[Ringraziamo di cuore Anna Bravo (per contatti: anna.bravo@iol.it) per averci messo a disposizione il testo di un capitolo sulla grande guerra ("Vivere la grande guerra") scritto anni fa per un manuale per le scuole superiori; testo utile "come contraltare, fra gli altri, alla retorica della patria e della nazione; il cui fine e far vedere alle persone giovani cosa e lesperienza della guerra - e che forse a qualche docente puo interessare come strumento di divulgazione"]
Sommario: Vivere la Grande guerra
1. Una guerra desiderata?
2 Il mondo delle trincee: gli uomini
3. La patria, il nemico
4. La patria, il nemico: capovolgimenti
5. Il fronte interno: la vita pubblica
6. Il fronte interno: le popolazioni
7. Donne e uomini
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Vivere la Grande guerra
Smisurata come evento militare, la Grande guerra lo e anche per le conseguenze politiche ed economiche, e ancor piu per la profondita degli effetti culturali, psicologici, emotivi. In tutti i paesi i governi ampliano enormemente lintervento statale nelleconomia e in ogni settore della vita civile, facendo crescere gli apparati burocratici e limitando i diritti dei lavoratori e dei cittadini; tendono in varia misura a sovrapporsi al potere del parlamento e usano forme di propaganda che fanno appello a pulsioni arcaiche. Sui fronti di guerra, i combattenti sperimentano i limiti della razionalita di fronte a una realta irreale, il rovesciamento del rapporto fra la vita e la morte, che si traduce in un intreccio fra nichilismo e misticismo, credulita e cinismo, apprezzamento e deprezzamento della vita. Sul fronte interno, vale a dire nella societa civile trasformata in retrovia della guerra, i mutamenti investono ogni aspetto dellesperienza, a partire da quelli ritenuti piu naturali come il rapporto fra i sessi: cresce il numero delle donne occupate, spesso anche in mansioni classificate maschili, e cresce la loro visibilita nella sfera pubblica, anche perche i governi diffondono intensivamente attraverso i media la loro immagine per mostrare che tutto il paese e mobilitato per la guerra. Cambiano cosi almeno in parte anche i comportamenti femminili e la disponibilita al rapporto con gli uomini.
Nellinsieme, la guerra divide il tempo in un prima e in un dopo: prima, fiducia nella possibilita di migliorare il mondo e certezza di stare vivendo un inarrestabile processo di secolarizzazione della societa civile; dopo, la paura di cambiamenti catastrofici, unidea della realta come "scherzo del destino" e lironia come solo antidoto; la rivincita di tutto quello che si contrappone alla razionalita.
La storia ha mostrato che questo intreccio di elementi politici, economici, culturali psicologici ha avuto una parte decisiva nella creazione di un nuovo modello di stato e soprattutto nella nascita dei totalitarismi. Ma nella percezione di chi lha vissuta - i giovani e meno giovani combattenti, ma non soltanto - la guerra e da subito uno spartiacque: niente sara piu come prima.
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1. Una guerra desiderata?
Le folle che manifestano per la guerra nellagosto del 1914 sono una piccola minoranza delle popolazioni, ma una minoranza significativa sul piano dei numeri e rilevante su quello sociale; sebbene ne facciano parte uomini e donne di ogni eta e quasi di ogni strato sociale, il grosso e costituito da giovani uomini di classe media, per lo piu studenti. A milioni partiranno volontari.
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La fuga dal moderno
Non e solo un cedimento generalizzato al moderno nazionalismo aggressivo, non e solo spirito di avventura, ricerca di uno scopo nella vita, adesione a ideali di virilita. Eric Leed, uno storico americano che ha analizzato il clima dellestate 1914 in Germania e in Gran Bretagna definendolo "comunita dagosto", vede in quellentusiasmo una spinta di massa alla fuga da tutto cio che appare connesso alla moderna societa industriale: lincasellamento dei singoli in classi e ruoli e la loro riduzione a pedine intercambiabili nellorganizzazione del lavoro; i rapporti sociali ingiusti e la retorica dei buoni sentimenti, letica affaristica e lipocrisia, laumento dei bisogni e la prospettiva del declassamento, la sovrabbondanza di oggetti e il vuoto dei valori; e la solitudine.
E uninquietudine profonda sul destino dellindividuo nella societa di massa, una difficolta a capire un mondo sempre piu complesso e caotico. Le avanguardie culturali e artistiche colgono questi stati danimo, reagendo con programmi e modi espressivi anche molto diversi fra loro per contenuti e qualita: dal mito della tecnologia, della velocita e della potenza caro ai futuristi italiani allo scavo dellinteriorita dellespressionismo tedesco alla sfida contro ogni regola dichiarata dal movimento dada. Ma un tratto le accomuna: sono movimenti di giovani che si contrappongono dichiaratamente alla societa dei piu anziani, e che guardano alla propria generazione per dar vita a un mondo nuovo, esemplificando e diffondendo una sensibilita generazionale prima mai cosi spiccata.
Nella massa molto piu vasta di giovani che manifestano nelle piazze il loro entusiasmo per la guerra, il sogno di un mondo diverso e rivolto piuttosto allindietro, a un passato visto con gli occhi nostalgici di chi non cera. Ma e simile linquietudine nei confronti del proprio futuro e il desiderio di cambiamento.
La guerra viene allora immaginata come lesatto contrario della societa industriale: poverta e naturalezza contro spreco e artificiosita; sacrificio e coesione morale anziche profitto e competizione; unesistenza rigidamente strutturata anziche lansia di dover fare scelte. E il sogno della comunita preindustriale, fantasticata come regno dellautenticita e dellarmonia.
