Riflessione
Tutti, pochi, nessuno?

di Renzo Coletti.

Negli anni 50 iniziava una ricerca ambiziosa di rrisposte; era l’inizio di quella che poi divenne la corsa verso lo spazio, sia brama di potenza, sia ricerca di altra vita intelligente. L’universo appariva uno spreco assurdo, se ad usufruirne era solo l’Uomo, ovvero come complessità intelligente ed evoluta. Nasceva quindi la domanda spontanea: “Dove sono Tutti quanti?”. Questa domanda divenne il famoso paradosso di Fermi. Quindi i primi viaggi spaziali avevano due motivazioni. La prima era l’istinto migratorio e la conoscenza, il secondo la ricerca di una vita alternativa e possibile. L’Uomo condannato da una solitudine esistenziale, cercava un potenziale compagno di viaggio in una sfida verso il tempo e il suo controllo. Il Dio consolatore e protagonista del sogno oltre la morte, veniva messo così a confronto con una nuova concezione che era la probabilità di un essere superiore avvicinabile e con cui iniziare un dialogo. Nasceva così anche la fantascienza e gli orizzonti più sfrenati e ambiziosi che la mente umana potesse concepire. L’Uomo immaginava quindi, una nuova solitudine ed una avventura nello spazio con i suoi inevitabili pericoli e le sue nuove sfide. Nuovi pianeti affascinanti e a doppio risvolto, come l’esperienza poteva collocare in categoria di amico o nemico, erano in nuovo orizzonte. Il pianeta Terra, da piccolo puntino luminoso e simbolico, si allontanava sempre più e diveniva passato da cui si fuggiva tranciando tutti i ponti. L’Astronave nuova arca dell’Umanità, era il fulcro di una vita oltre la vita sino ad oggi pensata e proponibile.
Cosa sto cercando di trasmettere al possibile lettore? Est Ovest, Nord Sud, Oriente ed Occidente, sono solo punti cardinali o alba e tramonto? Cosa contiene una parola come occidente? Cosa ha significato l’Oriente e cosa sono oggi il nord ed il sud del mondo? In quale direzione scorre il tempo e dove si colloca il passato ed il futuro? Questa nostra madre comune che chiamiamo Terra, è inserita nell’Universo, in una posizione privilegiata rispetto al Sole, come pure contiene una infinità di diversità biologicamente rappresentative di quanto siano le differenze e le complessità forse rintracciabili nell’intero panorama universale, oggi proponibile e riscontrabile. L’evoluzione propone ciò che definiamo progresso e tecnologia, mentre il pianeta sta giungendo ad un livello di degrado che ci condurrà inevitabilmente alla catastrofe. Catastrofe non è solo fine della vita sul nostro pianeta, è invece impossibilità di andare oltre la nostra madre Terra, quindi raggiungere uno stato avanzato e ristretto da diversi fattori, per lanciarci in un viaggio nel sistema solare. Ciò che ci ha fatto giungere sin qui, sono proprio le diversità che ogni valore intrinseco dei significati racchiusi nei sopra citati punti cardinali, possono e potranno significare e trasformarsi in piattaforma di lancio verso l’infinito concepibile. L’extra terrestre che stiamo cercando o immaginando, non è che una nostra proiezione oltre il limite che è natura umana oggi conosciuta e concepita come tale. La specie umana si è estesa e moltiplicata, attraverso l’istinto migratorio e il superamento di quel che definiamo confine sia territoriale che mentale. L’Uomo ad immagine e somiglianza di dio, è il frutto immaturo di un disvelarsi della coscienza, la cui origine e il cui limite è ancora incerto e emotivamente inafferrabile o razionalmente concepibile. Domandarsi se l’umanità sarà in grado di estendersi nello spazio, appare cosa superba e improponibile, sia ad un lettore tendente alla ricerca scientifica, sia a quello più versato verso la Spiritualità. Delegare è il quotidiano, come il vivere politico o il partecipare sindacale. Ancor peggio, sono i pochi tentativi spesso ininfluenti o inadatti, di dare alla religiosità una direzione oltre il confine tra tradizione e progresso. Come caotici sono i flussi migratori, caotica è l’economia e il Diritto o il suo contrario. Innalzandoci oltre l’atmosfera, avremo forse una immagine più realistica del caos che sono le nostre traiettorie di marcia, sia personali, sia delle merci, sia dei mezzi di collegamento sia terrestri che spaziali. Nel microcosmo lavorativo o casalingo, o se preferite di quartiere, una rappresentazione fotografica ritmata, non rivelerebbe molto o non creerebbe immagini inconscie particolari, ma alcune foto scattate dallo spazio ad un certo ritmo, trasformerebbero il panorama immortalato su schermo o carta, rappresentazioni infinite di realtà possibili verso una nuova dissoluzione e un nuovo aspetto fenomenico. Questo potrebbe essere un esercizio utile, sia per noi cittadini comuni, che per le èlit del mondo. Forse una rappresentazione geometrica o artistico dell’insieme, aiuterebbero a trovare un senso ed una ecologia mentale di cui abbiamo estremo bisogno.
