Testimoni
Giuseppe Dossetti:
uno dei papà della costituzione
Un ricordo affettuoso di Mons. Bettazzi
Testimoni Il Dialogo Home Page Scrivici
Bologna, sabato 15 dicembre 2001
Oggi ricorre il quinto anniversario della morte di don Giuseppe Dossetti. Ebbi il privilegio di conoscerlo di persona, di averne avuto spesso consigli paterni e affettuosi. Lo ricordo oggi con grande simpatia come "maestro" sia in campo politico che ecclesiale.
Da "il risveglio popolare" (settimanale della Diocesi di Ivrea) in data 19 Dicembre 1996 (di cui ho conservato la pagina) trascrivo queste parole di mons. Luigi Bettazzi, allora Vescovo di Ivrea. Mi sembrano parole molto belle e vere: le condivido e penso sia cosa buona e non inutile farne partecipe i tanti amici.
Domenico ManaresiMitt. Domenico Manaresi - via Gubellini, 6 - 40141 Bologna - tel&fax 051-6233923
E-mail:bon4084@iperbole.bologna.it
Don Giuseppe Dossetti,
uno dei "papà" della Costituzione
"HO AMMIRATO LA SUA DIRITTURA DI COSCIENZA, LA COERENZA MAI PIEGATA
A SMUSSATURE"
È morto Don Giuseppe
Dossetti. Era ammalato da tempo, ma sempre lucido. Ed ora era più difficile
incontrarlo per la precarietà della sua salute. Ero riuscito a salutarlo
per pochi minuti dopo Pasqua, non ci ero riuscito quand'ero salito a Monte Sole
con i nostri chierici.
* * *
Si era tornato a parlare di lui in questi ultimi anni perché s'era trovato
promotore di Comitati in difesa della Costituzione, nei tempi in cui c'era chi
sembrava volerla cambiare a tutti i costi. E faceva tanto più meraviglia
perché Dossetti, che aveva lasciato una brillante carriera politica (era
stato membro della Costituente e vicesegretario nazionale della Dc di De Gasperi)
per fondare un Istituito monastico e farsi sacerdote, ora usciva improvvisamente
dal chiostro per un impegno così specificatamente " terreno "
Ma era stato protagonista dell'incontro e della collaborazione delle tre culture
(cattolica, liberale, socialcomunista) per una Costituzione così equilibrata
(e perciò cosi invidiata nel mondo), e temeva che essa potesse venire
rimaneggiata con intenti meno solidali, favorevoli ai settori già più
affermati o privilegiati.
Un altro impegno forte era stato quello di appoggiare il Papa nell'appello alla
pace della vigilia della guerra del Golfo; e l'avevo incontrato allora nella
residenza dei suoi monaci in Giordania, alle falde del Monte Nebo.
* * *
Quando aveva lasciato la politica - per divergenze con De Gasperi, ritenuto
forse troppo moderato o troppo dipendente dall'America - era venuto a Bologna
(lui proveniva da Reggio Emilia e insegnava diritto ecclesiastico all'Università
Cattolica di Milano) dove aveva fondato un Centro di documentazione religiosa
ed un Istituto per preparare culturalmente i cristiani che volessero dedicarsi
alla politica. Il Card. Lercaro l'aveva poi obbligato a presentarsi come candidato
a sindaco di Bologna: non aveva vinto, ma le giunte socialcomuniste per molti
anni avevano applicato le intuizioni del "Libro bianco" preparato
da lui e dai suoi collaboratori (tra cui il prof. Ardigò), a cominciare
dalla divisione della Città in Quartieri.
Poi si era ritirato con la Piccola Famiglia dell'Annunziata da lui fondata (alcune
religiose e due o tre religiosi), prima presso il santuario di S. Luca, in seguito
nell'Abbazia di Monteveglio, a una ventina di chilometri dalla città.
Era stato ordinato sacerdote dal Card. Lercaro che lo volle suo "esperto"
al Concilio Vaticano II, e fu di aiuto determinante non solo nella preparazione
dei discorsi, ma anche nell'arte di muoversi tra le schermaglie dei regolamenti
conciliari, spesso utilizzati per soffocare sul nascere le aperture più
nuove prospettate da alcuni episcopati o da singoli vescovi. Nel pomeriggio,
insieme a Raniero La Valle, riassumevano l'andamento della mattinata, pubblicando
poi su "L'Avvenire d'Italia", stampato allora a Bologna e diretto
dal La Valle, relazioni documentate e stimolanti che facevano conoscere al mondo
esterno (ma spesso... anche a noi vescovi) quanto era avvenuto nell'Aula Conciliare.
Erano significativi i Santi protettori dell'Istituto: accanto all'Annunziata,
la Madonna del "si" e dell'Incarnazione, S. Ignazio di Antiochia pioniere
delle Chiese particolari, S. Benedetto fondatore della vita monastica, S. Francesco
d'Assisi maestro di povertà e di lettura della Bibbia "sine glossa"
(cioè senza commenti giuridici), S. Teresa del Bambin Gesù maestra
di "infanzia spirituale".
Col Card. Lercaro s'era dedicato soprattutto allo sviluppo della Chiesa particolare
bolognese; e il Cardinale lo apprezzava e lo amava per i suggerimenti preziosi
e nello stesso tempo per un'obbedienza pronta e sincera. L'aveva fatto Vicario
Generale dopo la mia partenza: pare anzi che avesse insistito con Paolo VI per
averlo come successore sulla Cattedra di S. Petronio. Con il Card. Poma aveva
invece accentuato l'attenzione all'incontro tra le grandi religioni, con insediamenti
e lunghe permanenze in Israele e in Giordania. Più di una volta aveva
accettato di parlare ai nostri preti o ad un nostro pellegrinaggio.
Quando la diocesi di Bologna aveva fatto memoria dei sacerdoti e della gente
(bambini, donne, anziani) assassinati dai tedeschi nelle chiese e nei cimiteri
di Monte Sole, la montagna sopra Marzabotto, don Dossetti aveva accettato di
insediarsi con una comunità maschile in una cascina ristrutturata e di
prepararne una non lontana per una comunità femminile, perché
vi fossero testimoni di fede e di preghiera dove s'era sparso tanto sangue innocente.
Ed in quel cimitero dove erano state uccise e sepolte tante vittime della barbarie
ha chiesto di riposare per sempre.
La sua famiglia religiosa (una ventina di monaci, una sessantina di monache)
si nutre di Parola di Dio (due ore di meditazione al giorno) e di preghiera,
e vive nella povertà e nella semplicità mentre colloquia e studia
nelle principali lingue antiche e moderne gli approfondimenti ed i commenti
della S. Scrittura. Ne abbiamo avuto testimonianza, nella preparazione al nostro
recente Sinodo, attraverso la parola del monaco don Umberto Neri.
Quello che ho sempre ammirato in don Dossetti è stata la sua dirittura
di coscienza, la sua coerenza, mai piegata a smussature, quindi pronta sempre
a sentirsi contestata o in minoranza, ma sempre fiduciosa nella forza della
verità. In minoranza nel Partito, spesso anche nella Chiesa, la sua voce
era però particolarmente autorevole, ed imponeva quanto meno riflessione
e valutazioni serie.
Il suo ricordo, il suo esempio, la sua amicizia ci aiutino.
+ Luigi Bettazzi
"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996