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Il senso di comunanza
La descrizione che il romanziere e commediografo viennese Stefan Zweig fa delle folle manifestanti riunisce molti aspetti del senso comunitario dellagosto 1914: "Centinaia di migliaia di persone sentivano allora come non mai quel che esse avrebbero dovuto sentire in pace, di appartenere cioe a una grande unita... Tutte le differenze di classe, di lingua, di religione erano in quel momento grandioso sommerse dalla grande corrente della fraternita. Estranei si rivolgevano amichevolmente la parola per strada, gente che si era evitata per anni si porgeva la mano, dovunque non si vedevano che volti fervidamente animati. Ciascun individuo assisteva a un ampliamento del proprio io, non era cioe piu una persona isolata, ma si sentiva inserito in una massa, faceva parte del popolo, e la sua persona trascurabile aveva acquisito una ragion dessere".
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Una comunita maschile, cittadina, di classe media
Basterebbe spostarsi a pochi chilometri dalle citta per trovare tuttaltro clima. Non solo i contadini sono, nella stragrande maggioranza, ostili alla guerra, ma guardano con scetticismo o con rabbia allenfasi comunitaria dei loro connazionali cittadini. Per chi ci vive, la comunita preindustriale - o meglio quel che ne rimane - vuole dire lavoro durissimo ed emarginazione; forse piu rapporti umani, di sicuro pero anche maggior controllo e chiusura.
Ma a improntare limmagine di quella estate e lesperienza dei volontari di classe media colta, la cosiddetta "generazione del 14". Oltre che essenzialmente giovanile, la "comunita" dellagosto 1914 e dunque cittadina. Ed e maschile. Anche se a volte le donne sono accesamente nazionaliste - come le ragazze che a Londra offrono una piuma bianca, simbolo della codardia, a chi non si e arruolato - a dominare e lequazione virilita-violenza, e la mascolinita pronta a realizzarsi nella guerra.
E infine una "comunita" di classe, dove le differenze sociali e culturali non venivano ne superate ne abolite, ma semplicemente messe da parte. Non per questo il sentimento comunitario e meno reale. Sara necessario il confronto diretto, nelle trincee, con i soldati di leva, per chiarire ai volontari che il loro atteggiamento verso la guerra e la nazione e condiviso molto raramente da contadini, operai, braccianti, artigiani.
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2. Il mondo delle trincee: gli uomini
Nella memorialistica di guerra e con parole diverse anche nei resoconti ufficiali, le trincee sono descritte come un labirinto di cunicoli che si intersecano, gelidi o soffocanti, puzzolenti e brutalmente squallidi, con il terreno sempre intriso di acqua e una popolazione di ratti e di pidocchi. In questo ambiente da topi, da talpe o da "trogloditi", come loro stessi si definiscono, i soldati vivono per giorni o anche per settimane in attesa del cambio, assordati dal frastuono delle artiglierie, esposti ai colpi dei tiratori scelti, i cecchini, senza vedere altro che due pareti di terra e in alto il cielo.
Per milioni di uomini e lesperienza di un isolamento e di una chiusura totali e irreali. Dalla trincea si usciva solo per essere buttati allattacco contro laltro schieramento, o di notte per tagliare i reticolati nemici, riparare i propri, trasportare materiali, prolungare i cunicoli sotterranei - un lavoro da formiche che il giorno dopo sarebbe spesso stato distrutto dai tiri dellartiglieria. Come scrive Siegfried Sassoon, poeta e scrittore inglese ufficiale di fanteria sul fronte occidentale, "alla fin fine la guerra fu principalmente una questione di buche e di trincee".
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La morte di massa
In battaglia, nella "terra di nessuno" e nelle stesse trincee, il confronto con la morte di massa e onnipresente. Si usano i cadaveri insepolti come appoggio per i fucili o come riparo, li si spoglia per recuperare un indumento in buono stato: non e cinismo, ma una compenetrazione tra vita e morte tale da capovolgere il significato che avevano avuto nella vita normale. Da eccezione, la morte diventa routine. Come scrive nel luglio 1916, un soldato pistoiese di 23 anni: "Se non si muore oggi si muore domani, perche cara mia scamparla in questa scamparla in questaltra e dagli un mese e dagli due, dagli cinque e dagli dieci e dagli dodici e quattordici giorni, poi un giorno bisogna cadere e non si puole sfuggire, perche la storia e troppo lunga e mi e venuta a noia, io non sento piu nulla e qualche giorno vado nel carcere e finisco di tribolare e far guerra".
Le differenze di classe modellano la percezione di questa realta. Per molti soldati operai e contadini la guerra e un nuovo insieme di mansioni faticose, sporche e mortalmente pericolose comandate da un caposquadra in divisa; e un male cui bisogna innanzitutto cercare di sopravvivere; e chi lha scelta di sua volonta appare uno sciocco, un irresponsabile, un giocatore dazzardo, e viene trattato di conseguenza.
Per i volontari di classe media scoprire, in trincea, che il soldato e sempre piu simile alloperaio e la guerra una copia mostruosa della vita industrializzata, mette una volta per tutte la parola fine a qualsiasi concezione eroico-romantica. Lideale di una contesa cavalleresca, in cui la violenza viene limitata dal culto dellonore, dal rispetto delle norme condivise e non invade i rapporti fra gli individui, crolla cosi, prima ancora che nel rapporto con il nemico, in quello con i compagni: e la prima e una delle piu pesanti disillusioni per la generazione del 14.
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La guerra-macchina
Non solo: molto rapidamente, diventa impossibile capire che rapporto esiste - e se esiste - fra quel che succede e quel che e stato progettato, ordinato, eseguito. Vale per i soldati, vale per gli ufficiali: il caos diventa la norma, e la guerra sembra assumere una sua volonta autonoma, fino ad apparire come unentita impersonale, una macchina o una bestia gigantesca e malefica, che suscita odio, ma anche stupore, e a volte identificazione nella sua grandiosita e potenza.
Fanno eccezione solo la guerra aerea e quella di alta quota, dove ancora conta liniziativa individuale e vige una concezione dellonore simile a quella della cavalleria medievale. Il combattimento puo allora essere vissuto come unesaltazione della mascolinita avventurosa, e qualcosa di simile si puo dire anche per le truppe dassalto (reparti scelti e ben addestrati) come gli arditi italiani, e per una minoranza dei soldati di linea.
