Memoria
A vent’anni dalla tragedia dimenticata dell’Airbus iraniano

ovvero come Robert Fisk si licenzio’ dal Times.


di amina salina

In un proditorio e vile atto di guerra, il 3 luglio 1988 la nave americana "Vincennes" abbattè un Airbus della Iran Air, le vittime furono 289, tutte cuvili. Gli USA in un primo tempo dissero che l’aereo civile volava fuori dalla rotta commerciale e che era in fase di discesa verso la loro nave, poi riconobbero che tutto ciò non era vera e diedero la colpa all’ "inesperienza e lo stress" di chi aveva sparato.


Riprendiamo questo articolo dal sito http://www.islam-online.it/

Poco piu’ di vent’anni fa il 3 Luglio 1988 il popolo iraniano visse la tragedia dell’Airbus buttato giu’ dalla marina americana nel Golfo Persico. Perirono 289 persone, oltre a 254 iraniani morirono 13 cittadini degli Emirati, 10 indiani, 6 pakistani, 6 yugoslavi ed un italiano. Nessuno ha pagato per quel delitto. Anche noi italiani abbiamo sofferto la prepotenza degli americani quando fu ucciso il povero Calipari e quando accadde la tragedia del caccia che colpi una funivia -tragedia del Cermis- causando decine di morti e feriti. Anche allora nessuno pago’
Chi si ricorda di una martire di tre anni Leila Behbahani, tre anni, che giace nella sua bara da pochi soldi, di compensato da vent’anni aspettando giustizia come i nostri piccoli martiti palestinesi ???.
Era una bambina molto piccola, e al momento della sepoltura indossa il vestitino verde con la pettorina bianca che portava quando è morta, è vera innocente che aveva davanti una vita strappata da mani criminali, nell’istante in cui il missile della Marina degli Stati Uniti ha colpito l’Airbus iraniano sopra il Golfo Persico, uccidendo Leila e gli altri 288 passeggeri che viaggiavano con lei. A quei martiri e’ stato dato il Giardino da Allah ma non la giustizia degli uomini.
Robert Fisk introdusse con parole partecipi indignato e commosso il capitolo del suo nuovo libro - "Cronache mediorientali" - in cui racconta ciò che vide e scoprì nei giorni precedenti e successivi il tragico 3 luglio 1988.
Per fortuna i giornalisti non sono tutti embedded.La tragedia avvenne verso la fine della guerra Iran-Iraq, quando le navi statunitensi incrociano il Golfo per difendere le petroliere kuwaitiane. Minuti prima la ’Vincennes’ aveva attaccato delle cannoniere iraniane che avevano sparato sull’elicottero di bordo. Lo stato iraniano proclamo’ il lutto nazionale definendo barbarica questa vera e propria strage di stato.
Quel giorno, il volo di linea Iran Air IR55, pilotato dal Capitano Moshen Rezaian, era decollato da Bandar Abbas ed era diretto a Dubai con 290 passeggeri Tra l’altro documentandosi bene si capisca che in quel periodo l’America aveva deciso che Saddam era il buono della situazione nonostante tutti i suoi crimini e per questo in qualsiasi modo si doveva colpire l’Iran.
Il disastro dell’Airbus e’ figlio di questo clima e della guerra.
L’ impressione e sui musulmani e sullopinione pubblica fu notevole.Il capitano della "Vincennes" era convinto - a detta del Pentagono - di essere attaccato da un F14 Tomcat e la versione ufficiale parlava di aereo fuori rotta..
La versione americana cominciò a far acqua quando la Marina italiana e un’altra nave statunitense, la fregata Sides, confermarono che al momento dell’impatto con il missile, l’aereo stava cabrando, non picchiando. Dopo aver dato la colpa al pilota iraniano dicendo che l’aereo volava fuori rotta, un mese dopo le autorità statunitensi riconobbero che l’Airbus volava nel corridoio commerciale a 12.000 piedi di quota e non era in discesa. Secondo il rapporto della marina statunitense si trattò di un errore umano, dovuto allo stress psicologico dell’equipaggio che non aveva mai combattuto prima. Bella scusa per un massacro .
