Gentile ministra/o Gelmini,
(mi scuso, ma non so come lei preferisca essere chiamata) in primo luogo sinceri auguri per lincarico che da qualche settimana sta ricoprendo nel nuovo governo della Repubblica, da poco nominato. Un incarico (cè bisogno di ricordarlo?) delicato e assai rilevante, rivolto ad un mondo vasto e nel complesso insoddisfatto del presente, quello della scuola: con gli insegnanti e gli altri operatori, gli studenti e le loro famiglie, che durante la campagna elettorale - come ha notato opportunamente Aluisi Tosolini su queste pagine poco tempo fa - non si è davvero sentito al centro degli interessi delle compagini politiche coinvolte; anzi! Ma tantè. Accanto agli auguri, che non vogliono essere di rito, mi preme presentarle (nel caso che non abbia avuto ancora modo di venirne a conoscenza) uniniziativa che fu voluta dal precedente ministro, e che ha già dato qualche frutto significativo: mi riferisco allOsservatorio nazionale per lintegrazione degli alunni stranieri e per leducazione interculturale, operante dal dicembre 2007, che fra le altre cose ha prodotto un documento intitolato La via italiana per la scuola interculturale e lintegrazione degli alunni stranieri, destinato a rappresentare un punto di riferimento forte per le scelte di politica scolastica, ma anche di pedagogia e di didattica, per la scuola italiana, attraversata da grandi cambiamenti di cui la sempre più numerosa presenza di studenti stranieri è solo la spinta iniziale. Esso intende rimarcare come adottare la prospettiva interculturale, la promozione del dialogo e del confronto tra culture nella nostra scuola significa non limitarsi soltanto ad organizzare strategie di integrazione degli alunni immigrati o misure compensatorie di carattere speciale, ma piuttosto «assumere la diversità come paradigma dellidentità stessa della scuola, occasione privilegiata di apertura a tutte le differenze». Ed è evidente che un simile tema, già caldo e delicato di suo, appaia in queste settimane tanto più pressante, incalzato dalle cronache nazionali: settimane di crescenti paure e insicurezze sociali, di ricerca affannosa di facili capri espiatori, di conferme, una volta di più, almeno ai nostri occhi, del fatto che sulleducazione al dialogo e allinterculturalità si giocherà una buona fetta di futuro di questo Paese. CEM Mondialità, che insieme a diverse altre personalità e realtà associative impegnate in tali ambiti ha dato il proprio contributo allelaborazione di quel documento-quadro, non può che sperare che il cammino dellOsservatorio - in procinto di divenire ulteriormente operativo grazie alla sperimentazione di alcune azioni didattiche mirate al riguardo - possa proseguire e anzi intensificarsi, e non fermarsi! Metto le mani avanti, lo ammetto, perché allo scorso cambio di maggioranza la/il ministra/o Moratti aveva sottovalutato il ruolo di una Commissione simile, non convocandola più e di fatto abolendola, e noi ci mobilitammo raccogliendo un buon numero di firme per il suo ripristino (invano). Nella piena consapevolezza che la sfida che abbiamo di fronte è centrale: quella di riuscire a conoscere e far apprezzare nelle nostre istituzioni scolastiche le differenze, nel quadro di una nuova visione di cittadinanza in sintonia con lattuale pluralismo culturale, in cui si possa costruire la convergenza verso valori comuni. E che la scuola, la formazione, leducazione sono un potentissimo fattore di integrazione (e di interazione, ancor meglio). Una volta di più, secondo lo slogan che da qualche anno abbiamo scelto di adottare, mirando alto, e non giocando al ribasso. Più che di altre riforme generali, la scuola italiana ha bisogno di esser presa sul serio, come un luogo decisivo per le sorti del nostro Paese. Brunetto Salvarani Direttore di CEM Mondialità
Giovedì, 17 luglio 2008
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