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Un nuovo cameratismo
Ma tutti gli altri - milioni di uomini - perche continuano a combattere? Secondo Freud, un aspetto di questa guerra e che il militare scopre il piacere della distruzione, della violenza bruta proibita in tempo di pace. Ma secondo moltissime testimonianze dellepoca, i soldati combattono innanzitutto perche costretti: fucilazioni e decimazioni per rifiuto di obbedienza o per "codardia" non sono fatti isolati: i tribunali militari lavorano talmente su vasta scala che per esempio in Italia colpiscono un numero di soldati quasi pari a quello dei caduti. Ha forse altrettanto peso la rassegnazione, quasi un annullamento della volonta cui si sostituisce lobbedienza automatica.
Ma gioca anche una spinta morale che non ha destinatari astratti - Dio re patria - ma guarda ai compagni: si combatte per fedelta ai piu vicini, per non lasciarli soli e se possibile per salvarli. E un cameratismo che nasce, piuttosto che da solidarieta precedenti o da un senso di umanitarismo, dal mondo stesso delle trincee, dove si soffre e si rischia insieme, e nella quotidianita condivisa uomini molto diversi finiscono per assomigliarsi.
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Modernita e pensiero magico
Tra gli aspetti comuni, il piu diffuso e il ricorso a forme di pensiero e di comportamento mitico-magico. Nascono infinite leggende e dicerie, infinite pratiche scaramantiche e propiziatorie.
"La giornata trascorreva in uno stato completamente nevrotico... Pensavi assurdi scongiuri per sviare la granata che sentivi sopraggiungere. Una coazione ormai potentemente interiorizzata portava a sedersi in un certo modo anziche in un altro, a toccare oggetti particolari, a biascicare tra i denti ritornelli. Se questo rituale era completato, si era salvi... fino alla bomba successiva. Questa assurdita aveva assunto i toni oscuri del fatalismo: ci si accorgeva con orrore di essere scivolati nella superstizione, ovvero che i segni che tu stesso creavi ti si rivolgevano contro, e si finiva per attribuire alle granate in arrivo una deliberazione e unaccuratezza che di fatto non avevano. Cosi trascorrevi tutto il giorno, ascoltando, calcolando, sperando o disperando, cercando compromessi con il destino e scommettendo con te stesso sulle possibilita di questi orrori vari".
Sono parole di un ufficiale inglese di stanza sul fronte occidentale, che vive queste pratiche come un sollievo necessario ma in qualche modo degradante. Anche alcuni studiosi hanno visto nel proliferare di atteggiamenti mitico-magici, una regressione a livelli mentali primitivi, e unanomalia rispetto alla modernita della guerra.
Ma per altri autori, anziche di un paradosso si tratta di un aspetto della modernita, di un bisogno attualissimo: quello di opporre a una realta materiale sempre piu complessa e incontrollabile, risposte che vengono da altri livelli dellesperienza, dal mondo dei miti, dei simboli, da tutto quello che si potrebbe definire il sacro.
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Le trincee e lambiente naturale
Scrivendo a casa nellagosto del 16, un soldato di stanza nella zona della Somme nella Francia settentrionale, dove era stata combattuta una delle piu lunghe battaglie della grande guerra, si chiedeva come sarebbe mai stato possibile spianare di nuovo il terreno. Per chilometri e chilometri intorno alla linea del fuoco il paesaggio era sfregiato dalle buche delle granate e dai crateri delle bombe, contaminato dai gas.
Ma al di la della devastazione provocata dalle armi, gia gli apprestamenti difensivi avevano stravolto il paesaggio naturale: il terreno era bucato da un labirinto di trincee e di cunicoli, barriere continue di filo spinato color ruggine davano lidea di un autunno perenne, alberi erano stati abbattuti per farne ripari. La stessa presenza di milioni di uomini rappresentava di per se unalterazione tale da distruggere lequilibrio dellambiente. La Grande guerra e anche una guerra contro la natura.
Nella Somme gli edifici distrutti sono stati ricostruiti; ma il paesaggio artificiale creato dalla guerra non si e mai potuto cancellare del tutto. Restano buche mal riempite, tratti di camminamenti e trincee, uninfinita di materiali di guerra sparsi. Ancora oggi il terreno espelle frammenti metallici, pezzi di filo spinato, proiettili inesplosi.
La violazione della natura e ancora piu drastica nelle zone di montagna. Sul fronte italo-austriaco delle Dolomiti, la guerra porta masse di uomini, materiali, tecnologie. La montagna viene attraversata da sentieri, mulattiere, gallerie, da strade camionabili e carrozzabili (2.500 km. sul solo versante italiano), teleferiche e funivie. Dove gli alpinisti non erano mai arrivati, arrivano i soldati, usando chiodi e scale, scavando caverne nella roccia e abitandoci per mesi e anni; non scalatori solitari, ma tribu di decine di migliaia di uomini. Costoni e massicci rocciosi che avevano impiegato millenni a formarsi vengono fatti saltare in un secondo. Si cominciano a scavare gallerie nei ghiacciai, fino alla costruzione della "citta di ghiaccio" dentro la Marmolada: un vero complesso con alloggi, magazzini, viveri, una centrale elettrica, un centralino telefonico, una camera a tenuta di gas per il controllo delle maschere e una rete stradale di otto chilometri.
E il primo incontro della montagna con la modernita, e ne derivano alterazioni definitive dellambiente. Ne scaturira a guerra finita un nuovo interesse per la montagna che assumera la fisionomia del turismo di massa: decine di migliaia di soldati tornano in quota da borghesi, un mare di neofiti ne segue lesempio portando gusti e stili totalmente diversi da quelli dei "pionieri" ottocenteschi. Anche per la montagna niente sarebbe stato piu come prima.
