Contro ogni forma di embargo
A proposito di dialogo.

di Renzo Coletti.

Dopo essermi fatto promotore dell’abolizione dell’embargo in tutto il pianeta, partendo dalla situazione più tragica che ritengo quella palestinese, eccomi ancora costretto a ripetermi.
La motivazione che mi spinge ad essere contro ogni forma di embargo verso tutti i popoli della terra, è ovvia, ma devo (ribadisco il devo), ripetermi e tentare di essere più incisivo. Ogni forma d’embargo, è una barbaria, poiché le leggi internazionali e nazionali di ogni paese civile, o presunto tale, sono aperte ai mercati ed al libero commercio. L’Uomo non è escluso in questa ottica, tranne che in casi eccezionali di governi militari e totalitari nel modo più assoluto. Tutti i dittatori o governi del mondo, sono prodotto di una comunità che li sostiene o li subisce. In entrambi i casi, limitare il commercio di qualsiasi prodotto, non influirà mai direttamente sul potere politico del paese, ma solo sul popolo da esso governato. La mondializzazione ha creato una dipendenza economica e finaziaria che non può essere ridotta a ciò che non è legalmente e realisticamente fermato all’origine della sua creazione e controllo. La stessa droga o armi o traffico di ogni tipo o sorta, costituiscono l’equivalente di moneta che circola nei circuiti bancari o finanziari di ogni paese. Questo non significa che il traffico di armi o di droga sia un bene comune o una logica da difendere,anzi è esattamente il contrario. Mi spiego meglio: se la nostra sopravvivenza economica e politica, è di fatto basata sulla libera circolazione anche dei prodotti che nascono e si diffondono per vie criminali, il vero combattere il crimine è modificare le leggi del mercato rendendo improduttivo un certo tipo di commercio. Se l’embargo avesse una sua efficacia, oppure avesse in se una forma di controllo alla criminalità organizzata, la guerra stessa potrebbe essere evitata con il semplice interrompersi del traffico delle armi. Nussuna pistola o fucile né missile, ci piovono dal cielo, ma sono il risultato di una società che nel profitto e nella disegualianza umana si pasciono e radicalizzano il loro potere.
Non voglio prolungarmi troppo, pertanto non avendo intenzione di fare una conferenza politica, ribadisco che lo strumento embargo tradotto in beni di consumo per il bene comune, è una sofisticata forma di repressione a fini puramente di interesse politico, militare, economico, religioso e del diritto, inteso come leggi di riferimento sui piani appena citati.
Che fare? Per trovare energie e forza, è necessario evitare ideologi o religioni a confronto. Quindi dare alla lotta anti embargo, un valore puramente e solo umanitario a cui nessun essere civile possa opporre nulla. Ho firmato l’appello anti embargo per la Palestina, ma con poca convinzione. La motivazione è semplice. I promotori dell’appello, hanno inserito una logica di parte, che sia pur condivisibile, è comunque un limite al rapporto di forze con cui ci sii deve confrontare. Nel mio impegno contro ogni forma d’e’bargo, non è previsto una nazionalità particolare o una ideologia di fondo, nèn è previsto un credo religioso. Il bambino palestinese che muore di fame o di sete, non è per me altro che un bambino e quindi come essere umano figlio di altri esseri umani, deve essere salvaguardato da ogni ingerenza negativa e ostile all’umanità nel suo senso più globale.
Quindi ripropongo la mia proposta senza affidarmi a nessun credo che non sia condivisibile da chi può essere definito persona.
L’uomo del terzo millenio, ha solo una possibilità di salvarsi da una catastrofe annunciata e prevista: crescere nel suo aspetto etico e morale e abbabdonare le proprie certezze e le precedenti ideologie, per sostenere e difendere i principi base di una covivenza pacifica e non pacifista. Orwell nel suo 1984 ha evidenziato i motti del partito mondiale da lui descritto magnificamnte:
“la Pace è guerra”
“La Libertà è schiavitù”
“L’ignoranza è potenza.
Guardatevi intorno e scoprirete che le missioni di Pace, le esportazioni di Democrazia e libertà, non sono che oppressioni e schiavitù, poi pensate al ruolo disinformativo dei media e dell’informazione in ogni campo, compreso la scolarizzazione, poi pensate al terzo motto sulla potenza dell’ignoranza.
Ovviamente non posso mettere in contatto le realtà possibili e sensibili ad un appello del genere, quindi lascio alla direzione del giornale e all’impegno dei suoi operatori, il compito di diffondere e unire.
Spero questa volta di ricevere consensi intesi come ho specificato.
La Pace è prima di tutto giustizia. Senza giustizia non può esistere né pace né Libertà.
Il parlamento mondiale delle religioni, nel suo tentativo di trovare uno scopo e un’etica comuune, ha voluto privilegiare ciò che è presente in ogni credo con diverse varianti di linguaggio ma sostanzialmente identiche nel contenuto: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Questo punto d’icontro e tra le varie realtà religiose, ha il pregio ed il difetto di essere l’essenza di un progetto umano oggi irrealizzabile. Tutti infatti affermeranno l’importanza di questo comandamento, ma la sua realizzazione è la cosa più difficile da tradurre in realtà. Quindi le religioni, si sono manlevate dalla responsabilità di tradurre i testi sacri all’insegna dei bisogni biogrammatici dell’Uomo e hanno prodotto solo retorica. Un primo passo? Forse ma è il primo di una marcia comune verso l’assenza di contenuto raggiungibile. Il Dialogo è quindi ridotto al ruolo di protagonista senza poterlo essere nel suo vero contenuto e la sua storicità. Questo modo di agire sembra estendersi ad ogni ricerca di rapporti umani diogni tipo e quindi una successione di parole estrapolate dall’assenza di un linguaggio appropiato.
Il Dialogo Cristiano islamico, sarà possibile e reale, nel momento in cui le armi tacciono e la coscienza si eleva oltre i vari credi, sino a divenire cambiamento e superamento di ogni certezza. Questo non è proporre il dubbio come metodo, è proporre di mettersi in discussione e realizzare una convivenza più reale e possibile, ma a partire da subito. Domani è già troppo lontano e perdita di tempo.
Basta al linguaggio privo di significato, basta alla politica spettacolo, basta alla religione perfetta ed eletta, basta alle barbarie e alle condizioni disumane e ad ogni barbaria eletta a metodo economico, politico e social religioso.


Renzo Coletti.





Lunedì, 22 ottobre 2007