Il giorno dopo

di Michele Corsi (di ReteScuole Milano)

Una riflessione sulle elezioni a partire dalla scuola.


Riprendiamo questa riflessione dalla ML didaweb

Visi scuri in volto. Tra il popolo della scuola, non mi sembra per ora ci sia aria da discussioni sul che fare. Qualche riflessione invece sì, la possiamo azzardare. Pare che il tempo non ci mancherà: la condanna che ci è stata inflitta dovremo scontarla tutta intera, questa volta, sembra.

Sento strani discorsi in giro, sugli italiani che non capiscono, che si meritano Berlusconi, che pensano solo a evadere le tasse. Mah. Sono gli stessi italiani che due anni fa Berlusconi l’avevano mandato a casa. Dunque? Cambiamento genetico nel giro di soli due anni? No: due anni di governo Prodi. E allora da questo punto di vista una cosa positiva questa sconfitta elettorale dalle dimensioni inusitate l’ha portata: toglie tutti gli alibi di torno.

Il Partito Democratico non potrà accusare la solita sinistra "velleitaria" che per portare avanti i propri principi aiuta "oggettivamente" la destra a vincere: è stata di Veltroni l’iniziativa di fare a meno dell’alleanza con la Sinistra Arcobaleno. E del resto quest’ultima s’è evidentemente dissanguata per non dare dispiaceri a Prodi. E del resto, anche alleati, avrebbero perso comunque.

La Sinistra Arcobaleno non potrà accusare i due minuscoli partiti alla sua sinistra di essere la causa del non raggiungimento del quorum: sono i suoi gruppi dirigenti che li hanno in due riprese estromessi per le loro posizioni contrarie alla guerra. Pochi hanno votato il cartello di Bertinotti perché ha dimostrato, semplicemente, la sua totale ininfluenza. Molti, pur loro simpatizzanti, hanno pensato: ma a che serve? Tanto vale votare Veltroni. Altri, se ne sono stati a casa.

PD e SA non potranno accusare gli astenuti di aver favorito la vittoria di Berlusconi. Il distacco tra le due coalizioni è tale che anche sommando gli astenuti si sarebbe perso lo stesso.

Sì, non hanno alcuna scusa: hanno perso, e se ne devono assumere per intero la responsabilità. Ma è una responsabilità un po’ più pesante di quella di una elezione andata male. E mi vorrei soffermare su questo. E sempre dalla visuale di uno che vive nella scuola.

In piena campagna elettorale nella mia scuola hanno tagliato due classi. Che si aggiungono alle due che avevano tagliato l’anno scorso. Quando il dirigente è andato al provveditorato per trattare, c’era la fila. Dirigenti che uno alla volta negoziavano, chiedevano, supplicavano. Solo due anni fa sarebbe stato pieno di genitori, studenti, insegnanti, con cartelli e striscioni. Ci sarebbe stato il sindacato. Già tutto ciò m’aveva rattristato, ma il peggio doveva ancora arrivare. Nella mia scuola è scoppiata la guerra civile: quali classi tagliare? La mia sezione no, il tuo indirizzo sì, e così via. La reazione verso i tagli in sé, è stata quasi nulla, come se fossero un dato immodificabile. La reazione istintiva è stata: salvo me stesso, salvo la mia nicchia. Lì ho capito che avremmo perso di bbbbrutto, come dicono quelli cui immaginiamo di aver qualcosa da insegnare.

Sì perché il governo Prodi, e tutti i partiti che lo sostenevano, sono riusciti nella grande impresa che a Berlusconi è sfuggita: distruggere i movimenti, annichilire la speranza di cambiamento. Non hanno avuto bisogno delle torture di Bolzaneto. E’ bastato loro mandarci il messaggio: voi ci avete votato ma per noi non contate nulla. Conta Confindustria, Padoa Schioppa, il pareggio di bilancio. Non ci hanno neppure ringraziato. Solo pochi mesi dopo essere saliti al governo hanno varato una delle finanziarie più pesanti degli ultimi dieci anni, dalla quale anche la scuola è uscita a pezzi. Hanno reciso da subito il legame con la loro base sociale. Chissà da chi speravano di essere rieletti, poi.

Sono riusciti nell’incredibile impresa di non cambiare nulla delle mostruose leggi berlusconiane, ed anche in maniera totalmente masochistica: hanno lasciato intatta persino la RAI, che ha continuato a vomitare disinformazione e film revisionisti. Nel campo della scuola Berlusconi non dovrà disfare nulla: il castello della Moratti è pressoché intatto, qualche aggiustatina, qualche ripartenza, e via, si ricomincia. Sarà soddisfatta, l’Aprea. Ricordate i furbissimi dirigenti della sinistra cosa ci raccontavano stizziti quando contestavamo la loro politica del "cacciavite"? Lasciateci lavorare, dicevano, vedrete che smonteremo il castello pezzo a pezzo. E il castello è crollato addosso a loro e a noi. Però noi non abbiamo lo stipendio da deputato.