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3. La patria, il nemico
Patriottismo e militarismo
Il nazionalismo "comunitario" che agli inizi della guerra porta grandi masse a mobilitarsi e anche impregnato di militarismo, piu di quello ottocentesco. Gli eventi piu memorabili della memoria collettiva vengono identificati nella vittoria su altre nazioni, sentirsi parte di una comunita implica sentirsi estranei a tutte le altre: la Francia e Marengo, Austerlitz e Jena, la Gran Bretagna e Trafalgar, la Russia e il trionfo su Napoleone.
I volontari (tre milioni nella sola Inghilterra) vanno a morire per tre parole, Dio, re e Patria, e spesso basta lultima: la patria e identificata quasi integralmente con lo stato, con la sua religione e con il suo capo, la guerra e per eccellenza la guerra giusta, cosi giusta da legittimare controlli e persecuzioni contro chiunque sia giudicato inaffidabile: pacifisti, "imboscati", traditori veri o presunti, cittadini di origine straniera naturalizzati.
In Italia il motivo conduttore della propaganda e il Risorgimento, non quello statal-diplomatico di Cavour, ma quello di Mazzini, Garibaldi, dei mille. "Alato", sanguinolento, spesso infarcito di accenni alla romanita, questo richiamo dilaga da DAnnunzio alle canzonette alle ballate dei cantastorie. Persino un interventista democratico e socialisteggiante come Cesare Battisti non sfugge a questi toni.
E cosi anche per molti liberali e progressisti di paesi a lunga tradizione democratica, attratti dal risalto che la propaganda da alla cosiddetta "voce del popolo".
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La patria-natura
Viene adattato alla propaganda di guerra anche un elemento per definizione pacifico, la natura, totalmente assimilata alla patria. In accordo con la fuga dal moderno che la guerra per molti aspetti rappresenta, le immagini che prevalgono in tutti i paesi sono tipicamente preindustriali, campi, boschi, montagne, villaggi, animali: una natura arcaica, presa a simbolo dellautenticita, della dolcezza, di valori eterni in nome dei quali si chiede agli uomini di morire, e nello stesso tempo si promette loro che ne condivideranno limmortalita.
In questo manifesto inglese di arruolamento, ne una fabbrica ne un centro abitato turbano limmagine rurale e pastorale della nazione; nella cartolina tedesca intitolata Il camerata caduto, il soldato, morto ma senza un graffio, giace compostamente in un bosco, con una pietra per cuscino, il cavallo accanto ad aggiungere lultimo tocco sentimentale e arcaico.
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La patria-donna
Spesso assimilata alla natura, la figura femminile e ancora piu presente nella propaganda di guerra. Ce la madre-patria austera o sofferente, con il suo corpo-territorio minacciato dalla "penetrazione" del nemico, e ci sono le patrie-ragazze decisamente sensuali che popolano le cartoline in viaggio tra il fronte e il paese.
Nei paesi cattolici e centrale la figura della Madonna, arruolata come suprema protettrice e protagonista di ballate popolaresche intitolate per esempio Visioni e prodigi, racconti in versi dei miracoli e delle visioni di Maria Vergine ai soldati combattenti. Ovunque ci sono bimbe e fanciulle. E naturalmente madri: le patriottiche, che invitano gli uomini a partire; e le sabotatrici, che non vogliono saperne della guerra o che instillano nei figli piu amore per loro stesse che per la patria. "La patria e la mamma che sta al di sopra di tutte le mamme", spiega un giornale per bambini, a conferma del timore che queste madri protettive svirilizzino i combattenti: se la patria e metaforicamente femminile, il suo esercito deve essere maschio, pena la decadenza della nazione.
Ce infine, leva fortissima per accendere la combattivita maschile, limmagine della donna - madre, fanciulla o sposa che sia - preda di guerra: ferita, uccisa, vittima di violenze sessuali.
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Il nemico-mostro
La demonizzazione del nemico gioca a fondo su questi terreni. Assimilato fin dallinizio e da tutti i belligeranti a un animale da preda o a unentita disgustosa o grottesca, il nemico perde ogni forma umana, e la storia della sue atrocita diventa un argomento corrente. Secondo uno dei maggiori studiosi dellesperienza di guerra, il tedesco George Mosse, durante il conflitto mondiale i tabu sociali e sessuali che in passato avevano contribuito a tenere a freno liconografia della brutalita vengono abbandonati: sono moltissime le cartoline che rappresentano il nemico coperto di escrementi e con gli organi sessuali in vista, o che illustrano stupri di guerra e sodomie. Tutti si accusano reciprocamente di tutto, con qualche particolare fantasia macabra riservata ai tedeschi.
E un generale processo di riduzione del nemico o dellestraneo - l"altro" - a prototipo negativo, simile a quello che colpisce i cosiddetti diversi, ebrei, zingari, "devianti" sessuali: la guerra funziona come una spinta potente alla conformita a tutti i livelli.
Al fronte gli stereotipi sono rafforzati dalla clausura della vita di trincea e dalla invisibilita del nemico chiuso nelle trincee opposte. Anche su questo piano si ha un enorme sviluppo di miti e credenze: fantasmi di ufficiali tedeschi che si palesano alla vigilia di ogni attacco, spie misteriose, odori insopportabili emanati dal nemico.
Fra le leggende piu diffuse, una racconta di un soldato canadese prigioniero dei tedeschi e mostrato ai suoi compagni su una croce a braccia e gambe divaricate, mani e piedi inchiodati dalle baionette; si diceva che fosse morto lentamente: e la raffigurazione del crocifisso, suggerita ai soldati dalle tante immagini della Passione di Cristo collocate ai crocevia in Francia e in Belgio, e forse anche dallaver visto soldati inglesi legati per punizione a braccia e gambe aperte su tavole o ruote, e a volte frustati dai loro ufficiali.
