Otto domande, otto risposte l’otto ogni mese
COP 25 ancora un flop
L’anno nuovo è iniziato male
di Michele Zarrella *
A Natale gli incendi sembravano aver dato tregua all’Australia ma con l’anno nuovo nel paese è tornato l’inferno. E nonostante tutti gli impegni non se ne vede la fine. Oggi contiamo i morti, 25 vittime tra cui anche un vigile del fuoco, centinaia di migliaia di animali, case distrutte – circa 1.300 – e danni incalcolabili all'atmosfera e all’ambiente – bruciati quasi 80.000 km2. Una superfice maggiore di quella della Sicilia, del Piemonte e della Sardegna insieme. Purtroppo, a tutt’oggi, l’ondata di fuoco non è ancora finita. Mentre un eccitato dibattito è acceso nel Paese sull’impatto della crisi climatica e sul mancato impegno del governo alla COP 25 (Conferenza delle Parti) sul clima. Infatti a dicembre, a Madrid, è terminata la COP 25 sul clima senza alcun accordo. Da 25 anni, i governanti dei Paesi delle Nazioni Unite si riuniscono per decidere come affrontare i cambiamenti climatici, ma sono 25 anni che tutto si chiude con tante parole, parole, parole insieme, questa volta, ad un nulla di fatto sulla riduzione di emissioni di gas serra. Ma su cosa non c’è stato l’accordo? Sul prezzo da pagare per tonnellata di anidride carbonica (CO2) immessa nell’atmosfera. Perché? Perché i Paesi europei hanno proposto di pagare 25,00 € a tonnellata di CO2 immessa in atmosfera. Ma alcuni paesi non sono stati d’accordo. Il Brasile ha proposto di far valere il costo stabilito dal Protocollo di Kioto del 1997: 2 centesimi di dollaro a tonnellata di CO2 immessa in atmosfera. 25 € a tonnellata di CO2 è un prezzo alto? No. L’osservatorio internazionale suggerisce almeno 40,00 € a tonnellata di CO2 immessa in atmosfera, da aumentare a 100 € entro il 2050. Ma il costo sociale è maggiore? Alcuni studi scientifici internazionali calcolano i danni in oltre 400,00 $ per tonnellata di CO2 immessa in atmosfera. Quali sono i Paesi che si oppongono all’accordo? Arabia Saudita, Australia, Brasile,Cina, India e Stati Uniti, ostacolano l’accordo. I paesi che inquinano di più. Non solo. Bolsonaro pretende anche di tradurre in crediti il rimboschimento delle foreste amazzoniche andate in fumo pochi mesi fa. Ma, a parte i costi, questo modo di comportarsi non punta a risolvere il problema. Infatti Greta Thunberg ha twittato: “Non ci arrenderemo mai”. Non è questo il modo di risolvere il problema della crisi climatica. Non possiamo più immettere gas serra in atmosfera. Pensare di fissare un prezzo alla CO2 è soltanto un escamotage che i politici potranno utilizzare fino a quando il clima non ci presenterà il conto – salatissimo. Solo allora, quando saremo costretti – violentemente –, forse porremo qualche rimedio. Ma di campanelli di allarme ne abbiamo fin troppi: l’inferno in Australia compreso. Gesualdo, 8 gennaio 2020 *Ingegnere e astrofilo Per contatti
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Mercoledì 08 Gennaio,2020 Ore: 08:36 |