Lettera aperta al cinema chiuso

di Andrea Battantier

Al termine dell’incontro del Presidente della Repubblica con i candidati al Premio David di Donatello 2007, una delegazione del movimento Cento Autori con lo Stesso Cognome (portavoci onorari: famiglia Argento, Comencini, Taviani, e Tognazzi/Izzo) è stata ricevuta dal Presidente Giorgio Napolitano, al quale ha consegnato una lettera-appello a sostegno della cultura e del cinema firmata da 944 cineasti, tecnici, attori, rappresentati del mondo della cultura (il 10% fa parte della stessa famiglia). (Per ascoltare la puntata con gli interventi al Teatro Ambra Jovinelli visita www.famigliaautorialeunita.it).

Questa la lettera-appello:

Caro signor Presidente della Repubblica,
Sono anni che in Italia la cultura è considerata un valore secondario da relegare in un ambito tutto esteriore e privo di reale importanza (n.b. queste prime righe sono state scritte dalla famiglia Tognazzi/Izzo e dai cineasti autoriali che arrotondano con la TV e gli spot).
Noi ci stiamo rivolgendo a Lei, signor Presidente, per questioni di bottega, ma anche di famiglia, insomma, per dirla volgarmente con i nostri denigratori, per battere cassa da portare a casa. Il cinema italiano è assistito dieci volte meno che in Francia e undici volte meno della nostra carta stampata, inclusi i cosiddetti giornali-fantasma. Anche noi vogliamo i privilegi di un cinema-fantasma. Crediamo che sia venuto il momento di far qualcosa per ribaltare una situazione insostenibile e per far entrare in Italia, a tutti i livelli, dalla politica all’informazione, una benefica ventata di aria nuova (ma la prego, Presidente, non ce la chieda a noi questa ventata...anzi...se tra lei e sua moglie Clio avete qualche idea per un soggetto, sarebbe cosa gradita!).
Vogliamo assistenzial....assistenza, ci siamo uniti perché magari, tutti insieme, dentro la libreria del cinema, capace che ci esce un’idea decente. Ha visto mai caro Presidente?
Noi parliamo di democrazia, di etica, di libertà di espressione, di un autentico allarme civile riguardo alla crisi del mercato cinematografico e, più in generale, alla crisi delle nostre idee.
Parliamoci chiaro, caro Presidente: mediamente facciamo film medi, mediocri, alle volte sforzandoci, anche di merda. E’ perché questa maledetta TV soffoca la libertà creativa necessaria. Noi le idee le avremmo pure, caro Presidente (questa riga, chiaramente, non l’ha scritta Giuseppe Piccioni), però poi non ci capiscono...anche se, a pensarci, negli ultimi anni, non ci capiscono neanche all’estero. Noi vogliamo tornare ad investire, e a rischiare con i soldi dello Stato Italiano. Noi ci impegniamo solennemente a mettere delle idee (poche, non siamo tanto abituati), ma lo Stato ci deve assistere (di più, molto di più). Noi autoriali del cinema abbiamo deciso, tutti assieme che siamo pronti a lottare e ad accendere la fiaccola della libertà, per illuminare l’idea che la cultura (la nostra) è momento fondante dell’identità del nostro Paese ed elemento strategico del suo sviluppo (quest’ultima frase l’abbiamo copiata da una tesi dei giovani imprenditori, dal sito della Confindustria).
Ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente: senza cinema (il nostro), senza musica (la nostra), senza arte (la nostra), insomma senza il Bello della nostra famiglia, si spengono le luci, non si immagina più niente, ci si allontana dal resto del mondo e si muore di tristezza. La tristezza dei nostri film.

Roma, 14 giugno 2007

Seguono i nomi dei clan delle Famiglie del cinema italiano.




Doverosa precisazione

Non voglio un posto d’onore nel cinema italiano.
Ormai, nel bene e nel male, mi annoia e mi infastidisce Moretti; mi annoia e mi infastidisce Giordana, mi annoia Calopresti, Martone, Mazzacurati, Piccioni, le Comencini.
Registi oggi in disuso.
Persino quelli più bravi non riesco a salvare.
Sono modesti nella loro presunzione di cambiare il mondo, e presuntuosi nella modestia di descrivere il mondo.
Hanno perso il piacere di essere vivi. E di essere morti.
Sono marci senza darlo troppo a vedere.
Ma non sono né morti né vivi.
Sono morti viventi che uccidono la mia idea di storia come cosa viva.

PS: i morti viventi ritornavano. Questi, non se ne sono mai andati e si tramandano da generazioni (salvo quelli sterili) e continueranno così, con 1 filmetto ogni 2/3 anni, ad infestare le mie belle storie che non nasceranno mai.

Andrea Battantier




Lunedì, 24 settembre 2007