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Una leggenda esemplare
Ma la leggenda piu ricca e piu bella - come ricorda lo studioso americano Paul Fussell - riguarda la zona piu inquietante del fronte, la sempre bombardata e disabitata terra di nessuno fra le opposte linee, e narra che in qualche punto sconosciuto "si trovava un grande gruppo di disertori semi-impazziti provenienti da tutti gli eserciti, alleati e nemici, che vivevano sottoterra perfettamente in pace tra loro in trincee abbandonate, da dove uscivano di notte per saccheggiare cadaveri e procurarsi cibo e bevande". Raramente una storia riesce a unire tanti elementi significativi: il rimorso per i tanti feriti lasciati a soffrire in mezzo alle linee, una fantasia universale di disobbedienza alle autorita, lidea realistica che la "normale" vita al fronte e assimilabile alla bestialita e alla follia. Non ultimo, un sogno di capovolgimento: tedeschi e inglesi (e francesi, italiani, austriaci, canadesi, tutti ricompresi nel gruppo dei disertori) non sono nemici fra loro. Per tutti il nemico e la guerra.
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4. La patria, il nemico: capovolgimenti
Gia alla vigilia della guerra sono moltissimi quelli che cercano di sfuggire al reclutamento. La pratica piu diffusa, e in continua crescita, e lautolesionismo: timpani forati con chiodi, ascessi ottenuti con iniezioni di benzina, colpi darma da fuoco sparati a bruciapelo ai piedi e alle mani. Molto meno frequenti renitenza e diserzione, perche e alto il rischio - persino la pena di morte - se si viene presi.
A giudicare dai dati italiani, la renitenza e invece la scelta piu diffusa fra gli emigrati. Dei circa 400.000 uomini in eta di leva che dovrebbero rimpatriare per arruolarsi, nel novembre del 1915 solo 60.000 sono tornati. Secondo una sdegnato interventista democratico, per la comunita italiana negli Stati Uniti essere renitente o reduce e esattamente la stessa cosa.
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Mi interessa piu di tutto la vita
Che quello di patria sia stato un concetto astratto o altamente negativo per milioni di combattenti soprattutto di classe popolare e ormai ben documentato anche grazie alle lettere inviate dal fronte ai familiari e bloccate dalla censura. A scrivere sono muratori, carrettieri, contadini, braccianti: "a me interessa piu di tutto la vita, chi e morto non risuscita piu"; "ormai il morire per la patria vuol dire morire da fessi, e io non sono un fesso"; "state pur certi che io non muoio per questa schifa di Italia".
Ma anche per moltissimi combattenti della classe media colta, limmagine della patria crolla. Anni dopo, nel romanzo Addio alle armi (storia di un tenente americano che decide di arruolarsi come volontario nellesercito italiano e della sua disillusione di fronte agli orrori della guerra), lo scrittore americano Hemingway scrivera che "parole astratte come gloria, onore, coraggio o dedizione sembravano parole oscene accanto ai nomi concreti dei villaggi, ai numeri delle strade, ai nomi dei fiumi, ai numeri dei reggimenti e alle date".
E difficile dire se la rischiosissima e limitata agitazione condotta al fronte da socialisti, anarchici, spesso anche da cattolici, abbia un peso - e quale - in queste manifestazioni di insofferenza per le atrocita della guerra, o nelle ribellioni individuali o di piccoli gruppi. Se e soprattutto la paura dei generali a vedere ovunque "agenti del disfattismo" e "diabolici subornatori", e anche vero che nelle trincee e forte la tendenza a piegare ogni messaggio ai propri stati danimo. Sara cosi per una nota che Benedetto XV manda ai capi di stato nellagosto 17 per caldeggiare una pace senza annessioni: un documento essenzialmente diplomatico, che pero contiene le parole "inutile strage"; molti le vedranno come un incitamento alla disobbedienza civile e alla ribellione.
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La loro vita e come la nostra
Tra le espressioni di dissenso "antipatriottico", una delle piu precoci, temute e perseguite dai comandi e la fraternizzazione con il nemico, che vanifica la sua demonizzazione. Sul fronte occidentale gia il primo Natale di guerra vede una calma assoluta: soldati inglesi e tedeschi hanno deciso una tregua informale, e si incontrano nella terra di nessuno per scambiarsi sigarette e scattare fotografie. Nel corso della guerra gli accordi taciti arrivano, attraverso la limitazione del fuoco, a coprire molte necessita della vita quotidiana nei settori non impegnati nelle offensive: e pratica diffusa non interrompere il rancio nemico con il cecchinaggio o con cannoneggiamento intenso, non disturbare lo sgombero dei feriti, la riparazione delle trincee, persino la cura del sole nei momenti di pausa.
Non sono che parentesi, ma aiutano a morire meno.
Anche durante i combattimenti non sono rare le intese fra soldati: a Verdun, in un settore meno infuocato della battaglia, un volontario tedesco riferira che i francesi avevano lordine di bersagliarli con bombe a mano anche di notte, e di fatto le lanciavano, ma, come da accordi presi con compagni tedeschi, solo sulla destra e sulla sinistra della trincea. Questi sforzi di contenere la violenza non riflettono affatto unetica prebellica di tipo cavalleresco, ne presuppongono necessariamente unideologia politica o una tradizione umanitaria. Nascono soprattutto, come avviene per il cameratismo, dalle stesse condizioni della guerra. In uno scontro dove tutti i combattenti sono vittime della potenza delle armi, identificarsi con il nemico e con la sua volonta di sopravvivere e logico, addirittura necessario: se ogni colpo di mortaio, ogni raffica di mitragliatrice vengono ripagati con altrettanti colpi, un atteggiamento "offensivo" sarebbe suicida.
