Come un fiume arancione

di Pasquale

Wednesday, November 14th, 2007

Erano soliti uscire tutti i giorni per la questua con le loro ciotole, i monaci di quel lontano e fantastico mondo che è la Birmania. I monaci buddisti non sono come i nostri frati: non fanno voto di castità, povertà e obbedienza, non vivono chiusi nei monasteri, ma escono tutti i giorni, parlano e discutono abitualmente con la gente.
Ma questa volta qualcosa ha colpito l’attenzione di tutti: si è visto questo fiume arancione di monaci e monache percorrere le strade della Birmania, con le loro ciotole in mano, ma rovesciate. Si rifiutavano di ricevere doni dai rappresentanti della dittatura militare.
Il dono fa accumulare meriti, grazie ai quali è possibile rinascere in una condizione più vantaggiosa. Non è vero che il buddismo è apolitico, anzi è sensibile alle dinamiche politiche e sociali del suo popolo animando una coscienza pubblica sintonizzata coi problemi della gente. Quel rifiuto smascherava l’ostentazione con cui i militari si elevavano a difensori della tradizione buddista, rifiutandosi di essere i garanti di una fede esibita nei templi e violata nella vita sociale.
Quel rifiuto era segno che la religione è solidale col popolo: giudica e condanna la violenza e l’ingiustizia e il popolo si è unito a questi monaci. La reazione, dopo un attimo di sorpresa, non si è fatta attendere: una reazione violenta, ma il gesto ha rotto un equilibrio: quando religione e popolo, soprattutto se questo popolo è povero e violentato, sono uniti, ne scaturisce una forza dirompente.
Questi gesti hanno una potenza biblica: penso alla marcia del sale di Gandhi; aveva un bel dire Churchill che era “un fachiro mezzo nudo”; penso alla marcia su Washington di M. L. King.
Ma questi gesti hanno radici molto antiche: al di là di tutte le riletture faziose e di comodo che ne sono state fatte nei secoli, le grandi battaglie del popolo di Dio nell’antico testamento sono state tutte battaglie non-violente, combattute senza armi.
Gli ebrei, fuggiti dall’Egitto, dove vivevano da schiavi, si trovano di fronte l’esercito degli Amaleciti che voleva respingerli: da una parte il mare e gli egiziani, dall’altra un esercito! Uno che fugge di notte, non ha possibilità di organizzarsi, di armarsi! E’ la sorte dei profughi! Allora Mosè dice a Giosuè di prendere alcuni uomini (non tutti!) e di affrontare gli Amaleciti; lui sarebbe andato sul monte a pregare col bastone di Dio. Sarebbe stato più logico dare almeno il bastone a chi combatteva! Ma per combattere non si devono usare armi, mentre si debbono usare per pregare!
E quando Giosuè dovette entrare in Gerico il popolo era armato di trombe: al suono delle trombe le mura di Gerico crollarono!
E quando Gedeone sostenne la battaglia contro i Madianiti radunò un esercito di 30.000 uomini, ma quando disse che non si usavano armi, ne rimasero 300. Armò questi dotandoli di una tromba, una pentola e una torcia…armi pericolosissime… e i Madianiti furono sconfitti!
Poi fu la volta di Davide: il più piccolo di 8 fratelli, “fulvo, con begli occhi, e gentile d’aspetto” e sfidò il gigante Golia. Il re lo rivesti della sua armatura, ma non riusciva a camminare, allora se ne liberò e prese quelle che erano le sue armi, le armi di chi è giovane, di chi ancora sogna: un bastone, 5 sassi di fiume e la fionda. E Golia fu sconfitto!
Un’altra storica battaglia fu quella contro gli Assiro-babilonesi: in quel caso la vittoria fu ottenuta per mano di una donna: Giuditta!
Un bastone, delle trombe, delle pentole, un ragazzo, una donna… e oggi delle ciotole!
I poteri forti definiscono queste azioni “nobile utopia di anime belle che rifiutano la realtà”.
Tutte le grandi battaglie nella bibbia sono sempre state combattute senza armi: sono le battaglie dei poveri, di persone disarmate, senza volto, senza storia, senza diritti, ma di cui si dice sempre che Dio era con loro.
Se le religioni non combattono le battaglie dei poveri non hanno ragion d’essere!
Sognava Bonhoeffer:”Come si avrà la pace?…Solo un grande congresso ecumenico delle chiese può togliere di mano ai propri figli le armi e impedire la guerra…”
Balducci profetizzava che se le religioni non si superano e senza contrapporsi si impegnano per la salvezza di questa terra non hanno futuro!
Oggi 138 saggi musulmani auspicano un dialogo per la pace tra cristiani e musulmani.
Le religioni, come Davide, non possono più camminare con queste armature così pesanti e ingombranti fatte di cultura, di dottrina, di comandamenti, di poteri economici, politici o militari, di cui si sono rivestite. La terra non riesce più a muoversi con leggerezza nell’universo!
E’ stato bello vedere a messa i bambini presentarsi con una ciotola in mano, attorno ad un tavolo su cui un fiume arancione di foglie tracciava una strada, e poi raccogliere il pane da offrire a Dio perchè lo benedicesse, per poi donarlo ai presenti perchè ne mangiassero e si impegnassero a saziare la fame e la sete di tutti gli affamati e assetati di giustizia.


Fonte: http://www.sorrivoli.it/14/11/2007/come-un-fiume-arancione/



Giovedě, 13 dicembre 2007