Uno dei miei sogni, è incontrarmi con il Generale Grant. Non sto pensando ad un viaggio nel mondo dei morti, ma solo verso il nuovo mondo, (l’America), in cerca del passato e del presente, in un dialogo epidermico tra me ed una sequoia di 4000 anni, a cui hanno affibbiato questo nome così minuscolo della Storia. Noi con la nostra presunzione e la nostra visione antropocentrica, davanti ad una testimonianza di vita di 4000 anni, cosa possiamo provare e emotivamente assimilare in una tale situazione? Noi viviamo questa condizione, intesa come rapporto, ogni istante della nostra vita, ed ad ogni istante la respingiamo come un incubo o un trauma da rimuovere. Una visita al Generale Grant, puo essere considerata l’equivalente di un viaggio nello spazio per un astronauta. Seduti all’ombra di una sequoia di migliaia di anni, è vedere la propria immagine sulla Terra da una distanza che ci rende simili ad un formicaio. Noi calpestiamo le formiche, come ne fossimo i giudici ed i carnefici, ma non vediamo l’Universo che potrebbe calpestare noi con la stessa indifferenza e casualità. Quanti Uomini sono necessari per abbracciare il Generale Grant? Quanti saranno in grado di salire a diverse altezze dei suoi rami? Quanti giungeranno alla vetta? Diamoci la mano e formiamo un girotondo intorno al mondo, poi iniziamo a separarci e a innalzarci verso lo spazio e lasciamo che altri prendano il nostro posto. Alla prima piattaforma creiamo un nuovo cerchio e un nuovo girotondo, mentre alcuni proseguono e lasciano il posto a altri che stanno giungendo dalla nostra base di partenza. Una piramide, non è molto differente da una sequoia, o un cipresso al margine di un cimitero. Una astronave può essere a forma di piramide, o è solo la tomba di un Faraone che può divenire veicolo verso l’infinito? Forse è meglio tornare ai nostri punti cardinali e immaginare una rotta che ci ha condotto sin qui, poi… Ciò che ha garantito l’evoluzione sul nostro pianeta, quindi anche la nostra, è una posizione privilegiata rispetto al sole,un satellite grande come la Luna che ha fornito una stabilità al nostro asse, una forte presenza di macchie tettoniche, una biodiversità capace di produrre una complessità in cui emergere come specie intelligente. Questo rivela quanto vi sia di visione antropocentrica nel nostro pensiero, quanta megalomania e ambizione di potenza domini le nostre scelte comportamentali e di ciò che definiamo progresso e civiltà. Solo sino ad un secolo fa, le culture presenti nel mondo, erano più o meno 5000, tutte con una forma diversa per giustificare il mito delle origini e la creazione. Quindi l’occidente, l’oriente, il nord o il sud del mondo, non sono che l’ultimo aspetto del nostro pianeta e dei suoi abitanti, che sono un piccolo segmento della conformazione della Terra e della storia umana. Come giustificare nella definizione del linguaggio, una frase come la “cultura occidentale,” , come giustificare la presunzione di un credo politico o religioso? Siamo davvero, in una graduatoria gerarchica, la specie prediletta da un dio, o siamo solo parte di un progetto evolutivo di cui sappiamo ciò che il nostro limite ci consente? Se l’Uomo, oggi detiene il dominio apparente del mondo, è dovuto al prodotto di milioni di evoluzione sia materiale che psichica e spirituale di riferimento. Il vincitore nel lungo periodo, non può essere un punto cardinale