Anche se questa consapevolezza non puo da sola evitare i massacri, la fraternizzazione resta uno dei tentativi piu forti di riprendere in mano la propria vita, e nello stesso tempo il momento essenziale di una ritrovata capacita di scoprire lumanita nel nemico fino a vederlo come vittima e fratello con cui non solo si fa tregua, ma si parla, ci si scambiano notizie e viveri, perche "la sua vita e uguale alla nostra". Come avviene in questo dialogo sul fronte austro-italiano fra un militare austriaco e un soldato di vedetta messinese, carrettiere, analfabeta, vedovo con figli, condannato a 5 anni di carcere per "agevolazione al nemico" "Per lettura di atti e confessione del giudicabile, soldato G. C., e risultato che detto militare in giorni imprecisati dellaprile 1918, essendo di vedetta, entrava in conversazione con un soldato austriaco. Laustriaco ripetutamente chiamava la vedetta italiana e gli rivolgeva le parole: Italiano, italiano, ti metti paura a parlare?, e il G. C.: Non ho paura a parlare, e laustriaco: Come stai?, e la vedetta: Come stai tu piuttosto che ieri ti lamentavi e come te lhai passata la notte?, e laustriaco: Lho passata male, avevo un po appetito, hai da buttarmi una pagnotta? e per fumare come la passate?, e il G. C.: Bene, ho avuto la mia razione di 13 sigarette e 14 sigari".
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Chi odiano i soldati
Lo spirito di unita fra soldati intensifica lodio per gli stati maggiori, che continuano a pretendere cecchinaggio, incremento del fuoco di disturbo e altre misure destinate ad alterare il delicato equilibrio che protegge la sopravvivenza; crescono le accuse di vigliaccheria mosse dai soldati agli ufficiali: fra le truppe inglesi era in uso lespressione "il rosso simbolo della paura", in riferimento alle mostrine rosse degli ufficiali di stato maggiore. E cresce lastio verso i loro privilegi. Uccisioni di ufficiali da parte dei soldati avvengono su tutti i fronti, e non sono eventi eccezionali.
Ancora maggiore e la distanza che si crea tra il fronte e la "patria", vissuta come il regno di un bellicismo incosciente sbandierato da civili ben protetti. In trincea si maledicono insegnanti e persone mature che hanno mandato i giovani al macello con la loro retorica; si fantastica di stritolare coi carri armati gli stupidi music-hall patriottici, si sogna di essere vendicati dallesercito nemico: i soldati, scrive un combattente inglese, "odiavano le donne sorridenti per le strade. Detestavano i vecchi. Avrebbero voluto che i profittatori crepassero coi gas. Pregavano Dio affinche i tedeschi mandassero gli Zeppelin contro lInghilterra, perche la gente capisse cosi cosa significa guerra".
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5. Il fronte interno: la vita pubblica
In tutti gli Stati, la guerra modella pesantemente linsieme delle attivita politiche, economiche, amministrative. Lo sforzo di mobilitare intere popolazioni in tempi brevi favorisce e fa apparire legittima una sospensione di fatto del potere parlamentare a vantaggio di formule di unita nazionale. In Germania, in Austria, in Russia, ma anche nelle democrazie occidentali, tutte le decisioni di rilievo sono centralizzate in mano a governi legati a filo doppio ai capi di stato e ai militari, e retti da politici che si autodefiniscono al di sopra delle parti. Cosi succede in Francia con la coalizione di Clemenceau, in Inghilterra con il primo ministro Lloyd George, in Italia con Vittorio Emanuele Orlando, che sostituisce nel 1917 Boselli.
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Stato, economia, societa civile
Alla concentrazione del potere si accompagna una dilatazione dellintervento statale in ogni settore della vita civile: si censura la posta, si intercettano le comunicazioni, si "militarizzano" i corrispondenti e i fotografi di guerra, si minacciano di sequestro i giornali che pubblichino notizie giudicate contrarie agli interessi nazionali, si moltiplicano le attivita di polizia, mentre anche lavara assistenza erogata alle famiglie dei combattenti viene subordinata ad accertamenti sul loro patriottismo. Lingerenza e massima nella vita economica sia in agricoltura sia nellindustria, e va dalla requisizione di veicoli, di animali, di utensili metallici, degli stessi raccolti, alla ripartizione statale delle materie prime; dalla militarizzazione di fatto o di diritto della forza lavoro, al controllo pubblico su interi settori produttivi.
Da queste trasformazioni nascono una quantita di nuovi compiti e ruoli affidati a una burocrazia sempre piu numerosa. Ne nasce soprattutto un rapporto politica-economia e pubblico-privato del tutto anomalo rispetto ai modelli liberali e liberisti. Lesempio italiano e molto calzante: su piccola scala e a livello comunale debuttano i Comitati civili per la mobilitazione, che oltre a far opera di assistenza e di propaganda spesso organizzano direttamente nuove reti di lavoro a domicilio e nuovi laboratori artigianali. Su grande scala, si crea una vera e propria compenetrazione fra lo stato, divenuto il maggiore committente, lindustria che cresce e prospera al di fuori delle leggi di mercato, e i militari che premono in nome delle esigenze belliche. In Italia fra il 15 e il 17 i profitti nella siderurgia salgono dal 6,30 al 16,55%; quelli dellindustria automobilistica dall8,2 al 31,51%; quelli del settore laniero dal 5,10 al 18,74%. Ovunque ci sono incrementi simili, e ovunque esplode il deficit dei bilanci pubblici. Per sanarlo solo lInghilterra ricorre allaumento delle tasse sui redditi; in tutti gli altri paesi si rastrellano i risparmi privati attraverso prestiti volontari, lanciati con grandi campagne pubblicitarie.
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Le opposioni divise
In questo clima il dibattito politico e compresso e le opposizioni inizialmente perdono forza. Non e solo effetto della repressione di polizia e giudiziaria, ma di divisioni vecchie e profonde. Neppure in passato le parole dordine del movimento operaio avevano avuto toni univoci, segnate comerano di volta in volta dal contrasto fra le sue diverse componenti e dalle circostanze di un mondo in rapido movimento. Sul tema guerra e pace anche il pensiero di Marx non si presentava affatto come sistema unitario: al sostegno esplicito alle guerre di liberazione nazionale e a quelle capaci di trasformare i rapporti sociali, si accompagnava la critica al militarismo, ma anche al pacifismo di molti liberali e del socialismo utopico, accusati di contrabbandare una comunanza di interessi fra borghesi e proletari. Vista come momento della lotta di classe, come laboratorio di trasformazioni, come espressione dei rapporti di forza fra stati, negli scritti di Marx la guerra non viene mai condannata in se.
