Il rinnovamento socialista non violento: un primo ritratto di Leonhard Ragaz

A cura di Maurizio Benazzi

Leonhard Ragaz (1868-1945) attraverso la rivista Neue Wege (Nuove vie) riuscirà a rinnovare lo scenario etico-politico e religioso non solo della Svizzera ma anche del socialismo europeo. Ne tracciamo un primo ritratto per comprendere l’opera e l’insegnamento di questo "Gigante" del socialismo cristiano.

Nato nei Grigioni prima del fenomeno dell’industrializzazione, in un contesto socio-culturale segnato dalle istituzioni comunitarie tradizionali delle valli retiche, Ragaz ha concepito una forma di socialismo proudhoniano*, fondato sull’associazione di individui e sulle cooperative di produzione e di consumo. Il capitalismo è visto da lui come il regno di Mammona, conducente alla distruzione dell’attività creatrice di Dio, della vera libertà individuale ma anche delle antiche solidarietà comunali e federali.

E’ dal capitalismo che nascono a ben vedere le guerre, tutte, ivi compresa la lotta di classe.

Influenzato dal luteranesimo di Naumann, confuso dalla lentezza con la quale le chiese della Riforma protestante prendevano coscienza dell’importanza della questione sociale, non volendosi accontentare degli appelli ai padroni alla carità verso gli operai (e per gli operai all’obbedienza verso i padroni), Ragaz ha tentato dopo altri (Lamennais per esempio) una sintesi del messaggio evangelico e del progetto socialista. Logicamente, aderirà dapprima al Gruetli (organizzazione operaia patriottica) di cui condivide i principi di cooperativismo e mutualismo, per poi intraprendere un cammino del tutto personale e nuovo.

Allorquando diventa pastore alla cattedrale di Bale, entrerà in contatto con la popolazione operaia della città renana. Nell’aprile del 1903 uno sciopero di muratori lo vede intervenire pubblicamente a fianco del proletariato, che lui non dispera di riconciliare con l’Evangelo, allorquando l’Evangelo avrà ritrovato la sua vocazione originaria del messaggio rivoluzionario della chiesa delle origini.

Nel novembre 1906 fonda la sua nota rivista di fede socialista e cristiana, attraverso le pagine della quale preciserà il suo pensiero.

Dal 1908 insegna teologia all’Università di Zurigo ed esprime nel suo insegnamento alla Fede la sua sfiducia riguardo le istituzioni ecclesiali ma anche la sua attesa di un rinnovamento comunitario e sociale del cristianesimo (qui proprio nella città culla delle riforme zwingliane del XVI secolo). Ai suoi occhi cristianesimo e socialismo si "fondono" insieme come una forma di profetismo complementare l’uno all’altro.


Intellettuale nel senso pieno del termine, Ragaz sarà anche un attore politico, direttamente impegnato nei conflitti del tempo.

All’epoca dello sciopero generale zurighese del 1912 egli denuncierà l’intervento dell’esercito contro i lavoratori. Il suo articolo su Neue Wege è multicopiato nel partito socialista e gli vale violenti attacchi da parte della stampa c.d. "borghese". Le sue scelte sono però fatte: Ragaz aderisce al PS nell’ottobre del 1913, facendo della sua adesione un vero atto di contrizione: "Entrare nel Partito socialista è riconoscere l’errore l’errore della società, del cristianesimo in particolare" . Ragaz non è il primo pastore a fare il passo dell’adesione al PS ( Paul Brandt e Paul Pfueger l’avevano fatto prima di lui) ma la sua adesione ha un’importanza e una visibilità politica che i precedenti casi non avevano avuto. All’epoca appariva scandalosa per un teologo riconosciuto, un universitario stimato e il redattore di una rivista rispettata.