Quella mattina Robert Fisk si trovava in Irlanda e fu raggiunto al telefono dal suo giornale o per meglio dire da quello che fino a quel momento era la testata giornalistica per cui scriveva: il TIMES. Sembra una cosa dell’altro mondo a dirla ma uno dei più grandi giornalisti di politica estera al mondo fu censurato dal suo direttore ed il suo pezzo non venne mai pubblicato e fu poi inserito nel libro. L’errore del capitano americano fu colossale visto che i segnali d’identificazione funzionavano benissimo e il capitano della Vincennes, che già aveva dato segnali di nervosismo nei giorni precedenti, aveva ordinato un attacco missilistico essendo in preda al panico e senza seguire le corrette procedure d’ingaggio.
Il comandante della nave americana "Sides", testimone oculare della tragedia, testimoniò: "Quando sentii il Capitano della Vincennes ordinare l’abbattimento dell’aereo iraniano, rimasi esterrefatto. Dissi a quelli che avevo intorno: "Beh cosa diavolo sta facendo?" Andai a riguardarmi la procedura F-14. Cabra. Ormai quel maledetto sarà a 7000 piedi”.
Carlson (comandante della Sides) si pentì amaramente di non aver fermato il capitano della Vincennes.
Il rapporto ufficiale dell’indagine statunitense avrebbe poi dichiarato che l’Airbus iraniano seguiva il piano di volo, stava prendendo quota e soprattutto non era lanciato in picchiata verso la nave americana.
Da queste indagini emerse l’immagine di una Marina americana inefficiente, sgangherata e approssimativa.
Ma questa versione dei fatti non poteva certamente essere divulgata ... Figuriamoci! dovevano costruire il mostro iraniano e cosi fecero e continuano a fare. Con tutti i miliardi di dollari spesi per produrre film d’infima qualità che mostrano l’esercito USA come l’infallibile paladino di Giustizia, Democrazia e Legalità! non potevano permettersi la Verità tanto più in tempo di guerre mediorientali.
Fisk, inviò il proprio articolo al TIMES.
Il giornale, che da poco era diventato di proprietà di Rupert Murdock, non pubblicò MAI quel suo editoriale.
Robert Fisk, dopo anni di fedele servizio al TIMES e ai suoi lettori, fu censurato.
Ai cittadini britannici non si poteva raccontare che la Marina americana era ben diversa dai "Rambo" cinematografici.
L’esercito USA non è comandato da ufficiali inefficienti, approssimativi e cinici e quindi ... il nuovo editore del TIMES fece tagliare l’articolo di Fisk.
Gli inglesi e l’intero occidente, succubi dell’alleato americano, dovevano leggere verità annacquate e stabilite dagli Stati Uniti.
Come si concluse la vicenda?
Fisk si licenziò dal TIMES e iniziò a collaborare con "The Indipendent" e continua tuttora a farlo.
I cittadini di Vincennes, Indiana, raccolsero denaro per erigere un monumento, non ai morti iraniani, bensì alla nave che aveva distrutto le loro vite cosi’ si prendono in giro i lettori dei giornali in tutto il libero mondo occidentale..
Al rientro alla base di San Diego, quelli dell’incrociatore furono accolti da eroi e non certo da assassini .
Tutto l’equipaggio fu insignito della decorazione di combattimento, e al coordinatore della difesa aerea, comandante Scott Lustig, fu conferita la Medaglia d’Encomio della Marina per "comportamento eroico" e per la "capacità di mantenere la calma e la fiducia sotto il fuoco".
E per concludere direi che più ne parliamo, maggiore sarà la consapevolezza che i nostri telegiornali, come George Orwell insegna, altro non sono che la voce del "Grande Fratello".
Di queste morti nessuno sapra’ piu’ niente.

amina salina



Domenica, 07 settembre 2008