Nella II Internazionale, dove avevano convissuto internazionalismo e patriottismo, allo scoppio del conflitto si erano delineate grosso modo tre tendenze: una che giustificava le guerre purche difensive; unaltra, maggioritaria, combattuta fra antimilitarismo e speranze di mutamento allinterno dellordine esistente; unaltra ancora che vedeva nella guerra unoccasione per lavvio del processo rivoluzionario e nel pacifismo il tradizionale inganno della borghesia.
Con le conferenze internazionali dei partiti socialisti tenute in Svizzera, a Zimmerwald nel settembre 1915 e a Kienthal nellaprile del 16, si rinnova la condanna della guerra e si chiede una pace senza annessioni e senza indennita; ma resta la spaccatura fra il pacifismo dei riformisti e il "disfattismo rivoluzionario" di gruppi come la tedesca Lega di Spartaco e i bolscevichi russi, che predicano la necessita di usare la guerra per affrettare il crollo del capitalismo.
Nella base dei militanti, il contrasto politico e reso umanamente dolorosissimo dal faccia a faccia con domande cui nessuna teoria poteva dare risposta: e giusta la diserzione predicata dagli anarchici, quando al proprio posto andra un altro proletario? e giusto cercare un posto in fabbrica per fare propaganda antimilitarista, ma nello stesso tempo produrre armi e munizioni? e giusto andare in guerra per solidarieta con i soldati di classe popolare e poi ucciderne altri ugualmente fratelli?
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6. Il fronte interno: le popolazioni
Visti dalla parte della societa, i mutamenti nella sfera pubblica portano a una tale riduzione dei diritti civili e politici da rendere il cittadino molto simile al militare. Ma lassottigliamento di questa distinzione, e di quella tra fronte bellico e fronte interno, riguarda molti altri aspetti, innanzitutto le condizioni materiali di vita, e ha gradazioni diverse. Ci sono aree relativamente tranquille e citta bombardate dalle artiglierie o - come nel caso di Londra - dai dirigibili Zeppelin; ci sono grandi territori invasi con assoluta brutalita.
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La fame
Anche dove la guerra non arriva materialmente, ne arrivano gli effetti: le citta scintillanti che colpiscono i soldati in licenza sono uno scenario per pochi, classi agiate e nuovi ricchi che speculano sulle forniture belliche e sui rifornimenti ai civili; per la grandissima maggioranza delle popolazioni iniziano presto il carovita, il razionamento alimentare e dei combustibili, la penuria di beni essenziali, il mercato nero, fino alla fame di massa in caso di cattivi raccolti. Con tutta la sua "modernita", la guerra ripropone il problema del cibo e della sua dipendenza dalla natura e dal clima. In Germania la carestia e tale da provocare la morte per denutrizione di 700.000 persone e un aumento del 50% della mortalita infantile.
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I lavori delle donne
Inizia da subito anche la riorganizzazione produttiva: fabbriche ingigantite, nuovi stabilimenti, ritmi di lavoro pesantissimi, una disciplina interna di tipo quasi militare. Per sostituire i richiamati vengono assunti anziani, contadini, e soprattutto donne, che entrano a milioni in settori prima loro preclusi, innanzitutto nellindustria di guerra. Altre afferrano le nuove opportunita di lavoro nellamministrazione pubblica, nei servizi, in qualche paese nelle stesse forze armate, che le impiegano negli uffici di assistenza e sussistenza sul territorio metropolitano. Molte sono donne sole, spesso vedove di guerra.
E una rottura della divisione sessuale del lavoro che cambia la fisionomia di fabbriche e uffici. Ma anche nelle campagne ci sono donne al posto degli uomini, e a volte al posto degli animali requisiti: questa fotografia di contadine francesi e probabilmente una messa in posa, ma non per questo la situazione e meno vera.
In alcuni paesi le donne vanno anche al fronte come infermiere e guidatrici di ambulanze. In tutti i paesi, o nelle retrovie o nei bordelli al seguito delle truppe, altre donne esercitano la prostituzione.
Quanto la situazione sia in movimento e mostrato anche dalle non poche che cercano di partire vestite da soldato per combattere in prima linea, e dallentusiasmo con cui altre, dellaristocrazia o della borghesia, si mettono a capo di iniziative assistenziali e di propaganda.
Se fra citta e campagna, fra operaie, impiegate, contadine, ci sono differenze grandi, possono essercene altrettante anche allinterno dello stesso settore produttivo: una cosa e lavorare in una grande fabbrica, unaltra in uno dei laboratori promossi dai vari comitati per "aiutare" donne sole, dove le paghe sono irrisorie. Eppure si possono cogliere tratti comuni: sono sempre impieghi a termine; a parita di mansioni sono sempre meno pagati di quelli maschili; sempre devono convivere con il compito di provvedere alle esigenze quotidiane della famiglia in condizioni enormemente piu difficili.
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Il crollo demografico
Non ce pero sforzo in grado di impedire lo schiacciamento della vita. Ne e indice landamento demografico, che per esempio in Italia ha un bilancio negativo (piu morti che nati) per tre anni consecutivi, 1917, 18, 19, e senza contare i caduti. In alcune zone della Toscana nascono meno della meta dei bambini che ci si poteva aspettare sulla base delle medie prebelliche. I richiami di massa e la forte riduzione dei matrimoni non bastano a spiegare crolli del genere; bisogna mettere in conto una diffusa rinuncia a far figli, probabilmente legata anche a un aumento della mortalita neonatale che nel 18 prende il carattere di una strage degli innocenti: sotto leffetto congiunto della guerra e di una spaventosa epidemia influenzale (la "spagnola") appena un bambino su quattro degli ultimi nati riesce a superare la soglia di un anno di eta.
