Otto domande, otto risposte l’otto ogni mese
Alluvione in Calabria
Michele Zarrella *
Le manifestazioni estreme del clima continuano ad accadere con maggiore frequenza. Alluvioni e siccità aumentano sempre più. Tornado, bombe d’acqua sempre più violenti e più frequenti. Da anni scriviamo di tempeste e caos climatico. Lo facciamo sempre dopo una catastrofe e pensiamo che tocchi sempre ad altri. E invece no. I giornali titolano: La disperazione dei cittadini per le morti strazianti. Sentimento umano e condivisibile. Soprattutto se si pensa che forse il bambino disperso è stato trascinato fino al mare. Ma passiamoci la mano sulla coscienza e pensiamo che se questo accade è anche colpa dell’uomo. È anche colpa mia? METOO (Anch’io) è il movimento che è sorto in America per i casi di abusi sessuali. Forse è il caso che nasca il movimento METOO per il clima. E perché? Perché l’estremizzazione dei fenomeni climatici è dovuta principalmente all’immissione di gas serra nell’atmosfera, e ognuno di noi contribuisce al riscaldamento globale quando spreca l’energia e quando usa l’energia prodotta da fonti fossili. E quindi ognuno di noi se si fa un breve esame di coscienza deve dire METOO. Stiamo contribuendo a un vero disastro. Oltre all’uomo i danni si estendono a tutte le specie viventi, alle coltivazioni agricole, alla produzione industriale, alle infrastrutture ecc. Le tempeste producono danni gravissimi e per un tempo lungo. Questi fenomeni estremi del clima sono dei campanelli d'allarme? Forti e chiari. James Hansen nel suo libro TEMPESTE, del 2010, descrive da scienziato i segnali a cui dobbiamo dare retta per non oltrepassare il punto di non ritorno. Studiando la variazione della concentrazione di CO2 e la corrispondente variazione della temperatura dell’atmosfera fino a 425.000 anni fa ha consigliato di ridurre dra-sti-ca-mente le attività che producono gas serra. In particolare lo sfruttamento delle fonti fossili e in primis il carbone. Allora la lezione è quella di imparare da quanto è successo in centinaia di migliaia di anni? Non si possono valutare i cambiamenti climatici nell’arco di una vita, ma nell’arco di centinaia di millenni come fanno gli scienziati. Lo si deve fare studiando: il passato ci dà la certezza scientifica dei dati e non semplicistiche teorie basate sul ricordo di una persona. Una famosa frase dice: L’uomo che dimentica la propria storia è condannato a riviverla. Il grosso problema è che per il caos climatico si rischia di raggiungere un punto di non ritorno e quindi di non rivivere nient'altro. A riguardo consiglio di rileggere un mio vecchio articolo http://www.ildialogo.org/ambiente/riflessioni_1354921438.htm sulla civiltà di Rapa Nui (l’isola di Pasqua) che si autodistrusse e raggiunse il punto di non ritorno quanto abbatté l'ultimo degli alberi che usavano come rulli per trasportare i Moai sulla spiaggia.
Ma quando ci potremo considerare sicuri? Non si può dare una risposta. Possiamo dare dei suggerimenti. Per prima cosa l’uomo non dovrebbe più utilizzare le fonti fossili e improntare tutti i suoi comportamenti al minimo dispendio di energia. Sprecare l’energia è dannoso e irragionevole. Poi dovremmo invertire la tendenza dell'inquinamento e riportare la concentrazione della CO2 intorno alle 350 ppm, come consiglia Hansen, per continuare ad avere il clima che ha permesso lo sviluppo della civiltà umana da circa 10.000 anni ad oggi. Infine ci potremo ritenere sicuri quando useremo attività antropiche che producono dei miglioramenti alla vita umana senza danneggiare altre forme di vita e quindi nel rispetto della biosfera, che è la nostra unica casa. Gesualdo, 8 ottobre 2018 *Ingegnere e astrofilo Per contatti
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Lunedì 08 Ottobre,2018 Ore: 08:46 |