Spazio Aperto
Rifiuto le discussioni settarie

di Renzo Coletti

Una riflessione a margine della "nuova preghiera" per gli ebrei di Benedetto XVI


LA preghiera appartiene alla madre di tutte le scienze, ovvero la comunicazione. I portatori di verità sono coloro che hanno dato un suono alla realtà tradotto in linguaggio. Linguaggio e pensiero si inseguono in un ping pong continuo e non solo trasformano la realtà in qualcosa di descrivibile e sensato, ma creano un ampliamento della risposta sensoriale e danno senso ad astrazioni come la Libertà, la giustizia, la verità, la passione, l’amore, il benessere, ecc. La preghiera quindi ha un impatto sulla coscienza come la ripetizione di un mantra. Qui inizia il vero problema delle religioni a confronto.
L’ipotesi più probabile della creazione ha la sua origine in qualcosa che possiamo definire suono primordiale. L’energia quindi è suono e armonia di un campo unificato che collassa in una forma. L’udito per sua natura, segue una logica che i pitagorici chiamavano armonistica,e non solo riceve un segnale acustico preciso, ma lo amplifica in una sequenza armonica che noi non controlliamo ma si traduce in realtà fenomenica soggettiva.
Noi, come civiltà occidentale, abbiamo optato per un concetto che vede la mente umana come altro rispetto all’universo che la circonda. In realtà questo è falso e noi possiamo vedere, udire, toccare, respirare, gustare, ciò che è parte di noi stessi in modo latente e programmato dall’evoluzione. Questo in due parole significa che l’evoluzione è il primo impatto con il disvelarsi della coscienza a cui ancora stiamo cercando una risposta.
Qualsiasi religione o fede, sono aspetti di una ricerca del sacro che sentiamo di contenere senza spiegarci la ragione. Il dubbio che potrebbe essere l’alternativa più efficace alla certezza e quindi l’anticamera del fanatismo, si scontra con il bisogno di dare una giustificazione alla morte in netto contrasto con la programmazione alla sopravvivenza e al bisogno di riferimenti saldi e istintivi. In una economia universale, la vita o la morte e l’evoluzione dell’Uomo, non sono che una manciata di secondi e insignificanti se non inseriti in una evoluzione della complessità, ovvero la sfida alla seconda legge della termo dinamica quindi l’entropia negativa.
Un dialogo inter-religioso non può prescindere dal superamento di una visione newtoniana di causa effetto e una radicale trasformazione in quella che può essere definita una visione olistica del mondo. Esiste uno spazio tempo che è oltre la nostra possibilità di concezione e risposta sensoriale, senza cui noi non possiamo trovare una spiegazione che non sia mito. In realtà la condizione la sperimentiamo ogni istante della nostra vita, ma non siamo sufficientemente distaccati e osservatori ininfluenzabili del processo a cui stiamo partecipando.
La vita intesa come Uomo, non è necessariamente l’ultima frontiera della complessità, ma solo l’attuale manifestazione di una ragione superiore a cui siamo chiamati a rispondere. Il pianeta Terra, ha delle caratteristiche che privilegiano la vita, ma presto potrebbero venire meno le condizioni per una sopravvivenza. Questo significa che lo spazio sarà il possibile futuro; a condizione che riusciamo a raggiungerlo e quindi giungere al momento del balzo con energie sufficientemente solide per garantirci lo sfruttamento delle risorse che il nostro sistema solare ci garantirebbe per la sopravvivenza.
Può apparire fantascienza, ma è l’unica condizione possibile per una evoluzione che sino ad oggi è avvenuta a balzi catastrofici e non come le religioni o la biologia teorica sino ad oggi ci hanno proposto.
Questo in sintesi è il mio rifiuto di entrare in discussioni settarie o politicamente costruite per interessi personali e di potere.

Renzo Coletti



Mercoledì, 13 febbraio 2008