della gente e della regina sua moglie Penelope.
Telemaco ha un atteggiamento di comprensione e di attesa, nei confronti del padre, per questo potremmo chiamarlo “figlio giusto”, nel senso che prima ho descritto. Telemaco non è polemico, non vuole eliminare e fare a meno del padre; vuole ereditare quanto di buono gli è stato insegnato; vuole capire per ereditare la lezione di vita offerta dal padre.
Ma il nostro autore, che è sacerdote della diocesi di l'Aquila e che insegna Filosofia alla pontificia università lateranense e con altri incarichi direttivi che ricorderemo a parte, non rimane solo sul piano delle FIGURE DEL MITO, ma le traspone e mette a confronto con le FIGURE DELLA BIBBIA, che si caricano quindi di altri ricchi significati simbolici, per far risaltare ancora meglio le dinamiche della filiazione e della paternità che sono un'esplosione incontrollabile nella epoca che stiamo vivendo intensamente.
Su questo percorso incontreremo così alcune figure classiche del testo biblico come ISACCO, GIUSEPPE, SAMUELE, DAVIDE IL FIGLIOL PRODIGO; queste dimostrano attraverso le debite riflessioni bibliche ma anche psico-analitiche, che detti personaggi sono ancora in mezzo a noi.
Queste figure servono a noi per capire il cammino della nostra umanizzazione: indicandoci che cosa significa essere figli? Che cosa significa ereditare? Chi è il figlio giusto.
PERCHE' AL COMPLESSO DI TELEMACO SI CONTRAPPONE QUELLO DI EDIPO?
Perchè EDIPO, (figlio infelice di GIOCASTA E DI LAIO, RE DI TEBE), vive il rapporto con il padre in maniera distruttiva, vuole togliere di mezzo, lui, eliminarlo fisicamente per possedere sessualmente la madre. Il figlio vede il padre come un ostacolo sulla strada della propria realizzazione. In questo modo distrugge se stesso e anche suo padre. Cadrà sotto il peso della sua colpa che lo spingerà al gesto estremo di cavarsi gli occhi con le sue stesse unghie. La storia di Telemaco la conosciamo.
L'INFELICE STORIA DI EDIPO?
Sofocle nel suo EDIPO RE, ci dice che il bambino non fu abbandonato ma consegnato ad un abitante di CORINTO che lo avrebbe dovuto educare come un proprio figlio. Ma costui dono' il bambino al re di Corinto. Cresciuto nel (6)
palazzo reale EDIPO ignorava la sua vera origine. Egli era molto apprezzato tra i suoi contadini e ciò dovette suscitare l'invidia di non pochi di essi. Una sera accadde che uno dei più invidiosi, incoraggiato dal molto vino bevuto rinfacciò con disprezzo al giovane EDIPO di non essere figlio del re.
Da quel giorno Edipo fu preso dall'ossessione e partì alla volta dell'oracolo di Delfi, per sapere la verità. Ma questa era troppo terribile a svelarsi anche per l'oracolo stesso. Il dio quindi non rivelo' chi fossero i suoi veri genitori. Minacciò invece Edipo che si sarebbe macchiato di grandi delitti.
Il destino volle che nel suo ininterrotto peregrinare fosse condotto nel luogo dove si sarebbe compiuta la sua sorte di eroe tragico. Giunse in una strada stretta, dove veniva verso di lui un carro che non voleva cedere il passo. Sul carro oltre all'auriga, c'era l'uomo che Edipo non avrebbe dovuta incontrare mai: LAIO. Lo scontro fu inevitabile ed EDIPO salito sul carro trafigge a morte i due altezzosi aristocratici. Lo scontro tra padre e figlio, porta la morte ad entrambi senza che i due conoscessero la loro vera identità di padre (Laio) e di figlio (Edipo).
Nel nostro tempo si è parlato tanto di giovani e dei loro problemi. Finalmente il messaggio è stato raccolto anche dalla Chiesa che si è fatta carico di organizzare un Sinodo apposito per ascoltarli direttamente. E qualcosa di buono è sortito. Si tratta ora di cercare un approccio autentico ai problemi dei giovani liberandoci dai reciproci pregiudizi, che tante volte ci hanno impedito di impostare un dialogo fecondo e autentico che porti a maggiori frutti la nostra vita di relazione personale e sociale. (Carlo Castellini).
Domenica 09 Dicembre,2018 Ore: 11:42 |