Per la grande maggioranza delle classi popolari e per la parte meno solida del ceto medio la guerra e una lunga storia di difficolta e di smarrimento che rimescola idee e stati danimo. Ne escono radicalizzati molti orientamenti spirituali, a partire dal rapporto con la religione: cresce il distacco fino allateismo, e cresce ugualmente la fede, spesso intrisa di pratiche superstiziose. Mentre Benedetto XV consacra nel 1917 tutti i combattenti al Sacro cuore di Gesu, pullulano voti e devozioni, e nello stesso tempo tutte le forme di lettura del futuro e di pratiche propiziatorie. Anche nel fronte interno, dove la modernita mostra i suoi orrori subentrano mito e magia.
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7. Donne e uomini
Sebbene il lavoro femminile fuori casa non fosse affatto una novita, le caratteristiche e le dimensioni che assume in guerra rappresentano un allarme per il senso comune, specialmente nei paesi latini, dominati da una tradizione culturale e religiosa che vede nel lavoro extradomestico una minaccia alla purezza femminile e allintegrita della famiglia.
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Paura dei cambiamenti femminili
Mentre governi e autorita esaltano strumentalmente la mobilitazione femminile, le reazioni, popolari e non, sono spesso malevole. Poco importa se le operaie lavorano in condizioni simili a quelle documentate da questa fotografia di una fabbrica francese; lo stereotipo e quello della popolana corrotta, potenziale prostituta o mantenuta. Poco importa se nella pubblica amministrazione si esige un rigore da convento; le riviste esibiscono poliziotte identiche alle figurine frivole della belle epoque, con 40 centimetri di gonna in meno.
Al sarcasmo si accompagna spesso lastio: in Francia militanti socialisti accusano le donne di non aver saputo impedire che i loro figli venissero mandati al macello, a Torino parenti di soldati che non trovano niente da ridire se un vecchio entra in fabbrica come operaio, si imbestialiscono contro le donne, "colpevoli" di occupare un posto dove qualcuno avrebbe potuto imboscarsi. Non e dunque solo un problema di competizione per il lavoro, ma di panico davanti alla possibilita di cambiamenti nei ruoli sessuali.
Al fronte corrono voci sulle mogli che si consolano fra le braccia degli imboscati o si prostituiscono, nasce la leggenda del reduce che torna dopo tanto per trovare nel suo letto uno sconosciuto (la leggenda parla di letto, e lincubo e proprio quello): salvo che per la rilevante eccezione dellemigrazione oltreoceano, mai uomini e donne erano stati separati cosi a lungo.
Ma piu che la lontananza in se a pesare e lisolamento, che da un lato moltiplica lansia di fronte a figure nuove, diverse dal binomio moglie/prostituta che riempe le fantasie dei soldati; daltro lato - vale soprattutto per le classi medie - porta a vedere le donne anche come le rappresentanti per eccellenza della vita civilizzata, cui molti si sentono ormai inadatti: meglio dunque un mondo non complicato dalla loro presenza, che imporrebbe le convenzioni di prima, dal lavarsi e radersi, al divieto di turpiloquio, ai riti sociali e religiosi.
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Uomini in guerra: compassione e violenza
Ancora di piu pesa la vicinanza con la morte. Puo nascerne, come spiega la politologa americana Jean Bethke Elsthain, una pieta dolorosa e affettuosa verso "le cose piccole, particolari e vulnerabili: sul fronte occidentale gli uomini coltivavano fiori e verdure fuori delle trincee, (adottavano) cuccioli randagi e perfino dei piccoli topi, una pratica documentata anche dai corrispondenti di guerra". Il soldato si trasforma cosi in "guerriero compassionevole", teso, anziche a distruggere, a conservare: una sensibilita difficile da comunicare a chi e lontano, e invece paradossalmente vicina a quella dei disprezzati obbiettori di coscienza, che andavano al fronte come infermieri e barellanti - sara uno di questi, un soldato semplice, linglese piu decorato della guerra. Ma trovarsi immersi nello sterminio di massa genera anche, e lo si vedra in molti paesi nel dopoguerra, apatia, freddezza, una predisposizione incontrollata e apolitica alla violenza. I veterani, scrive un oservatore inglese, erano aspri, bizzarri, violenti, depressi, imprevedibili: "non erano piu gli stessi uomini: qualcosa sera alterato in loro (...)tanto da spaventare".
Incivilimento e imbarbarimento si mischiano, ma il referente e sempre e solo maschile. Al fronte ci si chiede se e come le donne siano cambiate; nel paese le donne si accorgono che molti uomini lo sono gia, e ne temono sia linaridimento sia lamore per i compagni, che avvertono in antagonismo con lamore romantico e coniugale. I rapporti fra i sessi diventano opachi, e non basta scriversi per capire una realta ormai a molte facce.
E dunque difficile valutare il peso della guerra su questi piani.
Nonostante le trasformazioni, sembra ancora operante lo schema per cui le donne rappresentano lo spazio familiare e sicuro cui luomo puo tornare in cerca di stabilita; forse lunico spazio che si puo sperare sia o almeno torni come prima.
Il fatto che questa guerra, decisa anche per rafforzare i gruppi al potere, veda quasi tutti i governi cadere o vacillare, non e la sua sola ironia; presentata come trionfo della virilita, ne e la messa in croce; sognata come unione del popolo, lo restituisce piu che mai diviso fra schieramenti contrapposti, innanzitutto fra quelli che hanno combattuto e tutto il resto degli uomini e delle donne. Tratto da VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA Supplemento settimanale del martedì de La nonviolenza è in cammino
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
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Numero 255 del 3 novembre 2008
Luned́, 03 novembre 2008
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