E importante cominciare da se stessi: non gettare sullaltro o sulle strutture la responsabilità ma domandarsi in che misura ogni individuo e ogni gruppo sia rispettivamente responsabile o co-responsabile di una ingiustizia, non fosse altro che per un silenzio complice. (Jean Goss)
Purtroppo -lo sappiamo tutti, e non da oggi- nelle nostre città la cultura della legalità è scarsamente diffusa, vuoi per una radicata sfiducia nelle Istituzioni, vuoi per una fatalistica rassegnazione a subire passivamente lillegalità, o a diventarne complici taciti, protagonisti aperti, testimoni indifferenti, come se lo straordinario dellillecito avesse assunto carattere di ordinarietà. Ciò che è nuovo, invece, è che da un po di tempo e da tutte le parti, si fa un gran parlare di educazione alla legalità. Secondo noi, le spiegazioni di questo fenomeno possono essere diverse: o veramente siamo precipitati così in basso da sentire la necessità urgente di risalire la china, oppure uniamo la nostra voce al coro generale per non sembrare da meno, salvo poi ad aspettare che sia sempre laltro a fare il primo passo. A questo punto, noi abbiamo deciso di cambiare registro: non vogliamo fare a gara a chi grida più forte la propria indignazione, ma vogliamo guardarci dentro, per capire se e quanto la nostra coscienza riesca ancora a percepire il senso della vita, dellumanità, della giustizia. Sì, perché non ci accontentiamo di una campagna per la legalità; legalità e giustizia possono sembrare concetti identici, ma non lo sono. Legalità vuol dire osservanza delle norme (e tante volte le norme nascondono la difesa di interessi e privilegi). Giustizia vuol dire permettere a tutti di vivere umanamente, vuol dire coniugare libertà e uguaglianza. Nel Vangelo si parla di “fame e sete di giustizia”; per questo occorre andare oltre i codici e praticare la Giustizia. Lart. 3 della nostra Costituzione afferma la pari dignità dei cittadini e impegna la Repubblica (cioè tutti noi) a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il conseguimento. La Carta americana parla del diritto di ogni uomo alla felicità. Nella nostra Costituzione questa parola non compare, ma solo perché essa non è altro che il frutto di quel quantum di giustizia che riusciremo a costruire. Da queste considerazioni ha preso le mosse lindagine che qui presentiamo: un test di gravità, come lo abbiamo definito, per intendere una specie di esame dello stato di vigilanza o di acquiescenza della coscienza, in primo luogo, dei nostri giovani (120 alunni dellultimo anno delle scuole superiori della città), ma anche di altrettanti adulti, che in questa città vivono e lavorano. A tutti abbiamo chiesto innanzitutto di interrogarsi e poi di rispondere in libertà e sincerità a 20 quesiti circa la gravità di alcuni comportamenti non conformi alle regole. I giovani dellITC “Pantaleo”, che ci hanno sostenuto e aiutato in questa impresa, hanno ben inteso e condiviso il senso della nostra proposta: non tanto uno studio con pretese scientifiche (lesiguità del campione non poteva consentirlo), quanto uno strumento per sollecitare una riflessione più attenta sui temi di questo progetto “Pace e Legalità”. A loro e a tutti quanti hanno accolto il nostro invito un sincero ringraziamento; a voi tutti la fatica di sfogliare queste pagine.
I risultati dellindagine
Locandina presentazione risultati Martedì 12 giugno ore 18 presso Centro Servizi Informagiovani - Largo Annunziata 1 - Torre del Greco
Mercoledì, 06 giugno 2007
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