Nel nostro tempo, le sofferenze personali riflettono la tristezza diffusa, che caratterizza la società contemporanea, percorsa da un sentimento permanente di insicurezza e di precarietà. Inquinamenti di ogni tipo, disuguaglianze sociali, disastri economici, comparsa di nuove malattie, esplosioni di violenza, forme di intolleranza, legittimazione di egoismi sempre più esasperati, pratica abituale della guerra, lacerazioni del creato, danno la sensazione dolorosa che lenergia vitale sia in decadenza. I cupi scenari di oggi fanno si che uomini di scienza e di pensiero stiano valutando la possibile estinzione della specie umana. E lepoca delle “passioni tristi”, che ricavano la desolazione più acuta dalla disgregazione e dalla mancanza di senso delle cose. Ma è possibile che l“homo sapiens” di tutta una tradizione illuminata, si sia oggi cambiato nell“homo demens”, che non comprende più nulla? Non penso, perché luomo rimane il governatore della sua storia, non ne è la vittima. Luomo ha il gusto del negativo, ma ha la vocazione al bene. E il bene è sempre natale, chiamata alla vita. Quando il Figlio di Dio si fece uomo, fu minacciato di morte da Erode. Durante la sua vita fu respinto, incarcerato, torturato e, alla fine assassinato sulla croce. Così prende forma la colpa radicale, la colpa originale, che non è solo un processo storico di negazione della vita, ma è luccisione dell“Autore della vita” (At. 3,15), della fecondità e della sorgività della vita. Ma la violenza umana, con luccisione dell“Autore della vita”, non riesce a costruire la morte, la corruzione della vita. Lultima parola non è la morte. E la risurrezione. Non la rianimazione di un cadavere, ma la piena realizzazione delle potenzialità dellessere umano. La risurrezione non rinvia luomo in un aldilà migliore, ma immediatamente riconduce luomo alla sua vita sulla terra, dove egli fa lesperienza della redenzione dalle preoccupazioni, dalle pene, dalle paure, dalle nostalgie, dal peccato e dalla morte. Nietzsche, che aveva il dono delle intuizioni supreme, afferma: “dal giorno in cui venne a me il grande liberatore, la vita non mi ha più deluso. Di anno in anno la trovo sempre più ricca, più desiderabile e più misteriosa” (“La gaia scienza”, § 324). Ecco la vita cè, perché cè il Liberatore, Gesù. Forse lumanità non ha mai saputo usare il Vangelo in modo diretto e genuino. Il Vangelo è la “notizia felice” della bontà e della salvezza delluomo. Il Vangelo è superamento di ogni forma di decadenza e di smarrimento umani. E il registro infinito che sinfonizza tutte le ragioni della speranza. E il gusto di una vita che diventa sempre più libera e vera. E la vita stessa che assume tutte le esultanze della immortalità. Noi abbiamo interpretato il Vangelo come racconto morale, anche se esemplare. Il Vangelo invece è permanente esplosione di grazia. E lamore del Padre che parla in diretta a tutti gli uomini. In particolare, è passione di vita per i “prodighi”, per gli insensati della storia, per i malcapitati, per i rifiutati, per tutti i “Lazzaro”, che vengono calpestati dagli “Epuloni”. (cf. Lc. 16, 19-31). Il Vangelo è la risurrezione che dimostra il destino felice della vicenda umana. Linvocazione fondante il Vangelo è l“unità”. Gesù è “Dio che si incarna” in ogni uomo e in ogni donna della terra. E ogni uomo è unito allaltro, e ogni uomo è uguale allaltro, nella “incarnazione” di Dio. Perciò, “nessun uomo è profano o immondo” (At. 10,28). La chiesa di Cristo nel tempo, non è tutto, ma è per tutti, perché “Dio non fa preferenze di persone” (At. 10,34). Deve tenere sempre “le sue porte spalancate” (Ap. 4,25), per lingresso di ogni essere umano, perché ogni essere umano “a qualsiasi popolo appartenga è bene accetto a Dio” (At. 10, 34). Lo scandalo della chiesa è pensare che essa debba accogliere i privilegiati, coloro che hanno un battesimo. E non si considera che il battesimo è uguaglianza: Gesù, linnocenza di Dio, vuole riceverlo, per rendersi uguale alluomo, per mettersi in condizione di peccato come luomo. Non certo per approvare il peccato, ma per estirparlo. Lumiltà di Dio è la salvezza delluomo. La sua chiesa è vera, quando è “pace”, operazione di totale servizio alluomo, quando è il “buon Samaritano” di ogni essere umano (cf. Lc. 10, 25-37). Luomo doggi sembra non avere più ripari” E smarrito. Ha assoluto bisogno di Vangelo. La chiesa dovrebbe comunque pronunciarlo, perché “senza di me non potete fare nulla (Gv. 15,5). Laffossamento della speranza viene procurato da una chiesa che si dissocia dal Vangelo, per ricomporsi come “societas perfecta” sacralizzando il potere, il prestigio, la ricchezza. E il potere, il prestigio, la ricchezza fanno sempre vittime, non fanno la risurrezione della vita. Il Vangelo è: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap. 21, 5). “Lincarnazione” di Dio apre continuamente gli orizzonti dei “cieli nuovi e delle terre nuove”, e assicura ogni progresso della storia. Noi siamo sempre lì, a fianco dellaurora di una nuova era della realtà umana. In questa prospettiva, la condizione attuale non è di tragedia, ma di crisi. La crisi è purificazione e maturazione. E rottura da un passato di fallimenti e sforzo di creazione di un avvenire prospero. E il dolore del parto e non le pene del naufragio dellavventura umana. La vita umana non può avere fine, perché è lincarnazione di Dio. Decadono soltanto quei “nutrimenti terrestri” (A. Gide), che sono fatti di corruzione e di tristezza. Dobbiamo inaugurare un mondo umano, che ami la vita fino al rispetto totale di essa, che desacralizzi la violenza, che assicuri le cure a tutti gli esseri del creato. Tutto ciò che esiste è amore di Dio. Rendiamolo per sempre la gioia delluomo. † Raffaele Nogaro
(Vescovo di Caserta)
Domenica, 27 gennaio 2008
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