BELLA STORIA D’AMORE
di Sebastiano Saglimbeni
Fragili i colori della vita, il titolo della quarta esperienza prosastica di Franco Casati, contempla una storia d’amore, come mille, che conosciamo, riguardante un attempato pittore di rilievo e una giovane donna scardinata dai codici di abietta morale borghese veneta. Oltre un centinaio di pagine, edite dalla Cierre Grafica di Verona, così accrescono la lunga passione creativa di Casati che racconta, rispetto alle precedenti prose, con più zelo linguistico ed introspezione, un po’ di questo nostro ultimo fosco tempo che coinvolge, soprattutto, le giovani fronde umane. Dalla storia, distribuita in due parti, s’intravedono pure dei dati biografici dell’autore, il suo studio, ad esempio, che continua a nutrire per l’arte, in tutte le sue tendenze, e la sua predilezione e contemplazione della suggestiva varietà coloristica stagionale nelle terre venete, con riguardo al mitico luogo lacustre di Torri del Benaco, non sfuggito alla fantasia di Virgilio Marone.
La predilezione per l’arte di Casati si legge particolareggiata nel racconto del paesaggio che egli pone alla visione e all’ osservazione del protagonista Andrea operante in un’area della periferia cittadina. E qui un esempio: “Lo affascinavano il roggio madido delle zolle, rivoltate di fresco, o i lunghi solchi bianchi striati dalla neve; le macchie paglierine dei salici allineati lungo canali e il verde smeraldo delle piante bagnate di luce; colori tersi, o sfumati dalla foschia, o coperti da un velo di pioggia; cumuli di nubi, fasce luminose ridondanti sotto scuri ammassi; sfumature cilestrino, di grigio e di bianco, brandelli di nuvole, accendersi e spegnersi dei toni al loro passaggio; rossi papaveri, nell’oro delle messi. E i segni neri, violenti, che le rondini tracciavano nel cielo”.
La predilezione per l’arte del protagonista Andrea, che aveva pure assimilato le varie tecniche dell’avanguardia (pop art, concettuale, ecc.), consiste nella rivalutazione della sua pittura di ispirazione astratto informale, infine, tutta sviluppata sul mezzo delle tele, con dentro i segni delle sue ansie e, in ultimo, le linee di una nuova figura muliebre, che è Stella. Ѐ questa che consola Andrea aprendosi liberamente a lui. Casati non si compiace più di tanto, nel descrivere l’amplesso. Della donna pone in rilievo “le lunghe cosce ben tornite, rese seriche dai collant lucenti”, dell’uomo dice che “godendo dell’amoroso amplesso” il suo “cuore batteva forte” e che “dietro le spinte della ragazza, un fiotto prepotente lo obbligò a sussurrare e a gemere”. Alla donna rimase il calore con “tanto desiderio”. Con questa descrizione si completa la prima parte dell’opera. La seconda si apre con un dialogo di Livio e Andrea. Livio, capace di amicizia, sa consolare l’amico, che ha subìto un furto di opere, ed è travagliato dalla figura di Stella, “così giovane”, alla quale aveva dedicato l’ultima sua opera pittorica. Stella ora, bruscamente, confessa all’artista che non ha capito ancora perché si era con lui “lasciata andare così tanto” e si è, per questo, decisa a correre la sua strada. Di qui, la narrazione si impreziosisce, incorpora tratti di descrizioni che sanno di certa amena letteratura veneta. Come, ad esempio, la descrizione di un violento temporale che “perturbò la campagna a vista d’occhio scrollando alberi e piante con turbinose raffiche di vento, seguite da una fitta pioggia a tamburo battente”. Uno squarcio di luce e “un maestoso arcobaleno”, motivano l’artista ad una ripresa della creatività, come terapia di se stesso, seppure sconvolto dalla tenera carne di Stella. La storia, che non cede, in alcun punto, nel tragico, si conclude con un altro incontro tra i due personaggi, Stella e Andrea, che su invito di Fabrizio e Monica si portano a Torri del Benaco. Qui, nonostante un cielo incerto, decidono di entrare in barca e veleggiare lungo il Garda. Casati, con conoscenza, quale quella di un dotto uomo di mare, racconta il viaggio, i rapidi mutamenti atmosferici e le condizioni dell’imbarcazione con dentro le inquietudini di Fabrizio, Monica, Andrea e Stella.
Ci pare, infine, di convincerci che certi uomini sessantenni, come Casati, laureato in materie letterarie all’ Università degli Studi di Padova, possono scrivere pagine che sono, soprattutto, testimonianze di studi e passioni del segno e della parola, una dovizia per chi non è disceso da “magnanimi lombi”.
Domenica 13 Ottobre,2013 Ore: 21:14 |