e la sua cultura dominante, ma sarà chi al fine riuscirà ad uscire dalla trappola del sistema solare, inteso come possibilità di habitat per le future generazioni. Vivere la realtà è saperne distinguere gli aspetti verso cui si tende, come una pianta che piega il suo tronco verso la luce ed il sole. L’ombra e infine il buio totale, sembrano essere il nostro destino. Incapaci come siamo di piegarci al senso della vita e della luce,nel suo significato più profondo, stiamo usando il nostro tempo a disposizione, che dovrebbe condurci nello spazio e nel tempo, distruggendo ogni forma di possibilità capace di donarci questo panorama ancora neppure concepito o sognato. Sul nostro pianeta, forse più di una volta, una specie intelligente, ha avuto la possibilità di uscire dalla trappola dell’entropia, quindi raggiungere il punto critico per compiere il salto di qualità. La società capitalista e liberista, ha in sé il germe della sua rovina. La competizione e lo sfruttamento sia umano che della natura, saranno presto al limite della tollerabilità sia umana che della natura tutta. Questo dimostra, qualora ve ne fosse stato bisogno, quanto siamo parte del tutto e quanto sia demenziale ed egoista il nostro vivere quotidiano. Quanti si stanno domandando cosa sta accadendo e perché? Tutti? Pochi? Nessuno? Può avere un senso affidarsi ad una tecnologia senza una base etica e morale? Può la traduzione del mezzo in fine, essere una risposta responsabile alle nostre scoperte scientifiche e biologiche? L’uomo del terzo millennio sarà strumento o fine del nostro viaggio sulla Terra? Un corpo protesi e una mente artificiale, può manlevarci dalla responsabilità dell’auto distruzione? Se l’attuale situazione politica e sociale, ha il suo potere più grande e oppressivo tra le mani di pochi, quanti potrebbero essere in grado di compiere il salto nello spazio? Ancora una volta: tutti? Pochi? Nessuno? Ci sarà davvero un Popolo eletto per il viaggio da qui all’eternità? Quante risorse sono necessarie per una avventura umana nello spazio? Ancora una volta: sarà la competizione, la volontà di potenza, la Fede, il patrimonio culturale, la tecnologia, la speranza, la biologia teorica, la forza o la violenza, che renderà possibile un domani prima che l’oggi non esista più? Ancora due gradi di calore, poi la Terra si ribella, ancora consumi sfrenati e le risorse per iniziare il nuovo viaggio, non saranno sufficienti. Quale ecatombe potrebbe essere così selettiva da permettere che pochi sopravissuti potessero realizzare il sogno? Credo che ancora una volta l’uomo salirà su una nuova arca con i tesori di un tempo e ripartirà da zero. Forse una nuova specie capirà i nostri errori e riuscirà ad essere la fiaccola dell’utopia sognata dall’Uomo troppo avido ed insaziabile per esserne il portatore. Un bene comune, o una idea celata nel nostro labirinto mentale, potrebbe illuminarci e darci la giusta traiettoria verso l’immortalità oltre il nostro Pianeta, ma saranno come sempre i pochi ad usufruirne, oppure tutti avremo una chance, o nessuno salterà il confine della propria mente ambiziosa e egocentrica o perversa e quindi fallimentare.
C’era l’Oriente, l’Occidente, il nord ed il sud del mondo, c’erano culture e sogni nei cassetti, c’era la paura e l’orgoglio, ma pur parlandone sino all’asfissia, mancava l’Amore.


Renzo Coletti.




Lunedì, 19 novembre 2007