Del resto non si può dire che Veltroni si sia sprecato neppur nel prometterci qualcosa. Non so in che maniera ma hanno avuto il mio indirizzo e m’è arrivato un pieghevole coi suoi pensierini riguardanti la scuola. Era sorprendente perché riuscivano miracolosamente ad evitare di affrontare anche uno solo dei problemi veri che ci assillano quotidianamente. C’era il suo faccione incomprensibilmente sorridente, e mi spiegava che il problema della scuola è uno solo: occorre che i più meritevoli tra gli insegnanti siano premiati ed accedano ad una specie di carriera. Veltroni, non so per quale capacità telepatica, si diceva certo che io la pensassi come lui, e che mi ritenessi tra i più meritevoli. Peccato che il giorno prima fossero usciti i tagli decretati dal suo governo, e nella mia scuola alcuni molto meritevoli precari avrebbero perso il posto.

Con gli studenti di quinta abbiamo affrontato il Novecento. Quando spiegavo ero costretto a continue precisazioni. Parlavo degli scioperi organizzati dai socialisti ed dovevo precisare senza alcuno spirito polemico "beh, non i socialisti di oggi", o le leghe contadine promosse dai cattolici "beh, ma non come quelli di Prodi", la resistenza dei comunisti ai fascisti "beh, ma non pensate a Ferrero". Chissà che avranno capito. Il dramma della nostra rovinosa sinistra non è tanto nei soldi che ci spillano, loro come quelli della destra, lasciando che i nostri salari siano annientati dall’inflazione, e regalando invece soldi agli industriali, ma nel disorientamento strutturale e morale che producono nelle giovani generazioni. Mi domando: ma come è mai possibile che i nostri ragazzi possano distinguere in base a dei valori tra destra e sinistra, dopo una campagna elettorale come questa? Dopo un governo come quello? La sinistra è quella che vuole Fiumicino, la destra è per Malpensa? E’ Veltroni che per primo ha sollevato il "problema" dei romeni, ma è Bossi che raccoglie, perché la rabbia sociale, se non trova la sua vera causa da aggredire, morde il vicino, morde chi sta ancora peggio.

Che anni ci attendono? Beh, un po’ bui, temo. Berlusconi ha vinto senza nemmeno dover fare della demagogia. Ne ha fatta di più Veltroni quando ha sparato promesse che dal governo aveva combattuto fino a un mese prima. Berlusconi ha persino affermato che prenderà misure impopolari. Francamente: gli credo. Allo stesso tempo sono sicuro che, ancor più dell’altra volta, non sarà certo Veltroni a organizzare la resistenza, né una Sinistra Arcobaleno che con decine e decine di deputati e senatori non è stata in grado di salvare nemmeno mezza scuola materna o a imporre non dico la chiusura dei cpt, ma per lo meno la presenza al loro interno della carta igienica. Lo sappiamo già: a resistere a Berlusconi dovremo essere di nuovo noi, i movimenti che tra il 2001e il 2006 gli hanno eroso consensi e ostacolato il governare, e tra questi il movimento della scuola. Non si tratta di ricominciare tutto daccapo. In fondo qualcosa come movimento a difesa della scuola pubblica, alla fine lo abbiamo pure imparato. Per esempio dubito che qualcuno in futuro avrà ancora voglia di impegnarsi in estenuanti pressing coi dirigenti della sinistra, per convincerli, per "spostare il programma", ecc. Lo abbiamo fatto e beh, diciamolo: non è servito a nulla. Per fortuna non abbiamo mai rinunciato contemporaneamente a protestare, ma invece di tutti quegli incontri, chessò, potevamo andare a prenderci una birra.

Si deve ricominciare dal basso. C’è tutta una storia che era entrata in crisi già da un pezzo, e che ora è proprio chiusa. Questa sinistra italiana, cialtrona e arrivista, che immagina sempre che qualche parola elegante possa nascondere lo stridore dei comportamenti concreti, è finita. Sorgerà qualcosa di nuovo, speriamo. Intanto dalle nostre postazioni, dalle nostre scuole, ricominciamo piano piano a tessere. Tra un po’ ci tocca tornar fuori.

Michele Corsi
michele.corsi@fastwebnet.it

di ReteScuole Milano



Giovedì, 17 aprile 2008