Spazio aperto
W.C.R.P.

di Renzo Coletti.

Riceviamo e pubblichiamo.


Il processo di mondializzazione, definito anche globalizzazione, esige un sostegno spirituale e religioso, che trova una formula espressiva e un aspetto ancora abbozzato, nella Conferenza Mondiale Inter-Religiosa per la Pace. Nasce quindi il parlamento Mondiale delle Religioni, e getta una ipotesi d’accordo su un primo fondamentale principio che è presente in ogni Credo. Non è difficile intuire che il non fare agli altri ciò che non vorresti fatto a te, presentato in vari modi e forme, è il fondamento e il principio base di una comunità e quindi a maggior ragione un’etica mondiale.
Noi cittadini del terzo millennio, costruttori di quel che definiamo mercato mondiale o globale, abbiamo stratificato il mondo in varie categorie di riferimento, quindi c’è una civiltà occidentale, una orientale, una euroasiatica, una anglo americana e ciò che definiamo terzo e quarto mondo. Abbiamo tradotto quindi i punti cardinali, in diverse collocazioni culturali, ma con un unico possibile sviluppo realistico. La logica capitalista, definita approssimativamente mercato, sta dilagando in tutto il mondo, mentre i flussi migratori sembrano viaggiare in senso inverso. Nasce la società multietnica, e multicolore, tradotta in pensiero unico economico e politico, tranne qualche eccezione. I problemi socio politici ed economici, lungi dall’essere risolti, si confrontano sul terreno militare e una guerra permanente la cui funzione è incerta e contraddittoria, quanto paradossale, è l’unico dialogo praticabile. La guerra, cambia aspetto come pure chi la fa. L’esercito, anzi gli eserciti, sono altro rispetto all’esercito tradizionale nazionale, lo Stato stesso avendo perso la propria identità, proteso in uno sforzo comune di globalizzazione, non ha più interessi riconducibili al proprio popolo, ma entra in un contesto più ampio e monotematico di repressione di altre identità e culture. L’eroe nazionale, si trasforma in mercenario e l’esercito di leva diventa un esercito di professionisti più idoneo all’attacco che non alla difesa. Può ora intervenire in aree lontane e con scopi operativi di interesse non più nazionale, ma per aree di riferimento economicamente e politicamente alleate. I risvolti politico sociali di questo cambiamento, richiederebbero pagine su pagine di approfondimento, quindi restiamo alla superficie. Se abbozzassimo un’analisi marxista, potremmo tranquillamente dire che la classe si è internazionalizzata, si è creato una nuova borghesia mondiale e un padrone multietnico e multi religioso. Il Sindacato confinato nella sua territorialità nazionale, perde la sua funzione di sostegno ai lavoratori, l’azienda è spesso multinazionale e quindi con referenti lontani e inaccessibili, il governo si allontana dai cittadini, inizia invece il suo viaggio funambolico tra nazionalità e realtà sociali totalmente diverse ed estranee al suo elettorato. La tecnologia, trasforma l’habitat di riferimento in territorio simbolo del progresso e ecologicamente inespresso tra rifiuti dello spreco e il lusso dell’artificio. La comunità, un tempo espressione spirituale del luogo d’appartenenza, è mortificata da un pensiero unico e tradotto in mercificazione della natura e con l’unico riferimento identitario, nella formalità di un benessere indotto a forza nelle menti ormai individualizzate e egocentriche alla continua ricerca di potenza tradotta in macchina. Un corpo sempre più protesi artificiale evolve in un tentativo di estensione sensoriale scaricabile emotivamente in una mente computerizzata e biblioteca universale del sapere.
Come siamo giunti sin qui? Quale ruolo hanno svolto le religioni e le Fedi di ogni tipo? Possono organismi rappresentativi della maggior parte delle realtà religiose avere un ruolo umanizzante e spiritualmente all’altezza del compito ad esse affidatogli? Quale è il compito a cui si propongono di dare una risposta? Quali saranno i veri protagonisti di questa omologazione globale e può essere eticamente e moralmente possibile uno scopo così ambizioso e difficile?
Lentamente analizziamo il percorso del pensiero globale sul terreno spirituale e politico insieme. Lo sviluppo industriale, il libero mercato e la libera circolazione della moneta, hanno trascinato nello stesso sviluppo, anche il pensiero religioso e una delle sue funzioni più complesse e sommerse, è stata la creazione di nuove sette e credenze spirituali, a cui era affidato anche il compito di cercare nuovi adepti in ogni dove e non sempre per fini esclusivamente religiosi. La destabilizzazione necessaria per realizzare uno sgretolamento politico su cui innalzare la nuova torre di Babele, e con una possibilità di successo, ha avuto con le nuove sette un alleato strategico di non poco conto. Questa strategia, associata ad altre e unita ad una rivoluzione culturale anti tradizionalista e progressista nel suo aspetto più deteriore, hanno minato alle fondamenta tutte le religioni tradizionali e storicamente influenti. I flussi migratori, ancora abbozzati in molte realtà, sono ancora fonte di disagio e perdita di identità religiosa o paura latente del fenomeno. Se il mondo missionario, ha avuto un impatto spesso negativo e devastante in alcune realtà del pianeta; una simile affermazione resta incompresa, anzi viene ritenuto un processo utile nel suo insieme e portatore di civiltà e cultura. Estrapolato dal suo contesto social politico e culturale, il missionario può produrre aspetti positivi e finalizzati ad un miglioramento delle condizioni base di alcune popolazioni, ancora vittime dell’assenza di strumenti elementari che costituiscono le condizioni minime della sopravvivenza.
