S.L.A.(i): Solo LArga ipocrisia

di Alessio Di Florio

Ieri sera a Firenze si è giocata una partita di calcio di beneficenza tra rappresentative di Fiorentina e Milan. L’obiettivo era quello di esprimere solidarietà a Stefano Borgonovo, ex calciatore di entrambe le squadre, recentemente colpito dalla SLA. Tutti presenti, da Roberto Baggio agli ’olandesi’ del Milan, pronti ad essere accanto al compagno di tante partite. Commozione e buoni sentimenti hanno attraversato tutta la serata.

Sicuramente una lodevole iniziativa, un gesto umano in un calcio sempre più malato. Ma sarebbe un’offesa alla verità lasciare che tutto appaia splendente e buono. Perché non è stato così. Ieri sera un incredibile manto di ipocrisia ha attraversato tutta la serata.

La notizia della malattia di Borgonovo è arrivata dieci giorni prima dell’incontro di campionato tra Milan e Fiorentina. Immediatamente le due società si sono lanciate nell’organizzare l’amichevole di ieri sera. Ma, così come sottolineato dal settimanale Vita, non potevano donare l’incasso dell’incontro di campionato?

Ci hanno voluto far credere che, da ieri sera, è partita la riscossa di Borgonovo contro la ’stronza’(come lui l’ha definita). Ma non è così, non può essere così. Soprattutto in uno Stato come l’Italia, dove la ricerca è frenata e limitata da leggi e finanziamenti inesistenti, con i migliori ricercatori costretti ad emigrare all’estero. In ogni caso la SLA (basti ricordare Signorini, Welby e Coscioni) non dà scampo. Ieri sera, può essere cinico affermarlo ma è così, è stato celebrato un funerale anticipato. Stefano Borgonovo, come altri suoi colleghi prima di lui, si è incamminato verso un cammino senza speranza. Se sarà fortunato, potrebbe vivere altri dieci anni. Poi, probabilmente non ci sarà più nulla da fare. Nessuno, dei tanti campioni e dirigenti coinvolti, ha avuto il coraggio di pronunciare l’unica domanda sincera e importante: perché? Cosa ha portato Borgonovo ad ammalarsi? E, come mai, molti calciatori di quegli anni, militanti in squadre diverse, si sono ammalati?

Il calcio deve assolutamente guardarsi indietro, interrogarsi su se stesso. Le parole dei giorni scorsi di Massimo Orlandini meritano approfondimenti e indagini, sportive e giudiziarie. L’ex calciatore ha affermato di aver sentito altre persone che si stanno ammalando, anche loro ex protagonisti della Serie A. Orlandini abbia il coraggio, se non davanti alle telecamere (e sarebbe anche comprensibile, in quanto gesto di delicato rispetto per chi si è confidato con lui), almeno davanti ai tribunali, di riportare i nomi e i fatti. Ormai non possiamo più nasconderci, il fatto è eclatante.


Con rabbia e indignazione viene da chiedersi dove è finito Zeman, l’uomo dalle domande scomode. Il coraggioso eroe che denunciava il doping, o forse i troppi medicinali, alla fine forse i lacunosi controlli antidoping. Capace di far volare stracci e di accusare persone, società, di indicare fatti per poi scoprire che erano tutte sue supposizioni. Crollate come la sua mediocre carriera di allenatore. Adesso che questa carriera, soffocata dalla sua incapacità di allestire qualsivoglia formazione vincente, è finita abbia il coraggio di rilanciare le sue denunce. Oggi che abbiamo casi inquietanti come Borgonovo e Signorini si faccia avanti.

Sparito Zeman, sparito Guariniello. Il giudice torinese, che si era fatto alfiere dello sport pulito, capace di costruire processi su processi, e che su Signorini ha indagato, oggi è dato per disperso.

Un’ultima annotazione è comunque doverosa. Borgonovo è in questo stato da poco più di un mese, almeno in maniera eclatante e acclarata. La moglie ha oggi affermato al Tg1 che il computer e il software, con i quali il marito potrà parlare e interagire, sono stati gentilmente forniti dal SSN. Siamo contenti per Stefano Borgonovo, compiaciuti che ci sono casi in cui il Servizio Sanitario Nazionale riesce a compiere ancora il proprio dovere. Ma viene spontaneo, per chi ha seguito la vicenda e ne ha visto gli aspetti più squallidi e meschini, accostare Borgonovo a Fabio Pavone, giovane ragazzo abruzzese. Fabio, della cui vicenda PeaceLink ha già raccontato, ha dovuto lottare e denunciare per vedersi fornito un semplice mouse modificato. E i software a lui necessari sono forniti solo grazie alla bravura e alla disponibilità di Mircha D’Angelo e Valerio Mancini, soci della Metro Olografix di Pescara.

Dover fare queste constatazioni amareggia ...



Venerdì, 10 ottobre 2008