Senza abbandonare la sua sfiducia verso le istituzioni (il PS finirà per divenirne una) Ragaz manifesta attraverso quest’ adesione la sua volontà di andare verso il popolo, un po’ come i populisti russi della seconda metà del 19° secolo, riprendendo – per descrivere questo popolo -  le parole dell’Evangelo delle Beatitudini ma anche quelle di Marx dell’ introduzione alla "Critica del diritto pubblico di Hegel"…  "la classe dei sradicati,  dei diseredati, dei rigettati, di quelli che sono disprezzati politicamente, religiosamente e moralmente…"  "Noi siamo entrati nel socialismo democratico e non violento perché pensiamo di trovare là qualche cosa del Regno di Dio", scrive Ragaz nel 1917. Il Regno di Dio non può che essere quello della Pace; Ragaz sarà dunque pacifista e antimilitarista, poiché socialista e cristiano.

Dopo il congresso dei socialisti a Besançon del 1910, il pastore evangelico ha iniziato ad esprimere il progetto di un socialismo umano e fraterno, capace di restaurare una comunità cristiana delle origini. Ma fu proprio la prima Guerra Mondiale a mettere a dura prova la sua esperienza.  Come patriota svizzero fu molto preoccupato della rottura del "Consenso federale" e l’emergere delle solidarietà nazionali (di prossimità  culturale, linguistica e politica): ticinese e italofona, alemanna e germanofila,  romande e francofona. Contrariamente alla maggioranza degli svizzeri di lingua germanofila e senza dubbio di una buona maggioranza dei socialisti di quei cantoni, Ragaz denuncierà fin dai primi tempi della guerra l’imperialismo tedesco, la violazione della neutralità belga e la germanofonia dello stato maggiore svizzero, senza tra l’altro dimenticare di denunciare il delirio sciovinista della chiesa luterana tedesca (come in fondo anche alla chiesa cattolica francese…).

Ragaz vivrà i primi anni della guerra a Zurigo, ove la sinistra socialista è particolarmente attiva. Fu un luogo privilegiato per il dibattito e la messa a punto delle azioni all’interno del movimento socialista nel suo complesso, per il pacifismo e il movimento antimilitarista. Ragaz partecipa anche al dibattito anche con i lenisti, scontrandosi duramente sull’ipotesi di una guerra civile rivoluzionaria. La posta in gioco sarà a ben vedere anche il controllo della gioventù socialista, fra socialisti cristiani e marxisti. Il tema del dibattito sarà la violenza, il suo uso, la sua funzione ostetrica della storia. Non a caso Lenin quando sarà a Zurigo denuncerà quei pastori "piccoli corvi virtuosi", che noleggiano il pacifismo di Tolstoj.  Ragaz condannerà da subito la teoria della violenza rivoluzionaria e prenderà le distanze dalla fraseologia, dal programma e dal suo fondatore (si parlò del ritratto di Gengis-Khan) della IIa Internazionale.

Ragaz teorico del movimento socialista cristiano, attraverso la sua storia personale mostrerà la storia collettiva del movimento operaio socialista in quel periodo. Si iscriverà ai Comitati per la Pace e sosterrà gli obiettori sia politici che religiosi.

Sarà un sostenitore dell’adesione svizzera alla Società delle Nazioni, in favore del diritto e dei buoni propositi umani che sappiano respingere l’impero della violenza e del fanatismo.

Ragaz si ritirerà progressivamente dall’azione politica diretta e pubblica dal 1921 e si impegnerà quasi esclusivamente in un tentativo di impiantazione cristiana nel mondo operaio, a metà cammino fra evangelizzazione e azione culturale.

L’avvento del fascismo e del nazismo ma anche l’impotenza della Società delle Nazioni di fronte alle aggressioni italiane, tedesche e giapponesi mettono a dura prova la sua fiducia nell’Istituzione di Ginevra. Quello che non abbandonerà mai sarà il valore della non violenza anche di fronte alle dittature. Lascerà infatti il PS svizzero quando nel 1935 si accettò il principio della difesa nazionale. Ragaz si trova ancora una volta a discutere con la sinistra socialista di un tempo, ma questa volta come partner di un dialogo aperto, franco e ricco di frutti sul piano etico, umano, politico e sindacale.



Mercoledě, 10 settembre 2003