C’è però in questa visione, una presunzione di superiorità e una mortificazione del mondo spirituale che è presente in ogni comunità umana. Basterebbe analizzare la conquista del nuovo mondo, e sarebbe evidente quanto orrore e quanti genocidi ha prodotto l’arrivo dell’uomo bianco e civilizzato con il suo credo e la sua Fede. Oggi giunti nel terzo millennio, siamo ancora in questa contraddizione e creiamo ancora dei paradisi dell’orrore e della tragedia. Basterebbe pensare alla guerra che la Francia sta combattendo nel silenzio generale, in alcuni luoghi quasi sconosciuti e dimenticati da Dio e dal mondo. Citare la Palestina, l’Iraq, il Kossovo, la Somalia e l’Afganistan, non è che un riprodurre la logica del colonizzatore e portatore di verità assoluta e incontrovertibile. Quindi eccoci al punto di partenza.
Creare organismi rappresentativi delle religioni, ispirarsi ad un unità di intento presente in ogni credo, creare conoscenza di un’altra credenza, commemorare date ed eventi storici legati a genocidi di comodo, dimenticandone altri e stravolgendone alcuni nel loro significato , può produrre dei frutti del bene e pacificazioni all’interno di una realtà di guerra infinita? L’Uomo olisticamente inteso, vive il suo luogo come parte interagente con la natura e il rispetto della spiritualità che ad essa attribuisce, spesso molto ricca di simboli e aspetti, che un visitatore occasionale o con una sua certezza, non riescono a cogliere e a comprendere. Vivere la comunità, significa viverne il quotidiano e le sue ritualizzazioni del sacro, spesso molto complesso che nulla ha da invidiare ad una religiosità frutto del progresso scientifico e tecnologico. Incontrarsi sul nostro territorio con persone di altra Fede, partecipare ad un momento simbolico del loro credo, pregare insieme nel silenzio di un luogo sacro o festeggiare emotivamente coinvolti una festività, è sufficiente a unire e saldare qualcosa che potremmo definire amicizia e comprensione? La diffidenza e l’emarginazione subita nel momento dell’arrivo nel nostro paese, lo sfruttamento lavorativo, la pericolosità di un lavoro irregolare, lo scontro epidermico e razzista, saranno recuperabili o si amplieranno nel ricercare una competizione al diritto elementare a cui i nativi hanno perso la priorità e il privilegio della nazionalità? La casa, luogo sacro per eccellenza, può essere ridimensionata ad un ponte sotto cui proteggersi, oppure un letto in un tugurio vissuto in affollamento e tensione intrinseca che tale condizione produce? Può il ricordo del proprio mondo a cui si è dato l’addio insieme a tutti gli affetti, figli mogli o parenti uccisi da i nuovi colonizzatori a cui abbiamo dovuto rivolgerci per una sopravvivenza possibile, ritrovare un giusto equilibrio psichico aperto al dialogo e alla pace tanto decantata e svilita nel suo significato? Quando il cittadino di un paese come l’Italia, avrà finalmente compreso di essere strumento e carne da cannone, né più né meno di un emigrato, quando avrà infine capito di non avere più nessun riferimento nelle istituzioni e nel governo da lui stesso votato, quindi impotente e raggirato, prenderà l’inevitabile decisione di ribellarsi al giogo e alla menzogna ipocrita della sua condizione, solo allora vedrà come in uno specchio la propria immagine nel volto di un emigrato e non temerà più lui, ma insieme a lui getterà le basi per il risveglio da un sogno ormai incubo, che vedeva nel progresso e la tecnologia applicata al mercato e alla globalizzazione, una evoluzione alla vita del pianeta e quindi anche la sua. Non sarà la Pace in parole e canti, non saranno i girotondi pacifisti e tolleranti, non saranno le consulte delle religioni, non saranno neppure le Conferenze mondiali inter-religiose, tantomeno i parlamenti mondiali delle religioni,, a condurci verso la giustizia e una pace possibile. Sarà la lotta e la coscienza di una classe dominata e il suo risveglio il collante più realistico e vincente che possiamo immaginare. Quando getteremo in faccia le perline luccicanti a chi ci propone colori in cambio d’oro, quando impareremo a sparare contro chi da l’ordine di farlo, quando capiremo che noi siamo tanti e i padroni disonesti e malvagi solo una parte piccolissima di realtà non identificabile con l’umanità nel suo insieme, allora e solo allora, capiremo e pregheremo il solo e l’unico dio che potrà salvarci e assolverci dal peccato di presunzione e egocentrismo auto suicida ed assassino di ogni forma e fenomeno chiamato vita.


Renzo Coletti.





Sabato, 01 dicembre 2007